Discussione:
Il bluff del biofuel [Riporto]
(troppo vecchio per rispondere)
LG
2008-11-30 11:50:59 UTC
Permalink
Il bluff del biofuel

Da Il Manifesto del 18 settembre 2008
Autore: Vandana Shiva

I biocarburanti sono cibo sottratto ai poveri e non risolvono il problema
ambientale.

Dal 3 al 14 dicembre 2007, Bali ha ospitato oltre 10.000 rappresentanti di
governo e della società civile per una conferenza della Convenzione quadro
delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, un trattato ambientale
internazionale nel cui ambito è stato negoziato il Protocollo di Kyoto. Il
protocollo scade nel 2012 e Bali aveva il compito di dare avvio alle
trattative per lo scenario post-Kyoto.

Nel 2008 nessuno può ormai negare che sia in atto un cambiamento climatico
causato dall'uomo. Tuttavia, l'impegno a mitigarne gli effetti e ad aiutare
le aree vulnerabili ad adattarvisi non corrisponde alla consapevolezza del
disastro. La mitigazione dei cambiamenti climatici richiede sostanziali
cambiamenti nei modelli di produzione e di consumo. La globalizzazione ha
spinto la produzione e il consumo mondiali ad incrementare le emissioni di
anidride carbonica. Le regole per la liberalizzazione commerciale della Omc,
l'Organizzazione mondiale del commercio, sono in realtà leggi che
costringono i paesi a seguire la via delle alte emissioni. In modo analogo,
la Banca Mondiale, che concede prestiti per la costruzione di superstrade ad
alta circolazione e di centrali termiche, per l'industrializzazione
dell'agricoltura e per la realizzazione di sistemi di distribuzione
organizzata, forza i paesi ad emettere maggiori quantitativi di gas a
effetto serra.

Poi ci sono le società-colossi, come la CARGILLl e la WALMART, principali
responsabili della distruzione di economie locali e sostenibili, che
spingono le società, una dopo l'altra, alla dipendenza da un'economia
globale ecologicamente distruttiva. La Cargill, che svolge un ruolo
importante nella diffusione di coltivazioni di soia in Amazzonia e di
piantagioni di palma da olio nelle foreste pluviali dell'Indonesia,
incrementa le emissioni sia incendiando le foreste che distruggendo gli
enormi bacini carboniferi presenti nelle foreste pluviali e nelle torbiere.
Il modello del commercio centralizzato a lunga distanza di Walmart è una
ricetta per aumentare il carico di anidride carbonica dell'atmosfera.

Il primo passo verso la mitigazione richiede che si fissi l'attenzione sulle
azioni reali degli attori reali. Le azioni reali sono azioni come
l'abbandono dell'agricoltura ecologica e dei sistemi alimentari locali. Fra
gli attori reali ci sono l'agribusiness globale, la Omc e la Banca Mondiale.
Le azioni reali comportano la distruzione di economie rurali a bassa
emissione in favore di un'espansione urbana incontrollata, ideata e
progettata da imprenditori e società edili. Le azioni reali comportano la
distruzione di sistemi di trasporto sostenibili basati sull'energia
rinnovabile e del trasporto pubblico a favore degli autoveicoli privati. Gli
attori reali coinvolti in questa transizione verso la non-sostenibilità
nella mobilità sono le compagnie petrolifere e le società automobilistiche.
Kyoto ha evitato di trattare la questione difficile e significativa
dell'interruzione di quelle attività che sono causa di elevate emissioni, ha
eluso anche la sfida politica alla regolamentazione degli inquinatori e
all'imposizione di sanzioni nei loro confronti, in conformità ai principi
adottati dal Summit della Terra di Rio. Ciò che ha fatto, invece, è stato
mettere in atto un meccanismo di commercio di emissioni che, in realtà,
ricompensa gli inquinatori, assegnando loro diritti sull'atmosfera e
permettendo che questi diritti all'inquinamento diventassero oggetto di
contrattazione. Oggi, il mercato delle emissioni è arrivato a 30 miliardi di
dollari, ma ci si aspetta che raggiunga il trilione. Le emissioni di
anidride carbonica continuano ad aumentare, mentre crescono anche i profitti
da «aria fritta». La chiamo «aria fritta» in senso letterale, in quanto aria
calda che porta al riscaldamento globale, e in senso metaforico, perché è
aria fritta che si basa su un'economia finanziaria fittizia che ha
sopraffatto, in dimensioni e nella nostra percezione, la vera economia.

Un'economia d'azzardo ha permesso alle società e ai loro proprietari di
moltiplicare il patrimonio senza limite e senza alcuna relazione con il
mondo reale. Eppure, questi patrimoni sempre insaziabili cercano di prendere
possesso delle risorse reali delle persone - la terra e le foreste, le
aziende agricole e il cibo - per trasformale in denaro contante. Senza
tornare al mondo reale non si possono trovare le soluzioni che aiuteranno a
mitigare il cambiamento climatico.

