Discussione:
"ARRIVANO I BAR-BARI..." zum pap-pa zum
(troppo vecchio per rispondere)
t***@libero.it
2018-03-10 13:47:45 UTC
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Dopo che “tutta la città ne parla”, e poi la società passa ad altro senza una diagnosi, aspettiamo il prossimo “femminicidio”: già il termine mette fuori strada, serve come falsa diagnosi ideologica (un “delitto di genere”, ho sentito persino dire) che assolve la “cultura” corrente, quella della liberazione sessuale, e della società che si gloria di non essere “repressiva”.
A costo di ripetersi, bisogna richiamare l’idea della “invasione verticale dei barbari”. Ogni nuova generazione di neonati è una invasione di barbari che invadono non dall’esterno, ma dall’interno e dal basso la società; la società ha il compito di educarli, disciplinarli, renderli civili prima che diventino adulti. Il che significa anche – soprattutto – fargli subire dei sacrifici e delle sconfitte esistenziali, in modo da far maturare i loro caratteri.
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5 anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa. Il treenne mette a segno infatti numerosi tentativi di omicidio – di fratelli, di papà e mamme, di cani e gatti, di oggetti che lo ostacolano in qualunque modo e non pochi atti di autolesionismo criminale (ingoiare autmobiline…). Se poche delle sue stragi vanno a buon fine, è perché non ha tanti mezzi per far danni; non ha l’autonomia economica, né la patente di guida e ancor meno la disponibilità di una pistola (quando riesce a metter le mani su un’arma incustodita, il caro piccino non esista a far fuoco sulla sorellina: e allora ne parlano i giornali). E’ per questo che i genitori tengono fuori dalla sua portata coltelli, accendini, materie esplodenti, alcol, medicinali; e controllano il piccolo mostro continuamente. A poco a poco imparerà a sue spese che né gli altri esseri viventi né il mondo sono al suo servizio per soddisfare le sue voglie, prenderà zuccate e ceffoni, prima dal papà poi dal capufficio, dal caporale, dalla società in generale, e apprenderà quel che Freud chiamava “il principio di realtà”. Stroncherà la sua infantile violenza, insomma lo civilizzerà – perché “civiltà è il grande sforzo collettivo di ridurre la violenza ad ultima ratio”.
Ora, pensate a uno di questi piccoli mostri che entra in una società che si gloria di essere adulta e matura, di avere abolito ogni forma di “repressione”, che ogni giorno celebra la propria liberazione da tutti i pregiudizi, quindi da ogni gerarchia e di tutti i tabù moralistici, tipo l’antipatica distinzione fra “bene” e “male” (cosiddetti); dove i genitori prendono ogni cura per risparmiargli ogni “frustrazione”, ogni pressione dell’ambiente, tensione, sforzo e ogni dovere; scansano ogni ostacolo che si trovi davanti, vogliono essere suoi amici invece che suoi superiori. Lo mandano in una scuola che si vanta di essere “non repressiva”, di non bocciarlo mai e poi mai, che si sforza di “farlo divertire”, anzi prova a confondere il confine tra “studio” e “divertimento”; una scuola che sostanzialmente lo incita a “esprimere le proprie inclinazioni, ed opinioni”, ossia (a quello stadio) le proprie narcisistiche emozioni. Ben presto egli apprende di essere cittadino di una repubblica, quindi che lui ha per nascita solo dei “diritti”, specie quello ad essere felice, mentre l’insieme degli organi di comunicazione e propaganda gli instillano nella piccola testa omicida l’idea che non ha dovere alcuno, verso nessuno, se non verso se stesso: “Soddisfa la tua sete!”, “Sei nella società dei consumi, nell’abbondanza senza sforzo!” “Tutto ti è permesso, a nulla sei obbligato!” …Nel frattempo il mostro non è più tanto piccolo, diventa grande e grosso, mette su il pelo, gli si ingrossano gli organi sessuali, aumenta il testosterone: è Conan, sempre treene ma ora temibile. A quel punto, per legge, la società lo considera adulto (guai se non lo facesse) anziché bisognoso di controllo, e lo ammette alle gioie dello stato adulto, – che oggi consistono soprattutto nella liberazione sessuale. E’ un punto cruciale: quando aveva tre anni, almeno, il piccino era sì una belva pronta a tutti i delitti pur di soddisfare le sue voglie, ma era “innocente”; non conosceva ancora le voglie della libidine, incoercibili se non ti insegnano a regolarle, sublimarle e (eh sì) reprimerle. Reprimerle? Non sia mai! Anzi è glorioso dar loro sfogo, siamo una società liberata! Nessuno lo avvisa che il sesso, lungi dall’essere “facile”, è un abisso oscuro e tempestoso, di lampi e sconfitte e ripugnanze radicali, che confina col demoniaco e sconfina spesso nel satanico – il luogo in cui a un bambino dovrebbe esser vietato entrare.
Siccome ha il pelo pubico e la voce di un adulto maschio, anche le ragazze credono che sia un adulto; ci si fidanzano – il che significa che ci vanno a letto. Poi lo lasciano, perché lui è noioso e non ha nulla dentro, “si fidanzano” con un altro, perché anche le ragazze hanno diritto alla felicità sessuale.
Rimasto a tre anni di età morale e mentale, non sa – non può ammettere – che la sua fidanzatina ha una volontà propria, diversa dalla sua. Non riesce proprio a capire come quella “cosa” bionda prima stava con lui egli faceva quelle cose, ed ora le fa’ a un altro: è “sua”! Prova un dolore acuto – il maschio abbandonato – che non sa cosa sia. Sa solo una cosa: è la cosa bionda che glielo provoca, e se lui la elimina, il dolore sparirà.
Il fatto è che adesso, lui – siccome in qualche modo “funziona” nella società (che si contenta davvero di poco) – ha un lavoro uno stipendio, persino il porto d’armi, e guida l’auto. E nessun genitore tiene fuori della sua portata l’accendino e la bottiglia dell’alcol.
L’età infantile del mostro, del barbaro lasciato crescere senza civilizzarlo, è mostrata da un fatto evidente: non pensa nemmeno un attimo alle conseguenze del suo omicidio, la prigioni, la carcerazione per decenni. Ha premeditato l’assassinio quel tanto che basta, s’è portato la bottiglia di alcol; ma non ha alcuna capacità di prevedere “oltre”, non riesce a immaginare il dopo, imprevidente come appunto un barbaro selvaggio negroide. Non si è preordinato alcun alibi, ha negato l’evidenza: “No..non sono stato io!”. La scusa del piccino di 2 anni che ha rotto la finestra a sassate.
Così succede, una quarantina di volte quest’anno. E’ la società “liberata” che non sa più civilizzare i suoi barbari verticali, è la società progressista che non sa (né vuole) trasmettere il Progresso; ad ogni generazione cade in un gradino più basso della barbarie, perché gli “educatori” sono essi stessi di una generazione precedente che non è stata civilizzata. E lo chiamano “femminicidio”.
E’ inutile che vi dica come dovrebbe essere una società capace di civilizzare i barbari verticali, che sappia renderli virilmente adulti, continenti, cavallereschi, dotati di senso della dignità e dell’onore – ossia della vergogna di compiere atti bassi contro i più deboli. Inutile che vi canti le lodi del “controllo sociale”, del giudizio sociale che premeva su molti dei peggiori e li faceva essere meno pessimi; strillereste che voglio la società bigotta, insopportabilmente repressiva, ormai superata dal progresso e dalla libertà; una società dove un giovane e una giovane “si parlavano” sul divano di casa, alla presenza (orribilmente noiosa) della nonna o della sorellina…. Sicché tocca a voi, ragazze.
Abbiate almeno la coscienza di intuire che la “Libertà sessuale” vi ha reso delle schiave sessuali; che vi spinge a proporvi solo come oggetti di seduzione, e senza la nonna sul divano che vi evita l’irreparabile. Sappiate almeno riconoscere i sintomi del piccolo criminale infantile nel torsolone palestrato e col pelo pubico, il Conan non civilizzato nel tizio con cui andate a letto. Vorrei dirvi: negategliela, a questi qui; siate come le dame del tempo che fu, che si negavano a chi non fosse “prode e cortese”, e civilizzarono i maschi germani facendone dei cavalieri obbligandoli a procrastinare, a sospirare il piacere – che poi non arrivava mai, magari.
Ma so che chiedo troppo.
Al prossimo femminicidio, non vi accontentate della diagnosi falsa e ideologica, ipocrita, con cui la società si auto-assolve. Almeno questo, ragazze.

MAURIZIO BLONDET
rawmode
2018-03-10 18:15:05 UTC
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<***@libero.it>

......
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5
anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di
rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad
uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa.

.......

Non ho letto ancora tutto, ma sono sicuro che finisce a tono,
e questa cosa quassu', che descrivi e' sicuramente realistica ovvero
tipica, solo che ovviamente tutto continua su questa riga..
a me non interessa "di femmine", in generale, come argomento ma
rilevo solo che tuttavia non e' scontato che un bambino debba
essere cosi' per forza.
(come sembra invece si evinca dalla tua relazione..)

E cioe' se lo e' ha gia' subito una sorta di
catapultamento, non saprei come chiamarlo e non voglio chiamarlo
diversamente, ma quello che descrivi non e' certo "naturale", se e'
concesso usare questo termine!! Nessun animale lo fa, e cio' basta,
per capirlo.. Ovvero e' in corso qlcs di molto piu' strano.
Il catapultarsi infatti da una sorta di liquido amniotico, cioe' ovvero
proprio quello, e da li' in questo "liquido nevrotico" che e' il presente,
e' un trauma!
i***@googlemail.com
2018-03-10 19:40:05 UTC
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Post by rawmode
......
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5
anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di
rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad
uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa.
.......
Non ho letto ancora tutto, ma sono sicuro che finisce a tono,
e questa cosa quassu', che descrivi e' sicuramente realistica ovvero
tipica, solo che ovviamente tutto continua su questa riga..
a me non interessa "di femmine", in generale, come argomento ma
rilevo solo che tuttavia non e' scontato che un bambino debba
essere cosi' per forza.
(come sembra invece si evinca dalla tua relazione..)
E cioe' se lo e' ha gia' subito una sorta di
catapultamento, non saprei come chiamarlo e non voglio chiamarlo
diversamente, ma quello che descrivi non e' certo "naturale", se e'
concesso usare questo termine!! Nessun animale lo fa, e cio' basta,
per capirlo.. Ovvero e' in corso qlcs di molto piu' strano.
Il catapultarsi infatti da una sorta di liquido amniotico, cioe' ovvero
proprio quello, e da li' in questo "liquido nevrotico" che e' il presente,
e' un trauma!
ideaprima


ecco.
Vorrei parlare dei bimbi cambogiani e di come vengono educati nei primissimi anni... prima della scuola.
