Post by p***@gmail.comPost by Loris Dalla RosaNon e' mica, il mio, un modo sgarbato di rispondere. E' solo il
contraltare alla visione illusoriamente consolatoria di Borges (per
altro grande scrittore). L'essere e' l'astazione massima della totalita'
degli essenti, cioe' il nulla della mancanza di qualsiasi sua
determinazione.
Infatti non ho detto questo.
Post by p***@gmail.comla filosofia e` sempre problematica?
Certamente. E la contro-citazione di Hegel non costituirebbe un bel
problema?
Degno proprio di un racconto di Borges. Lo conosci? Bellissimo:
<<Tra le dottrine di Tlön, nessuna ha sollevato tanto scalpore come il
materialismo. Alcuni pensatori ne hanno dato una formulazione, ma in
termini più fervidi che chiari, come chi sa di proporre un paradosso.
Per facilitare l'intendimento di una tesi così inconcepibile [nota: che
ogni uomo e’ 2 uomini], un eresiarca del secolo XI escogitò il sofisma
delle nove monete di rame, la cui scandalosa rinomanza equivale, su
Tlön, a quella delle aporie eleatiche. Di questo «ragionamento specioso»
si hanno molte versioni, che differiscono quanto al numero delle monete
o a quello dei ritrovamenti; ecco la più comune:
Il martedì, X, tornando a casa per un sentiero deserto, perde nove
monete di rame. Il giovedì, Y trova sul sentiero quattro monete, un poco
arrugginite per la pioggia del mercoledì. Il venerdì, Z scopre tre
monete sullo stesso sentiero e lo stesso venerdì, di mattina, X ne
ritrova due sulla soglia di casa sua:
Da questa storia l'eresiarca pretendeva dedurre la realtà - cioè la
continuità - delle nove monete recuperate.
È assurdo (affermava) immaginare che quattro delle monete non siano
esistite dal martedì al giovedì, tre dal martedì al venerdì pomeriggio,
e due dal martedì al venerdì mattina. E' logico pensare che esse siano
esistite - anche se in un certo modo segreto, di comprensione vietata
agli uomini - in tutti í momenti di questi tre periodi.
Il linguaggio di Tlön si prestava male alla formulazione di questo
paradosso; i più non lo compresero. I difensori del senso comune si
limitarono, al principio, a negare la veracità della storia. Ripeterono
che si trattava di un inganno verbale; fondato sull’impiego temerario di
due voci neologiche, non consacrate dall'uso ed estranee ad ogni,
pensare severo: i verbi trovare e perdere, che comportavano….>>
(Borges, "Tlön, Uqbar, Orbis Tertius")
Ciao,
Loris