On 12 Giu, 01:10, "Abelardo Golia" <***@fastwebnet.it>
wrote:
Loris
Io non ho gli strumenti fisico-matematici per affrontare un'analisi
diretta della teoria
della relativita' generale, per cui quello che ne so lo so per la
mediazione
di saggi divulgativi o, diciamo, semi-divulgativi. (Che sia una
cattiva
abitudine dei relativisti quella di non pretendere di andare oltre le
proprie competenze?:-)). Tra quelli che ho letto, ritengo che il piu'
serio
sia "La relativita' con le quattro operazioni", di Clement V. Durell,
con
una prefazione di L.A. Radicati (Universita' di Pisa) e una di
F.J.Dyson (uno dei fondatori dell'elettrodinamica quantistica). (Se tu
o
qualcun altro ha da consigliarne uno migliore, ringrazio per la
segnalazione).
CP
Naturalmente. Questa escursione nella fisica possiamo considerarla tra
parentesi rispetto al nostro tema principale.
Io sono sempre stato un appassionato di fisica fin dall’Istituto
tecnico, per cui i concetti fondamentali della fisica classica li
conosco abbastanza bene. Per la fisica successiva anch’io mi affido a
libri di divulgazione. Te ne posso consigliare qualcuno: il Nobel G.
Gamow - “Biografia della Fisica” e “Gravità”; l’altro Nobel A.
Eddington - “Spazio, tempo e gravitazione”; W. Eisenberg: “Filosofia
della Fisica” e “Fisica e oltre”; I. Prigogine - “La nuova alleanza”;
J. Eccles - “Come l’Io controlla il suo cervello”
Loris
Ebbene, quello che sostieni tu e' da considerare relativamente (ironia
della sorte!:-)). A un certo punto, parlando del
principio di equivalenza di Einstein, Durell lo cita letteralmente:
<<Se ci si limita a considerare una piccola regione dello spazio, un
campo gravitazionale in quiete e' equivalente a un sistema di
riferimento che si muove con accelerazione costante in un campo privo
di gravitazione; ed e' impossibile trovare un qualsiasi esperimento
che permetta di distinguere l'uno dall'altro.>>
CP
Sì, la conosco bene questa citazione e, ti posso assicurare che io ero
arrivato alla stessa conclusione prima di sentirla dalla bocca di
Einstein. Ma non perché il mio genio sia comparabile con il suo;
semplicemente perché si riferisce a un fenomeno piuttosto elementare,
che non intacca in nulla la questione dell’eliocentrismo.
Provo a spiegartela in poche parole.
Se ti trovi in una navicella in una regione dello spazio priva di
campi gravitazionali e stai galleggiando senza peso e non soggetto ad
altre spinte verso le pareti della navicella, tu puoi dire con
certezza che i motori sono spenti, anche se non puoi stabilire se sta
in quiete o si stia muovendo di moto rettilineo uniforme. Ma se
qualcuno accendesse improvvisamente i propulsori e li lasciasse
funzionare a potenza costante (spinta costante, accelerazione
costante) tu te ne accorgeresti subito, poiché saresti “attratto”
verso la parete opposta a quella della direzione dell’accelerazione, e
questa “attrazione” sarebbe direttamente proporzionale
all’accelerazione stessa. Avresti creato, cioè, l’equivalente di un
campo gravitazionale all’interno della navicella, tanto che, se
l’accelerazione assumesse il valore costante di 9,8 m/sec quadrato, la
tua condizione all’interno della navicella CORRISPONDEREBBE
perfettamente a quella che sperimenteresti nel caso in cui la
navicella fosse parcheggiata immobile in qualsiasi punto della
superficie terrestre. Ebbene questo è uno dei DUE modi elementari per
mostrare l’equivalenza tra una accelerazione e un campo
gravitazionale. Tant’è che l’intensità del campo gravitazionale di un
certo pianeta è misurata proprio dalla accelerazione che subirebbe
qualsiasi corpo cadendo verso la sua superficie.