Devo dire che i bambini cambogiani sono stupendi.... e già a sei o sette anni sono donnine ed ometti giudiziosi che si assumono i loro piccoli compiti. Discretissimi, educati, pronti al sorriso ma ligi ai loro doveri di personcine già inserite spontaneamente nelle responsabilità famiòiari e nel sociale.
Non di rado si vedono i fratellini prendersi in braccio le sorelline e badare loro, o tirarsele dietro... o giocare con le bimbette coetanee con una delicatissima attenzione nei loro confronti, lasciando loro il passo riguardo a tutto. Cìè una parità di sessi incredibile, qui in Cambogia... spontanea, ovvia, scontata, naturale... che trova ovvio usare delicatezza per il sesso più debole, e una considerazione profonda per il femminile, che neppure viene concepito di mettere in discussione.
Ma .... sapete come vengono educati i bimbi dagli zero anni all'età scolare? .... vengono lasciati assolutamente liberi di esternare tutta la gamma del loro sentire, delle loro sensazioni,delle loro rabbie e frustrazioni... e vengono anzi incoraggiati, in questo.
Io, nei primi tempi, me ne stavo ad ascoltare dalla finestra le donne(mamme o nonne) e i loro bimbi, del tutto presa dall'infinita gamma di modulazioni e di espressioni della loro voce nel comunicare e rapportarsi con quei loro bimbi.
E pià che le parole, esse usano proprio le modulazioni , i suoni, le espressioni... insomma comunicano ed educano con i suoni di tutta la gamma del sentire.... da quelli più infinitamente dolci a quelli rabbiosi... appositamente rabbiosi, e perfino minacciosi e paurosi se il bimbo ha un'esplosione di rabbia, o un malcontento...proprio per incoraggiarlo a sfogare al massimo quella rabbia .... e il bimbo infatti lo fa ... o a volte si spaventa e allora il suono si fa implorazione sommessa che però subito reagisce in versi di ribellione contro l'adulto, versi perfino selvaggi.... al che l'adulto evidentemente sorride, poichè il bimbo a quel punto si lamenta come protestando ma placandosi, prendendo consapevolezza che l'adulto non gli è nemico ma anzi è lì per lui e gli sorride e non fa paura ma gli vuole bene. E il piccolo (o piccola) si sente libero e protetto ... libero di esternare tutte le sue innumerevoli sfumature di sentire, libero di avere la sua personalità da imporre senza paura... libero anche di non imporla, poichè si sente accettato. E lui a sua volta apprende ad accettare nell'adulto anche gli aspetti meno gradevoli... così come i più amorevoli. Impara a guardare anche attraverso la paura... ad attraversarla per arrivare a capire cosa si celi dietro quella maschera.
Ecco... passavo gran tempo ad ascoltare queste modulazioni di voci, di versi, di suoni.. queste lezioni incredibili delle donne ai loro piccoli. E mi chiedevo che razza di bambini sarebbero diventati quelli. .... Poi ..... poi ancora ora sono stupefatta vedendo quanto sono stupendi, questi bambini cambogiani, così per bene ed educati anche a piedi nudi, e discreti e sorridenti e pensosi. Bellissimi piccoli ometti e donnine per bene, anche quando giocano tra di loro... con il maschietto sempre attento a non prevaricare sulla sorellina o l'amichetta.
Chenickname
2018-03-10 19:52:10 UTC
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ecco.
Vorrei parlare dei bimbi cambogiani e di come vengono educati nei primissimi anni... prima della scuola.
Devo dire che i bambini cambogiani sono stupendi.... e già a sei o sette anni sono donnine ed ometti giudiziosi che si assumono i loro piccoli compiti. Discretissimi, educati, pronti al sorriso ma ligi ai loro doveri di personcine già inserite spontaneamente nelle responsabilità famiòiari e nel sociale.
Non di rado si vedono i fratellini prendersi in braccio le sorelline e badare loro, o tirarsele dietro... o giocare con le bimbette coetanee con una delicatissima attenzione nei loro confronti, lasciando loro il passo riguardo a tutto. Cìè una parità di sessi incredibile, qui in Cambogia... spontanea, ovvia, scontata, naturale... che trova ovvio usare delicatezza per il sesso più debole, e una considerazione profonda per il femminile, che neppure viene concepito di mettere in discussione.
Ma .... sapete come vengono educati i bimbi dagli zero anni all'età scolare? .... vengono lasciati assolutamente liberi di esternare tutta la gamma del loro sentire, delle loro sensazioni,delle loro rabbie e frustrazioni... e vengono anzi incoraggiati, in questo.
Io, nei primi tempi, me ne stavo ad ascoltare dalla finestra le donne(mamme o nonne) e i loro bimbi, del tutto presa dall'infinita gamma di modulazioni e di espressioni della loro voce nel comunicare e rapportarsi con quei loro bimbi.
E pià che le parole, esse usano proprio le modulazioni , i suoni, le espressioni... insomma comunicano ed educano con i suoni di tutta la gamma del sentire.... da quelli più infinitamente dolci a quelli rabbiosi... appositamente rabbiosi, e perfino minacciosi e paurosi se il bimbo ha un'esplosione di rabbia, o un malcontento...proprio per incoraggiarlo a sfogare al massimo quella rabbia .... e il bimbo infatti lo fa ... o a volte si spaventa e allora il suono si fa implorazione sommessa che però subito reagisce in versi di ribellione contro l'adulto, versi perfino selvaggi.... al che l'adulto evidentemente sorride, poichè il bimbo a quel punto si lamenta come protestando ma placandosi, prendendo consapevolezza che l'adulto non gli è nemico ma anzi è lì per lui e gli sorride e non fa paura ma gli vuole bene. E il piccolo (o piccola) si sente libero e protetto ... libero di esternare tutte le sue innumerevoli sfumature di sentire, libero di avere la sua personalità da imporre senza paura... libero anche di non imporla, poichè si sente accettato. E lui a sua volta apprende ad accettare nell'adulto anche gli aspetti meno gradevoli... così come i più amorevoli. Impara a guardare anche attraverso la paura... ad attraversarla per arrivare a capire cosa si celi dietro quella maschera.
Ecco... passavo gran tempo ad ascoltare queste modulazioni di voci, di versi, di suoni.. queste lezioni incredibili delle donne ai loro piccoli. E mi chiedevo che razza di bambini sarebbero diventati quelli. .... Poi ..... poi ancora ora sono stupefatta vedendo quanto sono stupendi, questi bambini cambogiani, così per bene ed educati anche a piedi nudi, e discreti e sorridenti e pensosi. Bellissimi piccoli ometti e donnine per bene, anche quando giocano tra di loro... con il maschietto sempre attento a non prevaricare sulla sorellina o l'amichetta.
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Oh, finalmente, Ideaprima! Questo e' un bel post! Persevera.
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2018-03-10 20:07:16 UTC
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ecco.
Vorrei parlare dei bimbi cambogiani e di come vengono educati nei primissimi anni... prima della scuola.
Devo dire che i bambini cambogiani sono stupendi.... e già a sei o sette anni sono donnine ed ometti giudiziosi che si assumono i loro piccoli compiti. Discretissimi, educati, pronti al sorriso ma ligi ai loro doveri di personcine già inserite spontaneamente nelle responsabilità famiòiari e nel sociale.
Non di rado si vedono i fratellini prendersi in braccio le sorelline e badare loro, o tirarsele dietro... o giocare con le bimbette coetanee con una delicatissima attenzione nei loro confronti, lasciando loro il passo riguardo a tutto. Cìè una parità di sessi incredibile, qui in Cambogia... spontanea, ovvia, scontata, naturale... che trova ovvio usare delicatezza per il sesso più debole, e una considerazione profonda per il femminile, che neppure viene concepito di mettere in discussione.
Ma .... sapete come vengono educati i bimbi dagli zero anni all'età scolare? .... vengono lasciati assolutamente liberi di esternare tutta la gamma del loro sentire, delle loro sensazioni,delle loro rabbie e frustrazioni... e vengono anzi incoraggiati, in questo.
Io, nei primi tempi, me ne stavo ad ascoltare dalla finestra le donne(mamme o nonne) e i loro bimbi, del tutto presa dall'infinita gamma di modulazioni e di espressioni della loro voce nel comunicare e rapportarsi con quei loro bimbi.
E pià che le parole, esse usano proprio le modulazioni , i suoni, le espressioni... insomma comunicano ed educano con i suoni di tutta la gamma del sentire.... da quelli più infinitamente dolci a quelli rabbiosi... appositamente rabbiosi, e perfino minacciosi e paurosi se il bimbo ha un'esplosione di rabbia, o un malcontento...proprio per incoraggiarlo a sfogare al massimo quella rabbia .... e il bimbo infatti lo fa ... o a volte si spaventa e allora il suono si fa implorazione sommessa che però subito reagisce in versi di ribellione contro l'adulto, versi perfino selvaggi.... al che l'adulto evidentemente sorride, poichè il bimbo a quel punto si lamenta come protestando ma placandosi, prendendo consapevolezza che l'adulto non gli è nemico ma anzi è lì per lui e gli sorride e non fa paura ma gli vuole bene. E il piccolo (o piccola) si sente libero e protetto ... libero di esternare tutte le sue innumerevoli sfumature di sentire, libero di avere la sua personalità da imporre senza paura... libero anche di non imporla, poichè si sente accettato. E lui a sua volta apprende ad accettare nell'adulto anche gli aspetti meno gradevoli... così come i più amorevoli. Impara a guardare anche attraverso la paura... ad attraversarla per arrivare a capire cosa si celi dietro quella maschera.
Ecco... passavo gran tempo ad ascoltare queste modulazioni di voci, di versi, di suoni.. queste lezioni incredibili delle donne ai loro piccoli. E mi chiedevo che razza di bambini sarebbero diventati quelli. .... Poi ..... poi ancora ora sono stupefatta vedendo quanto sono stupendi, questi bambini cambogiani, così per bene ed educati anche a piedi nudi, e discreti e sorridenti e pensosi. Bellissimi piccoli ometti e donnine per bene, anche quando giocano tra di loro... con il maschietto sempre attento a non prevaricare sulla sorellina o l'amichetta.
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ideaprima


sì, Chenick .... lo inserirò nel mio libro sulla Cambogia, contento?

ma ti faccio presente che di post "belli" ma pure "molto belli" ne ho scritti diversi :)
non te ne eri mai accorto?
Io sì.
Chenickname
2018-03-10 20:28:22 UTC
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Vorrei parlare dei bimbi cambogiani e di come vengono educati nei primissimi anni... prima della scuola.
Devo dire che i bambini cambogiani sono stupendi.... e già a sei o sette anni sono donnine ed ometti giudiziosi che si assumono i loro piccoli compiti. Discretissimi, educati, pronti al sorriso ma ligi ai loro doveri di personcine già inserite spontaneamente nelle responsabilità famiòiari e nel sociale.