Un altro falso rimedio al cambiamento climatico è la promozione di
BIOCARBURANTI a base di mais, soia, olio di palma e jatropa. I
biocarburanti, combustibili ottenuti dalle biomasse, continuano ad essere la
principale fonte energetica per le popolazioni povere del mondo. L'azienda
agricola ecologica e biodiversa, ossia biologicamente varia, non è solo una
fonte di cibo, è anche fonte di energia. L'energia per cucinare deriva dalle
biomasse non commestibili, come sterco bovino essiccato, steli di miglio e
gambi di leguminose, da specie agroforestali presenti sui terreni boschivi
di proprietà dei villaggi. Gestite in modo sostenibile, le comunanze dei
villaggi sono da secoli fonte di energia decentralizzata. I biocarburanti
industriali non sono i combustibili dei poveri, ma sono il cibo dei poveri
trasformato in calore, elettricità e trasporti. I biocarburanti liquidi,
soprattutto l'etanolo e il biodiesel, sono uno dei settori di produzione in
maggiore crescita, stimolato dalla ricerca di risorse alternative ai
carburanti fossili, da un lato, per evitare la catastrofica impennata di
prezzo del petrolio, e dall'altro, per ridurre le sostanze ricche di amido,
come mais, orzo e grano. L'etanolo viene mescolato con il petrolio. Il
biodiesel si produce solo con sostanze vegetali, come l'olio di palma,
l'olio di soia e l'olio di semi di colza. Il biodiesel viene mescolato al
diesel. (...)

Il settore dei biocarburanti è cresciuto rapidamente in tutto il mondo. Gli
Stati Uniti e il Brasile hanno creato industrie per la produzione di etanolo
e anche l'Unione Europea si sta mettendo di fretta al passo per esplorare il
mercato potenziale. I governi di tutto il mondo incoraggiano la produzione
di biocarburante con politiche a sostegno. Gli Stati uniti stanno spingendo
le altre nazioni del terzo mondo ad introdurre la produzione di
biocarburante in modo da soddisfare i propri fabbisogni energetici, anche se
questo significa svaligiare le risorse altrui. È inevitabile che questa
massiccia crescita della domanda di cereali si risolverà a scapito della
soddisfazione dei bisogni umani, con i poveri incapaci di competere
economicamente e tagliati fuori dal mercato alimentare.

Nel febbraio dello scorso anno il Movimento dei Senza Terra brasiliano ha
rilasciato una dichiarazione in cui nota che «l'espansione della produzione
di biocarburanti aggrava la fame nel mondo. Non possiamo mantenere i
serbatoi pieni mentre gli stomaci si vuotano». La deviazione delle risorse
alimentari a risorse per produzione di carburante ha già innalzato il prezzo
di granturco e soia. In Messico si sono verificate rivolte per l'aumento di
prezzo delle tortillas. E questo non è che l'inizio. Immaginate quanta terra
è necessaria per produrre il 25% del combustibile utilizzando le risorse
alimentari. Una tonnellata di granturco produce 413 litri di etanolo. 35
milioni di galloni di etanolo richiedono 320 milioni di tonnellate di
granturco. Nel 2005 gli Stati uniti hanno prodotto 280,2 milioni di
tonnellate di granturco. Con la stipula del Nafta, gli Stati Uniti hanno
distrutto tutte le piccole aziende agricole messicane, rendendo il Messico
dipendente dal granturco Usa. È stato proprio questo il motivo alla base
della rivolta zapatista. Oggi nel paese, in seguito alla conversione del
granturco in biocarburante, il prezzo del granturco ha subito un forte
rialzo.

I biocarburanti industriali vengono promossi come fonte di energia
rinnovabile e mezzo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
Tuttavia, ci sono due inoppugnabili ragioni ecologiche che spiegano perché
la conversione di colture come soia, granoturco e palma da olio in
carburanti liquidi possa aggravare il caos climatico e il carico di CO2. In
primo luogo, la deforestazione causata dall'espansione delle piantagioni di
soia e di palme da olio sta portando a un aumento di emissioni di CO2.
Secondo le stime della Fao, ogni anno vengono rilasciati nell'atmosfera 1,6
miliardi di tonnellate di gas a effetto serra provenienti dai disboscamenti,
tra il 25 e il 30% dei gas totali. Entro il 2022 le piantagioni per la
produzione di biocarburante potrebbero avere distrutto il 98% delle foreste
pluviali indonesiane. (...)