L’ALTRO modo è quello descritto da Einstein. Se tu ti trovi
all’interno di una navicella a motore spento, ma immersa nel campo
gravitazionale di un pianeta o di un astro, la navicella si muoverà
naturalmente di moto accelerato nella direzione dell’astro, ma tu, a
differenza del caso precedente, non hai modo di sperimentare
l’accelerazione, poiché la spinta del campo non si esercita solo sulla
navicella ma anche su ogni cellula del tuo corpo, per cui tu
galleggerai all’interno della navicella senza essere “attratto” verso
nessuna parete, in modo perfettamente CORRISPONDENTE al primo caso,
quando la tua navicella si trovava in uno spazio privo di gravità e a
motore spento. Anche in questo secondo caso si mostra l’equivalenza
tra una accelerazione e un campo gravitazionale; ma mentre nel primo
caso il campo gravitazionale era INTERNO alla navicella ed era la
conseguenza di una accelerazione prodotta dall’energia di un motore,
nel secondo caso il campo gravitazionale è la conseguenza della
presenza della massa dell’astro e la sua accelerazione è prodotta
dall’energia dello stesso campo gravitazionale.
Concludendo: è vero che l’omino chiuso all’interno della navicella non
può stabilire se si trova nel primo caso (moto rettilineo uniforme)
oppure nel secondo caso (accelerazione dovuta a un campo
gravitazionale esterno) poiché PER LUI le due situazioni sono
equivalenti, ma noi che non siamo soggetti alle sue limitazioni (ab-
soluti) possiamo tranquillamente dire che nel primo caso si tratta di
moto uniforme, in quanto non era posta in gioco alcuna energia, mentre
nel secondo caso si tratta invece di una accelerazione essendo in
gioco il trasferimento di energia (che è una grandezza assoluta) dal
campo gravitazionale alla navicella la quale la accumula sotto forma
di energia cinetica crescente. Insomma, una accelerazione non potrà
mai essere assimilata ad un moto rettilineo uniforme, poiché per
produrre una accelerazione c’è SEMPRE bisogno di energia.
Loris
Il programma di riduzione della logica alla matematica e' fallito,
come del resto quello di riduzione della matematica alla logica).
CP
Osservazione molto puntuale, per la quale la mia terna dovrebbe
diventare: Metodo logico-matematico-sperimentale.
Loris
Ecco, il punto su cui attualmente io sto battendo e' quello
"sperimentale", che tu intendi, poco criticamente, come se non desse
alcun problema. Invece problemi ne da', eccome. Solo che tu o non li
vedi o non li vuoi vedere. E io non demordo nel mostrarteli nei punti
dove li vedo, come sto per fare adesso, tralasciando quello che e'
meno importante onde evitare di fare notte fonda.
CP
Certo, ma una cosa è la verifica empirica di una teoria FISICA e
un’altra cosa è la verifica empirica, per esempio, della mia teoria
dialettica della STORIA. Mi spiego: siccome ho scoperto
un’oscillazione di ciclo bi-millenario tra opposti valori culturali
(spirito-materia, fede-ragione, maschile-femminile, ecc) il cui
processo è incredibilmente conforme fin nel dettaglio alle regole del
PCO, per me “verifica empirica” non può significare, come per un
fisico, la creazione di un esperimento che confermi le previsioni
della teoria, ma significa mostrare proprio ciò che ho scoperto, e
cioè la capillare conformità degli eventi storico-culturali con la
logica del PCO.
Non solo, ma se riesco a mostrare che quella stessa dinamica storica
ha la medesima identica forma logica della dinamica evolutiva psico-
spirituale che un altro ricercatore (tanto per non fare nomi: Jung) ha
rilevato in psicologia dopo lunghi anni di osservazioni e di
esperienza; e se poi ancora la stessa dinamica me la ritrovo
nell’analisi strutturale dei simboli nonché nella logica della loro
formazione; e se poi la applico a decine e decine di altri casi di
discipline diverse del sapere con effetti chiarificatori ed
esplicativi notevolissimi, ti rendi conto da solo che tutti questi
fatti messi assieme costituiscono almeno il prologo di una vera e
propria DIMOSTRAZIONE di validità universale del PCO.