Non di rado si vedono i fratellini prendersi in braccio le sorelline e badare loro, o tirarsele dietro... o giocare con le bimbette coetanee con una delicatissima attenzione nei loro confronti, lasciando loro il passo riguardo a tutto. Cìè una parità di sessi incredibile, qui in Cambogia... spontanea, ovvia, scontata, naturale... che trova ovvio usare delicatezza per il sesso più debole, e una considerazione profonda per il femminile, che neppure viene concepito di mettere in discussione.
Ma .... sapete come vengono educati i bimbi dagli zero anni all'età scolare? .... vengono lasciati assolutamente liberi di esternare tutta la gamma del loro sentire, delle loro sensazioni,delle loro rabbie e frustrazioni... e vengono anzi incoraggiati, in questo.
Io, nei primi tempi, me ne stavo ad ascoltare dalla finestra le donne(mamme o nonne) e i loro bimbi, del tutto presa dall'infinita gamma di modulazioni e di espressioni della loro voce nel comunicare e rapportarsi con quei loro bimbi.
E pià che le parole, esse usano proprio le modulazioni , i suoni, le espressioni... insomma comunicano ed educano con i suoni di tutta la gamma del sentire.... da quelli più infinitamente dolci a quelli rabbiosi... appositamente rabbiosi, e perfino minacciosi e paurosi se il bimbo ha un'esplosione di rabbia, o un malcontento...proprio per incoraggiarlo a sfogare al massimo quella rabbia .... e il bimbo infatti lo fa ... o a volte si spaventa e allora il suono si fa implorazione sommessa che però subito reagisce in versi di ribellione contro l'adulto, versi perfino selvaggi.... al che l'adulto evidentemente sorride, poichè il bimbo a quel punto si lamenta come protestando ma placandosi, prendendo consapevolezza che l'adulto non gli è nemico ma anzi è lì per lui e gli sorride e non fa paura ma gli vuole bene. E il piccolo (o piccola) si sente libero e protetto ... libero di esternare tutte le sue innumerevoli sfumature di sentire, libero di avere la sua personalità da imporre senza paura... libero anche di non imporla, poichè si sente accettato. E lui a sua volta apprende ad accettare nell'adulto anche gli aspetti meno gradevoli... così come i più amorevoli. Impara a guardare anche attraverso la paura... ad attraversarla per arrivare a capire cosa si celi dietro quella maschera.
Ecco... passavo gran tempo ad ascoltare queste modulazioni di voci, di versi, di suoni.. queste lezioni incredibili delle donne ai loro piccoli. E mi chiedevo che razza di bambini sarebbero diventati quelli. .... Poi ..... poi ancora ora sono stupefatta vedendo quanto sono stupendi, questi bambini cambogiani, così per bene ed educati anche a piedi nudi, e discreti e sorridenti e pensosi. Bellissimi piccoli ometti e donnine per bene, anche quando giocano tra di loro... con il maschietto sempre attento a non prevaricare sulla sorellina o l'amichetta.
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sì, Chenick .... lo inserirò nel mio libro sulla Cambogia, contento?
ma ti faccio presente che di post "belli" ma pure "molto belli" ne ho scritti diversi :)
non te ne eri mai accorto?
Io sì.
-------------------------
Adesso non ti allargare! :-)
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2018-03-10 20:45:12 UTC
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Devo dire che i bambini cambogiani sono stupendi.... e già a sei o sette anni sono donnine ed ometti giudiziosi che si assumono i loro piccoli compiti. Discretissimi, educati, pronti al sorriso ma ligi ai loro doveri di personcine già inserite spontaneamente nelle responsabilità famiòiari e nel sociale.
Non di rado si vedono i fratellini prendersi in braccio le sorelline e badare loro, o tirarsele dietro... o giocare con le bimbette coetanee con una delicatissima attenzione nei loro confronti, lasciando loro il passo riguardo a tutto. Cìè una parità di sessi incredibile, qui in Cambogia... spontanea, ovvia, scontata, naturale... che trova ovvio usare delicatezza per il sesso più debole, e una considerazione profonda per il femminile, che neppure viene concepito di mettere in discussione.
Ma .... sapete come vengono educati i bimbi dagli zero anni all'età scolare? .... vengono lasciati assolutamente liberi di esternare tutta la gamma del loro sentire, delle loro sensazioni,delle loro rabbie e frustrazioni... e vengono anzi incoraggiati, in questo.
Io, nei primi tempi, me ne stavo ad ascoltare dalla finestra le donne(mamme o nonne) e i loro bimbi, del tutto presa dall'infinita gamma di modulazioni e di espressioni della loro voce nel comunicare e rapportarsi con quei loro bimbi.
E pià che le parole, esse usano proprio le modulazioni , i suoni, le espressioni... insomma comunicano ed educano con i suoni di tutta la gamma del sentire.... da quelli più infinitamente dolci a quelli rabbiosi... appositamente rabbiosi, e perfino minacciosi e paurosi se il bimbo ha un'esplosione di rabbia, o un malcontento...proprio per incoraggiarlo a sfogare al massimo quella rabbia .... e il bimbo infatti lo fa ... o a volte si spaventa e allora il suono si fa implorazione sommessa che però subito reagisce in versi di ribellione contro l'adulto, versi perfino selvaggi.... al che l'adulto evidentemente sorride, poichè il bimbo a quel punto si lamenta come protestando ma placandosi, prendendo consapevolezza che l'adulto non gli è nemico ma anzi è lì per lui e gli sorride e non fa paura ma gli vuole bene. E il piccolo (o piccola) si sente libero e protetto ... libero di esternare tutte le sue innumerevoli sfumature di sentire, libero di avere la sua personalità da imporre senza paura... libero anche di non imporla, poichè si sente accettato. E lui a sua volta apprende ad accettare nell'adulto anche gli aspetti meno gradevoli... così come i più amorevoli. Impara a guardare anche attraverso la paura... ad attraversarla per arrivare a capire cosa si celi dietro quella maschera.
Ecco... passavo gran tempo ad ascoltare queste modulazioni di voci, di versi, di suoni.. queste lezioni incredibili delle donne ai loro piccoli. E mi chiedevo che razza di bambini sarebbero diventati quelli. .... Poi ..... poi ancora ora sono stupefatta vedendo quanto sono stupendi, questi bambini cambogiani, così per bene ed educati anche a piedi nudi, e discreti e sorridenti e pensosi. Bellissimi piccoli ometti e donnine per bene, anche quando giocano tra di loro... con il maschietto sempre attento a non prevaricare sulla sorellina o l'amichetta.
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sì, Chenick .... lo inserirò nel mio libro sulla Cambogia, contento?
ma ti faccio presente che di post "belli" ma pure "molto belli" ne ho scritti diversi :)
non te ne eri mai accorto?
Io sì.
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Adesso non ti allargare! :-)
ideaprima


per nulla...
ma neppure restringere.
Sono ciò che sono...:)
Chenickname
2018-03-10 20:54:24 UTC
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Vorrei parlare dei bimbi cambogiani e di come vengono educati nei primissimi anni... prima della scuola.
Devo dire che i bambini cambogiani sono stupendi.... e già a sei o sette anni sono donnine ed ometti giudiziosi che si assumono i loro piccoli compiti. Discretissimi, educati, pronti al sorriso ma ligi ai loro doveri di personcine già inserite spontaneamente nelle responsabilità famiòiari e nel sociale.
Non di rado si vedono i fratellini prendersi in braccio le sorelline e badare loro, o tirarsele dietro... o giocare con le bimbette coetanee con una delicatissima attenzione nei loro confronti, lasciando loro il passo riguardo a tutto. Cìè una parità di sessi incredibile, qui in Cambogia... spontanea, ovvia, scontata, naturale... che trova ovvio usare delicatezza per il sesso più debole, e una considerazione profonda per il femminile, che neppure viene concepito di mettere in discussione.
Ma .... sapete come vengono educati i bimbi dagli zero anni all'età scolare? .... vengono lasciati assolutamente liberi di esternare tutta la gamma del loro sentire, delle loro sensazioni,delle loro rabbie e frustrazioni... e vengono anzi incoraggiati, in questo.
Io, nei primi tempi, me ne stavo ad ascoltare dalla finestra le donne(mamme o nonne) e i loro bimbi, del tutto presa dall'infinita gamma di modulazioni e di espressioni della loro voce nel comunicare e rapportarsi con quei loro bimbi.
E pià che le parole, esse usano proprio le modulazioni , i suoni, le espressioni... insomma comunicano ed educano con i suoni di tutta la gamma del sentire.... da quelli più infinitamente dolci a quelli rabbiosi... appositamente rabbiosi, e perfino minacciosi e paurosi se il bimbo ha un'esplosione di rabbia, o un malcontento...proprio per incoraggiarlo a sfogare al massimo quella rabbia .... e il bimbo infatti lo fa ... o a volte si spaventa e allora il suono si fa implorazione sommessa che però subito reagisce in versi di ribellione contro l'adulto, versi perfino selvaggi.... al che l'adulto evidentemente sorride, poichè il bimbo a quel punto si lamenta come protestando ma placandosi, prendendo consapevolezza che l'adulto non gli è nemico ma anzi è lì per lui e gli sorride e non fa paura ma gli vuole bene. E il piccolo (o piccola) si sente libero e protetto ... libero di esternare tutte le sue innumerevoli sfumature di sentire, libero di avere la sua personalità da imporre senza paura... libero anche di non imporla, poichè si sente accettato. E lui a sua volta apprende ad accettare nell'adulto anche gli aspetti meno gradevoli... così come i più amorevoli. Impara a guardare anche attraverso la paura... ad attraversarla per arrivare a capire cosa si celi dietro quella maschera.
Ecco... passavo gran tempo ad ascoltare queste modulazioni di voci, di versi, di suoni.. queste lezioni incredibili delle donne ai loro piccoli. E mi chiedevo che razza di bambini sarebbero diventati quelli. .... Poi ..... poi ancora ora sono stupefatta vedendo quanto sono stupendi, questi bambini cambogiani, così per bene ed educati anche a piedi nudi, e discreti e sorridenti e pensosi. Bellissimi piccoli ometti e donnine per bene, anche quando giocano tra di loro... con il maschietto sempre attento a non prevaricare sulla sorellina o l'amichetta.
Chenickname
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Oh, finalmente, Ideaprima! Questo e' un bel post! Persevera.
ideaprima
sì, Chenick .... lo inserirò nel mio libro sulla Cambogia, contento?
ma ti faccio presente che di post "belli" ma pure "molto belli" ne ho scritti diversi :)
non te ne eri mai accorto?
Io sì.
Chenickname
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Adesso non ti allargare! :-)
ideaprima
per nulla...
ma neppure restringere.
Sono ciò che sono...:)
------------------------
Tutti siamo quel che siamo, ma nessuno appare per quel che e', tanto meno
a se stesso.
i***@googlemail.com
2018-03-10 21:02:27 UTC
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ecco.
Vorrei parlare dei bimbi cambogiani e di come vengono educati nei primissimi anni... prima della scuola.