In secondo luogo, la conversione di biomassa in carburante liquido comporta
l'impiego di quantitativi di carburante fossile maggiori rispetto a quello
che sostituisce. La produzione di un gallone di etanolo richiede 28.000
Kcal. Un gallone di etanolo fornisce 19.400 kcal di energia. Un rendimento
energetico pari al 43%. Gli Stati Uniti si serviranno del 20% del proprio
granturco per produrre 5 miliardi di galloni di etanolo, che sostituiranno
l'1% dell'uso di combustibile. Se si dovesse impiegare il 100% del
granturco, si sostituirebbe solo il 7% del petrolio totale. Non è certo una
soluzione questa, non per controbattere i prezzi record del petrolio, né per
mitigare il caos climatico. (David Pimentel alla conferenza IFG sulla
"Triplice crisi", Londra, febbraio 23-25, 2007) Ed è fonte di altre crisi.
Per produrre un gallone di etanolo vengono usati 1700 galloni di acqua. Il
granturco necessita di più azoto fertilizzante, insetticidi ed erbicidi di
qualsiasi altra coltivazione. Questi falsi rimedi finiranno per accrescere
la crisi climatica, aggravando e acuendo al contempo la diseguaglianza, la
fame e la povertà.

Esistono, tuttavia, soluzioni reali che possono mitigare il cambiamento
atmosferico ed anche influire sulla riduzione della fame e della povertà.
Secondo il Rapporto Stern, l'agricoltura è responsabile del 14% delle
emissioni, lo sfruttamento del terreno (con riferimento soprattutto alla
deforestazione) lo è del 18% e il trasporto del 14%. All'interno di questo
computo rientra il crescente fenomeno del trasporto di derrate fresche, che
potrebbero essere coltivate in loco. L'agricoltura che fa uso della chimica
industriale, nota anche come Rivoluzione Verde (Green Revolution) quando
venne introdotta nei paesi del Terzo Mondo, è la fonte principale dei tre
gas a effetto serra: ANIDRIDE CARBONICA, OSSIDO DI AZOTO e METANO.

L'anidride carbonica viene emessa quando si utilizzano carburanti fossili
per i macchinari e per il pompaggio dell'acqua dai pozzi, per la produzione
di fertilizzanti chimici e pesticidi. I fertilizzanti chimici emettono
ossido d'azoto che, come gas serra, è 300 volte più letale dell'anidride
carbonica. Infine, l'allevamento di animali a granaglie è la fonte
principale di metano. Gli studi indicano che un passaggio da una dieta a
base di granaglia a una dieta biologica a base erbacea potrebbe ridurre fino
al 50% l'emissione di metano attribuibile al bestiame.

Non tutti i sistemi agricoli contribuiscono, tuttavia, alle emissioni di gas
serra. L'agricoltura ecologica e biologica diminuisce le emissioni sia
riducendo la dipendenza da combustibili fossili, da fertilizzanti chimici e
da alimentazione intensiva, sia assorbendo un maggiore quantitativo di
carbonio nel terreno. I nostri studi dimostrano un AUMENTO DI SEQUESTRO DI
CARBONIO fino al 200% nei sistemi biologici biodiversi. Quando «ecologico e
biologico» si combinano a «diretto e locale», le emissioni vengono
ulteriormente ridotte, grazie alla riduzione del consumo energetico per il
trasporto del cibo, l'imballaggio e la refrigerazione. Il sistema alimentare
locale ridurrà la necessità di incrementare l'agricoltura nelle foreste
pluviali di Brasile e Indonesia. Con una transizione tempestiva, potremmo
ridurre le emissioni, aumentare la garanzia e la qualità del cibo e
migliorare la resistenza delle comunità rurali nell'impatto col cambiamento
climatico. Optare per una transizione dal sistema alimentare industriale
globalizzato, imposto da Omc, Banca Mondiale e Agribusiness globale, a
sistemi alimentari ecologici e locali, rappresenta una strategia di
mitigazione e di adattamento al cambiamento climatico. Protegge i poveri e
protegge il pianeta. Lo scenario post-Kyoto deve necessariamente includere
l'agricoltura ecologica come soluzione climatica.
biancastella
2008-11-30 12:16:29 UTC
Permalink
"LG"
Il bluff del bionoos
Da Il Manifesto del 18 settembre 2008
Autore: Vandana Shiva
Carino l'autore!

Ti riporto parte di una mail che spedii ad un amico - la mappa puoi
immaginartela, è quella proiettata su un piano co' poli un po' schiacciati.

Mappa della superficie terrestre ottenuta dai dati dell'Advanced Very High
Resolution Radiometer del satellite meteorologico NOAA.
(ESA/NASA/USGS/NOAA/CSIRO)



"La Terra, terzo pianeta del Sistema Solare, e' il solo* ad ospitare forme
di vita. Essa si può infatti sviluppare solo in determinate condizioni, come
quelle terrestri."

Abitanti: 6.081.000.000 (stime Giugno 2000)
Densità: 41 ab/Km²

Poi:

http://www.hyperlinker.com/spg/invito.htm

*!!!

E' riportato che: I dati sulla densità demografica sono stati ricavati da:
www.worldbank.org !!!

Lì dice 44 per chilometro quadrato, credo potrebbe bastare!

44 persone per chilometro quadrato ci stanno comode e riscaldate.

)*

Loading...