Loris
1) Dici che la verifica di una teoria FISICA e' cosa diversa della
verifica empirica della tua teoria dialettica della STORIA. Piu' di
una volta hai affermato che il tuo obiettivo ultimo e' la FISICA.
Quale terzo criterio di verifica avresti in mente per conciliare la
ricerca storica con quella nel campo della fisica?
CP
Giusta osservazione. Ma la risposta è ovvia. Il giorno in cui avrò
individuato le grandezze fisiche a cui applicare il PCO, le
conseguenze previste dal formalismo del PCO mi metteranno in
condizione di prevedere delle conseguenze fisiche; e queste
conseguenze dovranno essere verificate in un esperimento fisico. Tutto
qua, e come vedi non ti ho detto niente di nuovo, semplicemente perché
il PCO è un formalismo come tutti gli altri. Con la matematica, che è
un formalismo *compiutamente* indipendente dalla fisica, come lo è il
PCO, si procede esattamente nel medesimo modo: prima si trasformano
delle grandezze fisiche in numeri (grazie alla misura), poi si
processano i numeri nel formalismo matematico e, infine, i risultati
di questo processo numerico rappresentano la previsione di un evento
fisico che dovrà essere verificata sperimentalmente: se la previsione
coinciderà con l’evento dell’esperimento, la validita di quel
formalismo particolare sarà confermata.
Nella mia teoria della storia succede la stessa cosa: il PCO prevede
che dopo un’oscillazione completa di opposti si verifica una
“coniunctio”, ma io non posso riprodurre la storia della cultura umana
in laboratorio per mostrare la realizzazione di questa “coniunctio”.
Dovrò limitarmi a sviluppare il seguente sillogismo dialettico: se nel
primo millennio si è assistito allo sviluppo e alla dominazione di una
certa polarità di valori culturali (spirito, fede, teologia, maschile,
ecc.) e nel secondo millennio s’è sviluppata e ha prevalso l’ALTRA
polarità di valori (materia, ragione, fisica, femminile, ecc.), si può
prevedere che il terzo millennio sarà il millennio della “coniunctio”,
cioè di una cultura che sarà finalmente capace di coniugare lo spirito
con la materia, la fede con la ragione, la teologia con la fisica, il
maschile con il femminile. E cos’è che può realizzare questa
“coniunctio” se non un Principio che è, insieme, principio di fede e
principio di ragione, spirituale e materiale, principio della
teologico e principio della fisica, ecc.?
…Beh, non ti fischiano un po’ le orecchie? Ecco, già siamo in ritardo
di 12 anni e io sto qui a cincischiare con te! :-)
2) In tutti gli esempi di cui dici sopra, nessuno esula da quella che
in altro post ho chiamato "specie di fenomenologia dello spirito
soggettivo" (alludendo evidentemente ad Hegel). Non pensi che la tua
ricerca, fatti per altro salvi i presupposti di verificabilita' e
coerenza della teoria, non possa andare al di la' di questo ambito e
che trovi ben altre difficolta' ad uscirne? Se il principio pretende
di essere universale, d'altra parte, non puo' limitarsi entro tale
ambito.
CP
Ovviamente. E’ per questo che mi sono ripromesso di pubblicare solo
quando fossi giunto alla Fisica. Perché la Fisica rappresenta la meta,
il compimento naturale, il coronamento finale di tutta la ricerca. Ma
ancora non so bene qual è la “costa” della Fisica in cui sarà
possibile sbarcare il PCO. Molto probabilmente si applicherà alla
coppia Spazio-Tempo, visto che entrambi i termini presentano delle
caratteristiche tipiche di una opposizione naturale e visto che
costituiscono tutt’ora la terra inesplorata della Fisica, il suo
mistero più fitto. La geometria non-euclidea da un lato e la mia
teoria della Storia dall’altro insinuano l’esistenza di un aspetto
qualitativo di entrambi e quindi uno sdoppiamento in due diverse
componenti, e anche questo è tipico degli opposti, ma… per il momento
non posso dire altro.