Devo dire che i bambini cambogiani sono stupendi.... e già a sei o sette anni sono donnine ed ometti giudiziosi che si assumono i loro piccoli compiti. Discretissimi, educati, pronti al sorriso ma ligi ai loro doveri di personcine già inserite spontaneamente nelle responsabilità famiòiari e nel sociale.
Non di rado si vedono i fratellini prendersi in braccio le sorelline e badare loro, o tirarsele dietro... o giocare con le bimbette coetanee con una delicatissima attenzione nei loro confronti, lasciando loro il passo riguardo a tutto. Cìè una parità di sessi incredibile, qui in Cambogia... spontanea, ovvia, scontata, naturale... che trova ovvio usare delicatezza per il sesso più debole, e una considerazione profonda per il femminile, che neppure viene concepito di mettere in discussione.
Ma .... sapete come vengono educati i bimbi dagli zero anni all'età scolare? .... vengono lasciati assolutamente liberi di esternare tutta la gamma del loro sentire, delle loro sensazioni,delle loro rabbie e frustrazioni... e vengono anzi incoraggiati, in questo.
Io, nei primi tempi, me ne stavo ad ascoltare dalla finestra le donne(mamme o nonne) e i loro bimbi, del tutto presa dall'infinita gamma di modulazioni e di espressioni della loro voce nel comunicare e rapportarsi con quei loro bimbi.
E pià che le parole, esse usano proprio le modulazioni , i suoni, le espressioni... insomma comunicano ed educano con i suoni di tutta la gamma del sentire.... da quelli più infinitamente dolci a quelli rabbiosi... appositamente rabbiosi, e perfino minacciosi e paurosi se il bimbo ha un'esplosione di rabbia, o un malcontento...proprio per incoraggiarlo a sfogare al massimo quella rabbia .... e il bimbo infatti lo fa ... o a volte si spaventa e allora il suono si fa implorazione sommessa che però subito reagisce in versi di ribellione contro l'adulto, versi perfino selvaggi.... al che l'adulto evidentemente sorride, poichè il bimbo a quel punto si lamenta come protestando ma placandosi, prendendo consapevolezza che l'adulto non gli è nemico ma anzi è lì per lui e gli sorride e non fa paura ma gli vuole bene. E il piccolo (o piccola) si sente libero e protetto ... libero di esternare tutte le sue innumerevoli sfumature di sentire, libero di avere la sua personalità da imporre senza paura... libero anche di non imporla, poichè si sente accettato. E lui a sua volta apprende ad accettare nell'adulto anche gli aspetti meno gradevoli... così come i più amorevoli. Impara a guardare anche attraverso la paura... ad attraversarla per arrivare a capire cosa si celi dietro quella maschera.
Ecco... passavo gran tempo ad ascoltare queste modulazioni di voci, di versi, di suoni.. queste lezioni incredibili delle donne ai loro piccoli. E mi chiedevo che razza di bambini sarebbero diventati quelli. .... Poi ..... poi ancora ora sono stupefatta vedendo quanto sono stupendi, questi bambini cambogiani, così per bene ed educati anche a piedi nudi, e discreti e sorridenti e pensosi. Bellissimi piccoli ometti e donnine per bene, anche quando giocano tra di loro... con il maschietto sempre attento a non prevaricare sulla sorellina o l'amichetta.
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sì, Chenick .... lo inserirò nel mio libro sulla Cambogia, contento?
ma ti faccio presente che di post "belli" ma pure "molto belli" ne ho scritti diversi :)
non te ne eri mai accorto?
Io sì.
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per nulla...
ma neppure restringere.
Sono ciò che sono...:)
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Tutti siamo quel che siamo, ma nessuno appare per quel che e', tanto meno
a se stesso.
ideaprima

io mi conosco, invece.
Ma non ti avrà sconvolto quel poco pochissimo che ho detto di me?
vedi che faccio bene a non parlare mai di me stessa?
.... ahahahaah!
(ora basta, però...)
Chenickname
2018-03-10 21:19:26 UTC
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ecco.
Vorrei parlare dei bimbi cambogiani e di come vengono educati nei primissimi anni... prima della scuola.
Devo dire che i bambini cambogiani sono stupendi.... e già a sei o sette anni sono donnine ed ometti giudiziosi che si assumono i loro piccoli compiti. Discretissimi, educati, pronti al sorriso ma ligi ai loro doveri di personcine già inserite spontaneamente nelle responsabilità famiòiari e nel sociale.
Non di rado si vedono i fratellini prendersi in braccio le sorelline e badare loro, o tirarsele dietro... o giocare con le bimbette coetanee con una delicatissima attenzione nei loro confronti, lasciando loro il passo riguardo a tutto. Cìè una parità di sessi incredibile, qui in Cambogia... spontanea, ovvia, scontata, naturale... che trova ovvio usare delicatezza per il sesso più debole, e una considerazione profonda per il femminile, che neppure viene concepito di mettere in discussione.
Ma .... sapete come vengono educati i bimbi dagli zero anni all'età scolare? .... vengono lasciati assolutamente liberi di esternare tutta la gamma del loro sentire, delle loro sensazioni,delle loro rabbie e frustrazioni... e vengono anzi incoraggiati, in questo.
Io, nei primi tempi, me ne stavo ad ascoltare dalla finestra le donne(mamme o nonne) e i loro bimbi, del tutto presa dall'infinita gamma di modulazioni e di espressioni della loro voce nel comunicare e rapportarsi con quei loro bimbi.
E pià che le parole, esse usano proprio le modulazioni , i suoni, le espressioni... insomma comunicano ed educano con i suoni di tutta la gamma del sentire.... da quelli più infinitamente dolci a quelli rabbiosi... appositamente rabbiosi, e perfino minacciosi e paurosi se il bimbo ha un'esplosione di rabbia, o un malcontento...proprio per incoraggiarlo a sfogare al massimo quella rabbia .... e il bimbo infatti lo fa ... o a volte si spaventa e allora il suono si fa implorazione sommessa che però subito reagisce in versi di ribellione contro l'adulto, versi perfino selvaggi.... al che l'adulto evidentemente sorride, poichè il bimbo a quel punto si lamenta come protestando ma placandosi, prendendo consapevolezza che l'adulto non gli è nemico ma anzi è lì per lui e gli sorride e non fa paura ma gli vuole bene. E il piccolo (o piccola) si sente libero e protetto ... libero di esternare tutte le sue innumerevoli sfumature di sentire, libero di avere la sua personalità da imporre senza paura... libero anche di non imporla, poichè si sente accettato. E lui a sua volta apprende ad accettare nell'adulto anche gli aspetti meno gradevoli... così come i più amorevoli. Impara a guardare anche attraverso la paura... ad attraversarla per arrivare a capire cosa si celi dietro quella maschera.
Ecco... passavo gran tempo ad ascoltare queste modulazioni di voci, di versi, di suoni.. queste lezioni incredibili delle donne ai loro piccoli. E mi chiedevo che razza di bambini sarebbero diventati quelli. .... Poi ..... poi ancora ora sono stupefatta vedendo quanto sono stupendi, questi bambini cambogiani, così per bene ed educati anche a piedi nudi, e discreti e sorridenti e pensosi. Bellissimi piccoli ometti e donnine per bene, anche quando giocano tra di loro... con il maschietto sempre attento a non prevaricare sulla sorellina o l'amichetta.
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Oh, finalmente, Ideaprima! Questo e' un bel post! Persevera.
ideaprima
sì, Chenick .... lo inserirò nel mio libro sulla Cambogia, contento?
ma ti faccio presente che di post "belli" ma pure "molto belli" ne ho scritti diversi :)
non te ne eri mai accorto?
Io sì.
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Adesso non ti allargare! :-)
ideaprima
per nulla...
ma neppure restringere.
Sono ciò che sono...:)
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Tutti siamo quel che siamo, ma nessuno appare per quel che e', tanto meno
a se stesso.
ideaprima
io mi conosco, invece.
Ma non ti avrà sconvolto quel poco pochissimo che ho detto di me?
------------------------
No, e' che leggevo Tiziano Terzani, una volta... anche sui bambini cambogiani.
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vedi che faccio bene a non parlare mai di me stessa?
.... ahahahaah!
(ora basta, però...)
Carlo Pierini
2018-03-10 19:32:20 UTC
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Post by t***@libero.it
Dopo che “tutta la città ne parla”, e poi la società passa ad altro senza una diagnosi, aspettiamo il prossimo “femminicidio”: già il termine mette fuori strada, serve come falsa diagnosi ideologica (un “delitto di genere”, ho sentito persino dire) che assolve la “cultura” corrente, quella della liberazione sessuale, e della società che si gloria di non essere “repressiva”.
A costo di ripetersi, bisogna richiamare l’idea della “invasione verticale dei barbari”. Ogni nuova generazione di neonati è una invasione di barbari che invadono non dall’esterno, ma dall’interno e dal basso la società; la società ha il compito di educarli, disciplinarli, renderli civili prima che diventino adulti. Il che significa anche – soprattutto – fargli subire dei sacrifici e delle sconfitte esistenziali, in modo da far maturare i loro caratteri.
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5 anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa. Il treenne mette a segno infatti numerosi tentativi di omicidio – di fratelli, di papà e mamme, di cani e gatti, di oggetti che lo ostacolano in qualunque modo e non pochi atti di autolesionismo criminale (ingoiare autmobiline…). Se poche delle sue stragi vanno a buon fine, è perché non ha tanti mezzi per far danni; non ha l’autonomia economica, né la patente di guida e ancor meno la disponibilità di una pistola (quando riesce a metter le mani su un’arma incustodita, il caro piccino non esista a far fuoco sulla sorellina: e allora ne parlano i giornali). E’ per questo che i genitori tengono fuori dalla sua portata coltelli, accendini, materie esplodenti, alcol, medicinali; e controllano il piccolo mostro continuamente. A poco a poco imparerà a sue spese che né gli altri esseri viventi né il mondo sono al suo servizio per soddisfare le sue voglie, prenderà zuccate e ceffoni, prima dal papà poi dal capufficio, dal caporale, dalla società in generale, e apprenderà quel che Freud chiamava “il principio di realtà”. Stroncherà la sua infantile violenza, insomma lo civilizzerà – perché “civiltà è il grande sforzo collettivo di ridurre la violenza ad ultima ratio”.
Ora, pensate a uno di questi piccoli mostri che entra in una società che si gloria di essere adulta e matura, di avere abolito ogni forma di “repressione”, che ogni giorno celebra la propria liberazione da tutti i pregiudizi, quindi da ogni gerarchia e di tutti i tabù moralistici, tipo l’antipatica distinzione fra “bene” e “male” (cosiddetti); dove i genitori prendono ogni cura per risparmiargli ogni “frustrazione”, ogni pressione dell’ambiente, tensione, sforzo e ogni dovere; scansano ogni ostacolo che si trovi davanti, vogliono essere suoi amici invece che suoi superiori. Lo mandano in una scuola che si vanta di essere “non repressiva”, di non bocciarlo mai e poi mai, che si sforza di “farlo divertire”, anzi prova a confondere il confine tra “studio” e “divertimento”; una scuola che sostanzialmente lo incita a “esprimere le proprie inclinazioni, ed opinioni”, ossia (a quello stadio) le proprie narcisistiche emozioni. Ben presto egli apprende di essere cittadino di una repubblica, quindi che lui ha per nascita solo dei “diritti”, specie quello ad essere felice, mentre l’insieme degli organi di comunicazione e propaganda gli instillano nella piccola testa omicida l’idea che non ha dovere alcuno, verso nessuno, se non verso se stesso: “Soddisfa la tua sete!”, “Sei nella società dei consumi, nell’abbondanza senza sforzo!” “Tutto ti è permesso, a nulla sei obbligato!” …Nel frattempo il mostro non è più tanto piccolo, diventa grande e grosso, mette su il pelo, gli si ingrossano gli organi sessuali, aumenta il testosterone: è Conan, sempre treene ma ora temibile. A quel punto, per legge, la società lo considera adulto (guai se non lo facesse) anziché bisognoso di controllo, e lo ammette alle gioie dello stato adulto, – che oggi consistono soprattutto nella liberazione sessuale. E’ un punto cruciale: quando aveva tre anni, almeno, il piccino era sì una belva pronta a tutti i delitti pur di soddisfare le sue voglie, ma era “innocente”; non conosceva ancora le voglie della libidine, incoercibili se non ti insegnano a regolarle, sublimarle e (eh sì) reprimerle. Reprimerle? Non sia mai! Anzi è glorioso dar loro sfogo, siamo una società liberata! Nessuno lo avvisa che il sesso, lungi dall’essere “facile”, è un abisso oscuro e tempestoso, di lampi e sconfitte e ripugnanze radicali, che confina col demoniaco e sconfina spesso nel satanico – il luogo in cui a un bambino dovrebbe esser vietato entrare.
Siccome ha il pelo pubico e la voce di un adulto maschio, anche le ragazze credono che sia un adulto; ci si fidanzano – il che significa che ci vanno a letto. Poi lo lasciano, perché lui è noioso e non ha nulla dentro, “si fidanzano” con un altro, perché anche le ragazze hanno diritto alla felicità sessuale.
Rimasto a tre anni di età morale e mentale, non sa – non può ammettere – che la sua fidanzatina ha una volontà propria, diversa dalla sua. Non riesce proprio a capire come quella “cosa” bionda prima stava con lui egli faceva quelle cose, ed ora le fa’ a un altro: è “sua”! Prova un dolore acuto – il maschio abbandonato – che non sa cosa sia. Sa solo una cosa: è la cosa bionda che glielo provoca, e se lui la elimina, il dolore sparirà.
Il fatto è che adesso, lui – siccome in qualche modo “funziona” nella società (che si contenta davvero di poco) – ha un lavoro uno stipendio, persino il porto d’armi, e guida l’auto. E nessun genitore tiene fuori della sua portata l’accendino e la bottiglia dell’alcol.
L’età infantile del mostro, del barbaro lasciato crescere senza civilizzarlo, è mostrata da un fatto evidente: non pensa nemmeno un attimo alle conseguenze del suo omicidio, la prigioni, la carcerazione per decenni. Ha premeditato l’assassinio quel tanto che basta, s’è portato la bottiglia di alcol; ma non ha alcuna capacità di prevedere “oltre”, non riesce a immaginare il dopo, imprevidente come appunto un barbaro selvaggio negroide. Non si è preordinato alcun alibi, ha negato l’evidenza: “No..non sono stato io!”. La scusa del piccino di 2 anni che ha rotto la finestra a sassate.
Così succede, una quarantina di volte quest’anno. E’ la società “liberata” che non sa più civilizzare i suoi barbari verticali, è la società progressista che non sa (né vuole) trasmettere il Progresso; ad ogni generazione cade in un gradino più basso della barbarie, perché gli “educatori” sono essi stessi di una generazione precedente che non è stata civilizzata. E lo chiamano “femminicidio”.
E’ inutile che vi dica come dovrebbe essere una società capace di civilizzare i barbari verticali, che sappia renderli virilmente adulti, continenti, cavallereschi, dotati di senso della dignità e dell’onore – ossia della vergogna di compiere atti bassi contro i più deboli. Inutile che vi canti le lodi del “controllo sociale”, del giudizio sociale che premeva su molti dei peggiori e li faceva essere meno pessimi; strillereste che voglio la società bigotta, insopportabilmente repressiva, ormai superata dal progresso e dalla libertà; una società dove un giovane e una giovane “si parlavano” sul divano di casa, alla presenza (orribilmente noiosa) della nonna o della sorellina…. Sicché tocca a voi, ragazze.
Abbiate almeno la coscienza di intuire che la “Libertà sessuale” vi ha reso delle schiave sessuali; che vi spinge a proporvi solo come oggetti di seduzione, e senza la nonna sul divano che vi evita l’irreparabile. Sappiate almeno riconoscere i sintomi del piccolo criminale infantile nel torsolone palestrato e col pelo pubico, il Conan non civilizzato nel tizio con cui andate a letto. Vorrei dirvi: negategliela, a questi qui; siate come le dame del tempo che fu, che si negavano a chi non fosse “prode e cortese”, e civilizzarono i maschi germani facendone dei cavalieri obbligandoli a procrastinare, a sospirare il piacere – che poi non arrivava mai, magari.
Ma so che chiedo troppo.
Al prossimo femminicidio, non vi accontentate della diagnosi falsa e ideologica, ipocrita, con cui la società si auto-assolve. Almeno questo, ragazze.
MAURIZIO BLONDET
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e quindi vede i bambini attraverso gli occhiali deformanti dei suoi pregiudizi intellettuali nei confronti dell'essere umano in generale), oppure ha avuto dei figli mal educati, cioè esasperati e irritati dal suo atteggiamento antipedagogico di genitore che vede in loro delle bestie da domare a cui si devono inculcare dal di fuori, con le buone o con le cattive, i principi morali di convivenza civile. Mi ricorda mio padre che, in gioventù, ho detestato con tutto il mio cuore, almeno fin quando non ho iniziato a lavorare e me ne sono andato a vivere per conto mio.
L'idea di Blondet mi sembra una variante di quelle di Freud, o di Dawkins in cui, però, il "gene egoista" è sostituito dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come un "corpo estraneo" da inculcare dall'esterno con la forza. E, paradossalmente, è proprio questo atteggiamento genitoriale ciò che contribuisce a convertire dei figli in "barbari", cioè in ribelli astiosi e pronti alla violenza e alla delinquenza.

Mi congratulo con te che, da psicologo sedicente "quasi junghiano", sottoscrivi pubblicamente delle idee così superficiali, distorte e anti-pedagogiche.
Chenickname
2018-03-10 19:38:48 UTC
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Dopo che “tutta la città ne parla”, e poi la società passa ad altro senza una diagnosi, aspettiamo il prossimo “femminicidio”: già il termine mette fuori strada, serve come falsa diagnosi ideologica (un “delitto di genere”, ho sentito persino dire) che assolve la “cultura” corrente, quella della liberazione sessuale, e della società che si gloria di non essere “repressiva”.
A costo di ripetersi, bisogna richiamare l’idea della “invasione verticale dei barbari”. Ogni nuova generazione di neonati è una invasione di barbari che invadono non dall’esterno, ma dall’interno e dal basso la società; la società ha il compito di educarli, disciplinarli, renderli civili prima che diventino adulti. Il che significa anche – soprattutto – fargli subire dei sacrifici e delle sconfitte esistenziali, in modo da far maturare i loro caratteri.
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5 anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa. Il treenne mette a segno infatti numerosi tentativi di omicidio – di fratelli, di papà e mamme, di cani e gatti, di oggetti che lo ostacolano in qualunque modo e non pochi atti di autolesionismo criminale (ingoiare autmobiline…). Se poche delle sue stragi vanno a buon fine, è perché non ha tanti mezzi per far danni; non ha l’autonomia economica, né la patente di guida e ancor meno la disponibilità di una pistola (quando riesce a metter le mani su un’arma incustodita, il caro piccino non esista a far fuoco sulla sorellina: e allora ne parlano i giornali). E’ per questo che i genitori tengono fuori dalla sua portata coltelli, accendini, materie esplodenti, alcol, medicinali; e controllano il piccolo mostro continuamente. A poco a poco imparerà a sue spese che né gli altri esseri viventi né il mondo sono al suo servizio per soddisfare le sue voglie, prenderà zuccate e ceffoni, prima dal papà poi dal capufficio, dal caporale, dalla società in generale, e apprenderà quel che Freud chiamava “il principio di realtà”. Stroncherà la sua infantile violenza, insomma lo civilizzerà – perché “civiltà è il grande sforzo collettivo di ridurre la violenza ad ultima ratio”.
Ora, pensate a uno di questi piccoli mostri che entra in una società che si gloria di essere adulta e matura, di avere abolito ogni forma di “repressione”, che ogni giorno celebra la propria liberazione da tutti i pregiudizi, quindi da ogni gerarchia e di tutti i tabù moralistici, tipo l’antipatica distinzione fra “bene” e “male” (cosiddetti); dove i genitori prendono ogni cura per risparmiargli ogni “frustrazione”, ogni pressione dell’ambiente, tensione, sforzo e ogni dovere; scansano ogni ostacolo che si trovi davanti, vogliono essere suoi amici invece che suoi superiori. Lo mandano in una scuola che si vanta di essere “non repressiva”, di non bocciarlo mai e poi mai, che si sforza di “farlo divertire”, anzi prova a confondere il confine tra “studio” e “divertimento”; una scuola che sostanzialmente lo incita a “esprimere le proprie inclinazioni, ed opinioni”, ossia (a quello stadio) le proprie narcisistiche emozioni. Ben presto egli apprende di essere cittadino di una repubblica, quindi che lui ha per nascita solo dei “diritti”, specie quello ad essere felice, mentre l’insieme degli organi di comunicazione e propaganda gli instillano nella piccola testa omicida l’idea che non ha dovere alcuno, verso nessuno, se non verso se stesso: “Soddisfa la tua sete!”, “Sei nella società dei consumi, nell’abbondanza senza sforzo!” “Tutto ti è permesso, a nulla sei obbligato!” …Nel frattempo il mostro non è più tanto piccolo, diventa grande e grosso, mette su il pelo, gli si ingrossano gli organi sessuali, aumenta il testosterone: è Conan, sempre treene ma ora temibile. A quel punto, per legge, la società lo considera adulto (guai se non lo facesse) anziché bisognoso di controllo, e lo ammette alle gioie dello stato adulto, – che oggi consistono soprattutto nella liberazione sessuale. E’ un punto cruciale: quando aveva tre anni, almeno, il piccino era sì una belva pronta a tutti i delitti pur di soddisfare le sue voglie, ma era “innocente”; non conosceva ancora le voglie della libidine, incoercibili se non ti insegnano a regolarle, sublimarle e (eh sì) reprimerle. Reprimerle? Non sia mai! Anzi è glorioso dar loro sfogo, siamo una società liberata! Nessuno lo avvisa che il sesso, lungi dall’essere “facile”, è un abisso oscuro e tempestoso, di lampi e sconfitte e ripugnanze radicali, che confina col demoniaco e sconfina spesso nel satanico – il luogo in cui a un bambino dovrebbe esser vietato entrare.