Dicevo prima che ho promesso a me stesso di pubblicare solo a
“coniunctio” avvenuta, ma se si riuscisse a costituire un gruppo di
lavoro intorno alla montagna di materiale che ho già raccolto e già
strutturato provvisoriamente in capitoli e paragrafi, sono convinto
che potrebbe uscirne fuori qualcosa di buono e degno di essere
pubblicato, così da stimolare anche altri ricercatori
all’approfondimento visto che si tratta di un argomento passibile di
sviluppi enormi. Io da solo non posso farlo perché mi assorbirebbe
troppo e mi impedirebbe di andadre avanti nella ricerca.
E allora, se i più svegli di voi che non possono non aver intravisto
le grandi possibilità che intravvedo io, invece di rompermi i coglioni
criticando l’unghia mangiucchiata del dito con cui indico la luna,
cominciassero a prendere in considerazione l’idea di mettersi a
guardare la luna insieme a me e a studiarla con attenzione per proprio
conto (il mio abbozzo di libro sarebbe a disposizione), chissà che nel
giro di qualche anno non potremmo tirare fuori una bomba editoriale e
diventare persino famosi, oltreché contribuire a una causa filosofica
di grandissimo valore. Vi do un anno di tempo, e poi… vi verrò a
cercare a casa…!!! ;-)
Loris
Io ti faccio solo vedere che il tuo dito non indica affatto la luna,
che e' ancora lungi dal sorgere: e' dietro quella montagna di quelle
che tu chiami "cervellotiche complicazioni logico-epistemiche". Senza
confrontarsi con
esse, nessuna teoria puo' pretendere di essere presa sul serio.
CP
Ti assicuro che se concedessi a te stesso la possibilità di
approfondire il tema ti accorgeresti che si può fare dell’ottima
Dialettica anche senza bisogno di tante complicazioni logiche.
Naturalmente la Dialettica comprende anche aspetti di logica
raffinatissima, ma ti posso assicurare che anche ai livelli più
semplici essa può essere estremamente utile ed epistemologicamente
molto produttiva.
Ed è anche per questo che mi sembrava e mi sembra tutt’ora una
perdita
di tempo rispondere alle tua prima domandina “…sotto quale condizione
saresti disposto ad ammettere che la tua teoria dialettica e'
falsa?”,
come se una teoria dovesse essere comunque falsa e che si tratti solo
di scegliere la condizione per provarlo. L’unica condizione è che
qualcuno mi
mostri che tutte quelle osservazioni che ho fatto sono una merda
completa.
Loris
Senza che il mio esempio voglia essere irriguardoso... un pescatore
che con un buon bottino abbia dimostrato che un torrente di montagna
e' pieno di trote, non ha dimostrato che, piu' in alta quota, il
ghiacciaio e' pieno di trote.
CP
E chi l’ha detto che questo fiume qui non nasca da una sorgente,
invece che da un ghiacciaio? ..e che più ci si avvicina alla sorgente,
più le acque sono pure e popolate di trote, come è naturale? Il
ghiacciaio è solo il frutto del tuo essere prevenuto.
Loris
<<Laddove il riscontro empirico non e' stato o non e' ancora
possibile, puoi costruire teorie logico-matematiche in concorrenza tra
di loro, senza poter determinare quale sia la "vera"; come nel caso,
cui accennavo molti post fa,
della teoria degli universi paralleli AUT quella multi-mentale, per
giustificare il comportamento paradossale della luce polarizzata.
Tutte teorie soggette al rasoio di Ockham, se solo esistesse un
esperimento che
tagli la testa al toro.>>
CP
Di riscontri empirici nella mia teoria della storia ne trovi a
valanghe: ci sono duemila anni di avvenimenti culturali che confermano
spettacolarmente la logica del PCO in modo capillare, anche ad un
livello di dia-logica elementare o pochissimo raffinato.
Ciao