Siccome ha il pelo pubico e la voce di un adulto maschio, anche le ragazze credono che sia un adulto; ci si fidanzano – il che significa che ci vanno a letto. Poi lo lasciano, perché lui è noioso e non ha nulla dentro, “si fidanzano” con un altro, perché anche le ragazze hanno diritto alla felicità sessuale.
Rimasto a tre anni di età morale e mentale, non sa – non può ammettere – che la sua fidanzatina ha una volontà propria, diversa dalla sua. Non riesce proprio a capire come quella “cosa” bionda prima stava con lui egli faceva quelle cose, ed ora le fa’ a un altro: è “sua”! Prova un dolore acuto – il maschio abbandonato – che non sa cosa sia. Sa solo una cosa: è la cosa bionda che glielo provoca, e se lui la elimina, il dolore sparirà.
Il fatto è che adesso, lui – siccome in qualche modo “funziona” nella società (che si contenta davvero di poco) – ha un lavoro uno stipendio, persino il porto d’armi, e guida l’auto. E nessun genitore tiene fuori della sua portata l’accendino e la bottiglia dell’alcol.
L’età infantile del mostro, del barbaro lasciato crescere senza civilizzarlo, è mostrata da un fatto evidente: non pensa nemmeno un attimo alle conseguenze del suo omicidio, la prigioni, la carcerazione per decenni. Ha premeditato l’assassinio quel tanto che basta, s’è portato la bottiglia di alcol; ma non ha alcuna capacità di prevedere “oltre”, non riesce a immaginare il dopo, imprevidente come appunto un barbaro selvaggio negroide. Non si è preordinato alcun alibi, ha negato l’evidenza: “No..non sono stato io!”. La scusa del piccino di 2 anni che ha rotto la finestra a sassate.
Così succede, una quarantina di volte quest’anno. E’ la società “liberata” che non sa più civilizzare i suoi barbari verticali, è la società progressista che non sa (né vuole) trasmettere il Progresso; ad ogni generazione cade in un gradino più basso della barbarie, perché gli “educatori” sono essi stessi di una generazione precedente che non è stata civilizzata. E lo chiamano “femminicidio”.
E’ inutile che vi dica come dovrebbe essere una società capace di civilizzare i barbari verticali, che sappia renderli virilmente adulti, continenti, cavallereschi, dotati di senso della dignità e dell’onore – ossia della vergogna di compiere atti bassi contro i più deboli. Inutile che vi canti le lodi del “controllo sociale”, del giudizio sociale che premeva su molti dei peggiori e li faceva essere meno pessimi; strillereste che voglio la società bigotta, insopportabilmente repressiva, ormai superata dal progresso e dalla libertà; una società dove un giovane e una giovane “si parlavano” sul divano di casa, alla presenza (orribilmente noiosa) della nonna o della sorellina…. Sicché tocca a voi, ragazze.
Abbiate almeno la coscienza di intuire che la “Libertà sessuale” vi ha reso delle schiave sessuali; che vi spinge a proporvi solo come oggetti di seduzione, e senza la nonna sul divano che vi evita l’irreparabile. Sappiate almeno riconoscere i sintomi del piccolo criminale infantile nel torsolone palestrato e col pelo pubico, il Conan non civilizzato nel tizio con cui andate a letto. Vorrei dirvi: negategliela, a questi qui; siate come le dame del tempo che fu, che si negavano a chi non fosse “prode e cortese”, e civilizzarono i maschi germani facendone dei cavalieri obbligandoli a procrastinare, a sospirare il piacere – che poi non arrivava mai, magari.
Ma so che chiedo troppo.
Al prossimo femminicidio, non vi accontentate della diagnosi falsa e ideologica, ipocrita, con cui la società si auto-assolve. Almeno questo, ragazze.
MAURIZIO BLONDET
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e quindi vede i bambini attraverso gli occhiali deformanti dei suoi pregiudizi intellettuali nei confronti dell'essere umano in generale), oppure ha avuto dei figli mal educati, cioè esasperati e irritati dal suo atteggiamento antipedagogico di genitore che vede in loro delle bestie da domare a cui si devono inculcare dal di fuori, con le buone o con le cattive, i principi morali di convivenza civile. Mi ricorda mio padre che, in gioventù, ho detestato con tutto il mio cuore, almeno fin quando non ho iniziato a lavorare e me ne sono andato a vivere per conto mio.
L'idea di Blondet mi sembra una variante di quelle di Freud, o di Dawkins in cui, però, il "gene egoista" è sostituito dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come un "corpo estraneo" da inculcare dall'esterno con la forza. E, paradossalmente, è proprio questo atteggiamento genitoriale ciò che contribuisce a convertire dei figli in "barbari", cioè in ribelli astiosi e pronti alla violenza e alla delinquenza.
Mi congratulo con te che, da psicologo sedicente "quasi junghiano", sottoscrivi pubblicamente delle idee così superficiali, distorte e anti-pedagogiche.
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Guarda che e' lo stesso Blondet che hai linkato tu contro Darwin! :-) :-)
Carlo Pierini
2018-03-10 21:45:58 UTC
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Dopo che “tutta la città ne parla”, e poi la società passa ad altro senza una diagnosi, aspettiamo il prossimo “femminicidio”: già il termine mette fuori strada, serve come falsa diagnosi ideologica (un “delitto di genere”, ho sentito persino dire) che assolve la “cultura” corrente, quella della liberazione sessuale, e della società che si gloria di non essere “repressiva”.
A costo di ripetersi, bisogna richiamare l’idea della “invasione verticale dei barbari”. Ogni nuova generazione di neonati è una invasione di barbari che invadono non dall’esterno, ma dall’interno e dal basso la società; la società ha il compito di educarli, disciplinarli, renderli civili prima che diventino adulti. Il che significa anche – soprattutto – fargli subire dei sacrifici e delle sconfitte esistenziali, in modo da far maturare i loro caratteri.
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5 anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa. Il treenne mette a segno infatti numerosi tentativi di omicidio – di fratelli, di papà e mamme, di cani e gatti, di oggetti che lo ostacolano in qualunque modo e non pochi atti di autolesionismo criminale (ingoiare autmobiline…). Se poche delle sue stragi vanno a buon fine, è perché non ha tanti mezzi per far danni; non ha l’autonomia economica, né la patente di guida e ancor meno la disponibilità di una pistola (quando riesce a metter le mani su un’arma incustodita, il caro piccino non esista a far fuoco sulla sorellina: e allora ne parlano i giornali). E’ per questo che i genitori tengono fuori dalla sua portata coltelli, accendini, materie esplodenti, alcol, medicinali; e controllano il piccolo mostro continuamente. A poco a poco imparerà a sue spese che né gli altri esseri viventi né il mondo sono al suo servizio per soddisfare le sue voglie, prenderà zuccate e ceffoni, prima dal papà poi dal capufficio, dal caporale, dalla società in generale, e apprenderà quel che Freud chiamava “il principio di realtà”. Stroncherà la sua infantile violenza, insomma lo civilizzerà – perché “civiltà è il grande sforzo collettivo di ridurre la violenza ad ultima ratio”.
Ora, pensate a uno di questi piccoli mostri che entra in una società che si gloria di essere adulta e matura, di avere abolito ogni forma di “repressione”, che ogni giorno celebra la propria liberazione da tutti i pregiudizi, quindi da ogni gerarchia e di tutti i tabù moralistici, tipo l’antipatica distinzione fra “bene” e “male” (cosiddetti); dove i genitori prendono ogni cura per risparmiargli ogni “frustrazione”, ogni pressione dell’ambiente, tensione, sforzo e ogni dovere; scansano ogni ostacolo che si trovi davanti, vogliono essere suoi amici invece che suoi superiori. Lo mandano in una scuola che si vanta di essere “non repressiva”, di non bocciarlo mai e poi mai, che si sforza di “farlo divertire”, anzi prova a confondere il confine tra “studio” e “divertimento”; una scuola che sostanzialmente lo incita a “esprimere le proprie inclinazioni, ed opinioni”, ossia (a quello stadio) le proprie narcisistiche emozioni. Ben presto egli apprende di essere cittadino di una repubblica, quindi che lui ha per nascita solo dei “diritti”, specie quello ad essere felice, mentre l’insieme degli organi di comunicazione e propaganda gli instillano nella piccola testa omicida l’idea che non ha dovere alcuno, verso nessuno, se non verso se stesso: “Soddisfa la tua sete!”, “Sei nella società dei consumi, nell’abbondanza senza sforzo!” “Tutto ti è permesso, a nulla sei obbligato!” …Nel frattempo il mostro non è più tanto piccolo, diventa grande e grosso, mette su il pelo, gli si ingrossano gli organi sessuali, aumenta il testosterone: è Conan, sempre treene ma ora temibile. A quel punto, per legge, la società lo considera adulto (guai se non lo facesse) anziché bisognoso di controllo, e lo ammette alle gioie dello stato adulto, – che oggi consistono soprattutto nella liberazione sessuale. E’ un punto cruciale: quando aveva tre anni, almeno, il piccino era sì una belva pronta a tutti i delitti pur di soddisfare le sue voglie, ma era “innocente”; non conosceva ancora le voglie della libidine, incoercibili se non ti insegnano a regolarle, sublimarle e (eh sì) reprimerle. Reprimerle? Non sia mai! Anzi è glorioso dar loro sfogo, siamo una società liberata! Nessuno lo avvisa che il sesso, lungi dall’essere “facile”, è un abisso oscuro e tempestoso, di lampi e sconfitte e ripugnanze radicali, che confina col demoniaco e sconfina spesso nel satanico – il luogo in cui a un bambino dovrebbe esser vietato entrare.
Siccome ha il pelo pubico e la voce di un adulto maschio, anche le ragazze credono che sia un adulto; ci si fidanzano – il che significa che ci vanno a letto. Poi lo lasciano, perché lui è noioso e non ha nulla dentro, “si fidanzano” con un altro, perché anche le ragazze hanno diritto alla felicità sessuale.
Rimasto a tre anni di età morale e mentale, non sa – non può ammettere – che la sua fidanzatina ha una volontà propria, diversa dalla sua. Non riesce proprio a capire come quella “cosa” bionda prima stava con lui egli faceva quelle cose, ed ora le fa’ a un altro: è “sua”! Prova un dolore acuto – il maschio abbandonato – che non sa cosa sia. Sa solo una cosa: è la cosa bionda che glielo provoca, e se lui la elimina, il dolore sparirà.
Il fatto è che adesso, lui – siccome in qualche modo “funziona” nella società (che si contenta davvero di poco) – ha un lavoro uno stipendio, persino il porto d’armi, e guida l’auto. E nessun genitore tiene fuori della sua portata l’accendino e la bottiglia dell’alcol.
L’età infantile del mostro, del barbaro lasciato crescere senza civilizzarlo, è mostrata da un fatto evidente: non pensa nemmeno un attimo alle conseguenze del suo omicidio, la prigioni, la carcerazione per decenni. Ha premeditato l’assassinio quel tanto che basta, s’è portato la bottiglia di alcol; ma non ha alcuna capacità di prevedere “oltre”, non riesce a immaginare il dopo, imprevidente come appunto un barbaro selvaggio negroide. Non si è preordinato alcun alibi, ha negato l’evidenza: “No..non sono stato io!”. La scusa del piccino di 2 anni che ha rotto la finestra a sassate.
Così succede, una quarantina di volte quest’anno. E’ la società “liberata” che non sa più civilizzare i suoi barbari verticali, è la società progressista che non sa (né vuole) trasmettere il Progresso; ad ogni generazione cade in un gradino più basso della barbarie, perché gli “educatori” sono essi stessi di una generazione precedente che non è stata civilizzata. E lo chiamano “femminicidio”.
E’ inutile che vi dica come dovrebbe essere una società capace di civilizzare i barbari verticali, che sappia renderli virilmente adulti, continenti, cavallereschi, dotati di senso della dignità e dell’onore – ossia della vergogna di compiere atti bassi contro i più deboli. Inutile che vi canti le lodi del “controllo sociale”, del giudizio sociale che premeva su molti dei peggiori e li faceva essere meno pessimi; strillereste che voglio la società bigotta, insopportabilmente repressiva, ormai superata dal progresso e dalla libertà; una società dove un giovane e una giovane “si parlavano” sul divano di casa, alla presenza (orribilmente noiosa) della nonna o della sorellina…. Sicché tocca a voi, ragazze.
Abbiate almeno la coscienza di intuire che la “Libertà sessuale” vi ha reso delle schiave sessuali; che vi spinge a proporvi solo come oggetti di seduzione, e senza la nonna sul divano che vi evita l’irreparabile. Sappiate almeno riconoscere i sintomi del piccolo criminale infantile nel torsolone palestrato e col pelo pubico, il Conan non civilizzato nel tizio con cui andate a letto. Vorrei dirvi: negategliela, a questi qui; siate come le dame del tempo che fu, che si negavano a chi non fosse “prode e cortese”, e civilizzarono i maschi germani facendone dei cavalieri obbligandoli a procrastinare, a sospirare il piacere – che poi non arrivava mai, magari.
Ma so che chiedo troppo.
Al prossimo femminicidio, non vi accontentate della diagnosi falsa e ideologica, ipocrita, con cui la società si auto-assolve. Almeno questo, ragazze.
MAURIZIO BLONDET
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e quindi vede i bambini attraverso gli occhiali deformanti dei suoi pregiudizi intellettuali nei confronti dell'essere umano in generale), oppure ha avuto dei figli mal educati, cioè esasperati e irritati dal suo atteggiamento antipedagogico di genitore che vede in loro delle bestie da domare a cui si devono inculcare dal di fuori, con le buone o con le cattive, i principi morali di convivenza civile. Mi ricorda mio padre che, in gioventù, ho detestato con tutto il mio cuore, almeno fin quando non ho iniziato a lavorare e me ne sono andato a vivere per conto mio.
L'idea di Blondet mi sembra una variante di quelle di Freud, o di Dawkins in cui, però, il "gene egoista" è sostituito dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come un "corpo estraneo" da inculcare dall'esterno con la forza. E, paradossalmente, è proprio questo atteggiamento genitoriale ciò che contribuisce a convertire dei figli in "barbari", cioè in ribelli astiosi e pronti alla violenza e alla delinquenza.
Mi congratulo con te che, da psicologo sedicente "quasi junghiano", sottoscrivi pubblicamente delle idee così superficiali, distorte e anti-pedagogiche.
NICK
Guarda che e' lo stesso Blondet che hai linkato tu contro Darwin! :-) :-)
CARLO
Lo so, è il suo libro che mi ha portato a tutti gli altri. Ma il suo essere anti-darwinista non lo assolve dalle turpitudini che ha scritto sulla natura umana.
t***@libero.it
2018-03-11 00:53:58 UTC
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Post by Carlo Pierini
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Dopo che “tutta la città ne parla”, e poi la società passa ad altro senza una diagnosi, aspettiamo il prossimo “femminicidio”: già il termine mette fuori strada, serve come falsa diagnosi ideologica (un “delitto di genere”, ho sentito persino dire) che assolve la “cultura” corrente, quella della liberazione sessuale, e della società che si gloria di non essere “repressiva”.
A costo di ripetersi, bisogna richiamare l’idea della “invasione verticale dei barbari”. Ogni nuova generazione di neonati è una invasione di barbari che invadono non dall’esterno, ma dall’interno e dal basso la società; la società ha il compito di educarli, disciplinarli, renderli civili prima che diventino adulti. Il che significa anche – soprattutto – fargli subire dei sacrifici e delle sconfitte esistenziali, in modo da far maturare i loro caratteri.
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5 anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa. Il treenne mette a segno infatti numerosi tentativi di omicidio – di fratelli, di papà e mamme, di cani e gatti, di oggetti che lo ostacolano in qualunque modo e non pochi atti di autolesionismo criminale (ingoiare autmobiline…). Se poche delle sue stragi vanno a buon fine, è perché non ha tanti mezzi per far danni; non ha l’autonomia economica, né la patente di guida e ancor meno la disponibilità di una pistola (quando riesce a metter le mani su un’arma incustodita, il caro piccino non esista a far fuoco sulla sorellina: e allora ne parlano i giornali). E’ per questo che i genitori tengono fuori dalla sua portata coltelli, accendini, materie esplodenti, alcol, medicinali; e controllano il piccolo mostro continuamente. A poco a poco imparerà a sue spese che né gli altri esseri viventi né il mondo sono al suo servizio per soddisfare le sue voglie, prenderà zuccate e ceffoni, prima dal papà poi dal capufficio, dal caporale, dalla società in generale, e apprenderà quel che Freud chiamava “il principio di realtà”. Stroncherà la sua infantile violenza, insomma lo civilizzerà – perché “civiltà è il grande sforzo collettivo di ridurre la violenza ad ultima ratio”.
Ora, pensate a uno di questi piccoli mostri che entra in una società che si gloria di essere adulta e matura, di avere abolito ogni forma di “repressione”, che ogni giorno celebra la propria liberazione da tutti i pregiudizi, quindi da ogni gerarchia e di tutti i tabù moralistici, tipo l’antipatica distinzione fra “bene” e “male” (cosiddetti); dove i genitori prendono ogni cura per risparmiargli ogni “frustrazione”, ogni pressione dell’ambiente, tensione, sforzo e ogni dovere; scansano ogni ostacolo che si trovi davanti, vogliono essere suoi amici invece che suoi superiori. Lo mandano in una scuola che si vanta di essere “non repressiva”, di non bocciarlo mai e poi mai, che si sforza di “farlo divertire”, anzi prova a confondere il confine tra “studio” e “divertimento”; una scuola che sostanzialmente lo incita a “esprimere le proprie inclinazioni, ed opinioni”, ossia (a quello stadio) le proprie narcisistiche emozioni. Ben presto egli apprende di essere cittadino di una repubblica, quindi che lui ha per nascita solo dei “diritti”, specie quello ad essere felice, mentre l’insieme degli organi di comunicazione e propaganda gli instillano nella piccola testa omicida l’idea che non ha dovere alcuno, verso nessuno, se non verso se stesso: “Soddisfa la tua sete!”, “Sei nella società dei consumi, nell’abbondanza senza sforzo!” “Tutto ti è permesso, a nulla sei obbligato!” …Nel frattempo il mostro non è più tanto piccolo, diventa grande e grosso, mette su il pelo, gli si ingrossano gli organi sessuali, aumenta il testosterone: è Conan, sempre treene ma ora temibile. A quel punto, per legge, la società lo considera adulto (guai se non lo facesse) anziché bisognoso di controllo, e lo ammette alle gioie dello stato adulto, – che oggi consistono soprattutto nella liberazione sessuale. E’ un punto cruciale: quando aveva tre anni, almeno, il piccino era sì una belva pronta a tutti i delitti pur di soddisfare le sue voglie, ma era “innocente”; non conosceva ancora le voglie della libidine, incoercibili se non ti insegnano a regolarle, sublimarle e (eh sì) reprimerle. Reprimerle? Non sia mai! Anzi è glorioso dar loro sfogo, siamo una società liberata! Nessuno lo avvisa che il sesso, lungi dall’essere “facile”, è un abisso oscuro e tempestoso, di lampi e sconfitte e ripugnanze radicali, che confina col demoniaco e sconfina spesso nel satanico – il luogo in cui a un bambino dovrebbe esser vietato entrare.
Siccome ha il pelo pubico e la voce di un adulto maschio, anche le ragazze credono che sia un adulto; ci si fidanzano – il che significa che ci vanno a letto. Poi lo lasciano, perché lui è noioso e non ha nulla dentro, “si fidanzano” con un altro, perché anche le ragazze hanno diritto alla felicità sessuale.
Rimasto a tre anni di età morale e mentale, non sa – non può ammettere – che la sua fidanzatina ha una volontà propria, diversa dalla sua. Non riesce proprio a capire come quella “cosa” bionda prima stava con lui egli faceva quelle cose, ed ora le fa’ a un altro: è “sua”! Prova un dolore acuto – il maschio abbandonato – che non sa cosa sia. Sa solo una cosa: è la cosa bionda che glielo provoca, e se lui la elimina, il dolore sparirà.
Il fatto è che adesso, lui – siccome in qualche modo “funziona” nella società (che si contenta davvero di poco) – ha un lavoro uno stipendio, persino il porto d’armi, e guida l’auto. E nessun genitore tiene fuori della sua portata l’accendino e la bottiglia dell’alcol.
L’età infantile del mostro, del barbaro lasciato crescere senza civilizzarlo, è mostrata da un fatto evidente: non pensa nemmeno un attimo alle conseguenze del suo omicidio, la prigioni, la carcerazione per decenni. Ha premeditato l’assassinio quel tanto che basta, s’è portato la bottiglia di alcol; ma non ha alcuna capacità di prevedere “oltre”, non riesce a immaginare il dopo, imprevidente come appunto un barbaro selvaggio negroide. Non si è preordinato alcun alibi, ha negato l’evidenza: “No..non sono stato io!”. La scusa del piccino di 2 anni che ha rotto la finestra a sassate.
Così succede, una quarantina di volte quest’anno. E’ la società “liberata” che non sa più civilizzare i suoi barbari verticali, è la società progressista che non sa (né vuole) trasmettere il Progresso; ad ogni generazione cade in un gradino più basso della barbarie, perché gli “educatori” sono essi stessi di una generazione precedente che non è stata civilizzata. E lo chiamano “femminicidio”.
E’ inutile che vi dica come dovrebbe essere una società capace di civilizzare i barbari verticali, che sappia renderli virilmente adulti, continenti, cavallereschi, dotati di senso della dignità e dell’onore – ossia della vergogna di compiere atti bassi contro i più deboli. Inutile che vi canti le lodi del “controllo sociale”, del giudizio sociale che premeva su molti dei peggiori e li faceva essere meno pessimi; strillereste che voglio la società bigotta, insopportabilmente repressiva, ormai superata dal progresso e dalla libertà; una società dove un giovane e una giovane “si parlavano” sul divano di casa, alla presenza (orribilmente noiosa) della nonna o della sorellina…. Sicché tocca a voi, ragazze.
Abbiate almeno la coscienza di intuire che la “Libertà sessuale” vi ha reso delle schiave sessuali; che vi spinge a proporvi solo come oggetti di seduzione, e senza la nonna sul divano che vi evita l’irreparabile. Sappiate almeno riconoscere i sintomi del piccolo criminale infantile nel torsolone palestrato e col pelo pubico, il Conan non civilizzato nel tizio con cui andate a letto. Vorrei dirvi: negategliela, a questi qui; siate come le dame del tempo che fu, che si negavano a chi non fosse “prode e cortese”, e civilizzarono i maschi germani facendone dei cavalieri obbligandoli a procrastinare, a sospirare il piacere – che poi non arrivava mai, magari.
Ma so che chiedo troppo.
Al prossimo femminicidio, non vi accontentate della diagnosi falsa e ideologica, ipocrita, con cui la società si auto-assolve. Almeno questo, ragazze.
MAURIZIO BLONDET
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e quindi vede i bambini attraverso gli occhiali deformanti dei suoi pregiudizi intellettuali nei confronti dell'essere umano in generale), oppure ha avuto dei figli mal educati, cioè esasperati e irritati dal suo atteggiamento antipedagogico di genitore che vede in loro delle bestie da domare a cui si devono inculcare dal di fuori, con le buone o con le cattive, i principi morali di convivenza civile. Mi ricorda mio padre che, in gioventù, ho detestato con tutto il mio cuore, almeno fin quando non ho iniziato a lavorare e me ne sono andato a vivere per conto mio.
L'idea di Blondet mi sembra una variante di quelle di Freud, o di Dawkins in cui, però, il "gene egoista" è sostituito dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come un "corpo estraneo" da inculcare dall'esterno con la forza. E, paradossalmente, è proprio questo atteggiamento genitoriale ciò che contribuisce a convertire dei figli in "barbari", cioè in ribelli astiosi e pronti alla violenza e alla delinquenza.
Mi congratulo con te che, da psicologo sedicente "quasi junghiano", sottoscrivi pubblicamente delle idee così superficiali, distorte e anti-pedagogiche.
NICK
Guarda che e' lo stesso Blondet che hai linkato tu contro Darwin! :-) :-)
CARLO
Lo so, è il suo libro che mi ha portato a tutti gli altri. Ma il suo essere anti-darwinista non lo assolve dalle turpitudini che ha scritto sulla natura umana.
...ma te, non capisci mai un cazzo e pensi di compensarlo con le risposte logorroiche ?
Il discorso è semplicismo:
la generazione di deficienti del '68 ha fatto figli stradeficienti che ha loro volta ne hanno partoriti degli ancor più stradeficienti che, infine, hanno partorito quelli attuali, deficienti come i loro nonni al cubo.
Ma tu, dove cazzo vivi ?
Non li vedi i frutti del "bambinocentrismo" ?
Non la vedi l'incapacità educativa dei genitori d'oggi ?
Ma perché parli ?
Comunque bona lé.
Non sono Nickname che ha voglia di perder tempo con te.
Passo e chiudo.
t***@libero.it
2018-03-11 00:57:17 UTC
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Dopo che “tutta la città ne parla”, e poi la società passa ad altro senza una diagnosi, aspettiamo il prossimo “femminicidio”: già il termine mette fuori strada, serve come falsa diagnosi ideologica (un “delitto di genere”, ho sentito persino dire) che assolve la “cultura” corrente, quella della liberazione sessuale, e della società che si gloria di non essere “repressiva”.
A costo di ripetersi, bisogna richiamare l’idea della “invasione verticale dei barbari”. Ogni nuova generazione di neonati è una invasione di barbari che invadono non dall’esterno, ma dall’interno e dal basso la società; la società ha il compito di educarli, disciplinarli, renderli civili prima che diventino adulti. Il che significa anche – soprattutto – fargli subire dei sacrifici e delle sconfitte esistenziali, in modo da far maturare i loro caratteri.
Come sicuramente avete avuto modo di constatare, un bambino fra i 3 e i 5 anni è un mostro morale: strillante, imperioso, spaccatutto, pieno di rabbia, del tutto soggetto ai suoi impulsi immediati, è pronto ad uccidere, bruciare e distruggere se non li soddisfa. Il treenne mette a segno infatti numerosi tentativi di omicidio – di fratelli, di papà e mamme, di cani e gatti, di oggetti che lo ostacolano in qualunque modo e non pochi atti di autolesionismo criminale (ingoiare autmobiline…). Se poche delle sue stragi vanno a buon fine, è perché non ha tanti mezzi per far danni; non ha l’autonomia economica, né la patente di guida e ancor meno la disponibilità di una pistola (quando riesce a metter le mani su un’arma incustodita, il caro piccino non esista a far fuoco sulla sorellina: e allora ne parlano i giornali). E’ per questo che i genitori tengono fuori dalla sua portata coltelli, accendini, materie esplodenti, alcol, medicinali; e controllano il piccolo mostro continuamente. A poco a poco imparerà a sue spese che né gli altri esseri viventi né il mondo sono al suo servizio per soddisfare le sue voglie, prenderà zuccate e ceffoni, prima dal papà poi dal capufficio, dal caporale, dalla società in generale, e apprenderà quel che Freud chiamava “il principio di realtà”. Stroncherà la sua infantile violenza, insomma lo civilizzerà – perché “civiltà è il grande sforzo collettivo di ridurre la violenza ad ultima ratio”.
Ora, pensate a uno di questi piccoli mostri che entra in una società che si gloria di essere adulta e matura, di avere abolito ogni forma di “repressione”, che ogni giorno celebra la propria liberazione da tutti i pregiudizi, quindi da ogni gerarchia e di tutti i tabù moralistici, tipo l’antipatica distinzione fra “bene” e “male” (cosiddetti); dove i genitori prendono ogni cura per risparmiargli ogni “frustrazione”, ogni pressione dell’ambiente, tensione, sforzo e ogni dovere; scansano ogni ostacolo che si trovi davanti, vogliono essere suoi amici invece che suoi superiori. Lo mandano in una scuola che si vanta di essere “non repressiva”, di non bocciarlo mai e poi mai, che si sforza di “farlo divertire”, anzi prova a confondere il confine tra “studio” e “divertimento”; una scuola che sostanzialmente lo incita a “esprimere le proprie inclinazioni, ed opinioni”, ossia (a quello stadio) le proprie narcisistiche emozioni. Ben presto egli apprende di essere cittadino di una repubblica, quindi che lui ha per nascita solo dei “diritti”, specie quello ad essere felice, mentre l’insieme degli organi di comunicazione e propaganda gli instillano nella piccola testa omicida l’idea che non ha dovere alcuno, verso nessuno, se non verso se stesso: “Soddisfa la tua sete!”, “Sei nella società dei consumi, nell’abbondanza senza sforzo!” “Tutto ti è permesso, a nulla sei obbligato!” …Nel frattempo il mostro non è più tanto piccolo, diventa grande e grosso, mette su il pelo, gli si ingrossano gli organi sessuali, aumenta il testosterone: è Conan, sempre treene ma ora temibile. A quel punto, per legge, la società lo considera adulto (guai se non lo facesse) anziché bisognoso di controllo, e lo ammette alle gioie dello stato adulto, – che oggi consistono soprattutto nella liberazione sessuale. E’ un punto cruciale: quando aveva tre anni, almeno, il piccino era sì una belva pronta a tutti i delitti pur di soddisfare le sue voglie, ma era “innocente”; non conosceva ancora le voglie della libidine, incoercibili se non ti insegnano a regolarle, sublimarle e (eh sì) reprimerle. Reprimerle? Non sia mai! Anzi è glorioso dar loro sfogo, siamo una società liberata! Nessuno lo avvisa che il sesso, lungi dall’essere “facile”, è un abisso oscuro e tempestoso, di lampi e sconfitte e ripugnanze radicali, che confina col demoniaco e sconfina spesso nel satanico – il luogo in cui a un bambino dovrebbe esser vietato entrare.
Siccome ha il pelo pubico e la voce di un adulto maschio, anche le ragazze credono che sia un adulto; ci si fidanzano – il che significa che ci vanno a letto. Poi lo lasciano, perché lui è noioso e non ha nulla dentro, “si fidanzano” con un altro, perché anche le ragazze hanno diritto alla felicità sessuale.
Rimasto a tre anni di età morale e mentale, non sa – non può ammettere – che la sua fidanzatina ha una volontà propria, diversa dalla sua. Non riesce proprio a capire come quella “cosa” bionda prima stava con lui egli faceva quelle cose, ed ora le fa’ a un altro: è “sua”! Prova un dolore acuto – il maschio abbandonato – che non sa cosa sia. Sa solo una cosa: è la cosa bionda che glielo provoca, e se lui la elimina, il dolore sparirà.
Il fatto è che adesso, lui – siccome in qualche modo “funziona” nella società (che si contenta davvero di poco) – ha un lavoro uno stipendio, persino il porto d’armi, e guida l’auto. E nessun genitore tiene fuori della sua portata l’accendino e la bottiglia dell’alcol.
L’età infantile del mostro, del barbaro lasciato crescere senza civilizzarlo, è mostrata da un fatto evidente: non pensa nemmeno un attimo alle conseguenze del suo omicidio, la prigioni, la carcerazione per decenni. Ha premeditato l’assassinio quel tanto che basta, s’è portato la bottiglia di alcol; ma non ha alcuna capacità di prevedere “oltre”, non riesce a immaginare il dopo, imprevidente come appunto un barbaro selvaggio negroide. Non si è preordinato alcun alibi, ha negato l’evidenza: “No..non sono stato io!”. La scusa del piccino di 2 anni che ha rotto la finestra a sassate.
Così succede, una quarantina di volte quest’anno. E’ la società “liberata” che non sa più civilizzare i suoi barbari verticali, è la società progressista che non sa (né vuole) trasmettere il Progresso; ad ogni generazione cade in un gradino più basso della barbarie, perché gli “educatori” sono essi stessi di una generazione precedente che non è stata civilizzata. E lo chiamano “femminicidio”.
E’ inutile che vi dica come dovrebbe essere una società capace di civilizzare i barbari verticali, che sappia renderli virilmente adulti, continenti, cavallereschi, dotati di senso della dignità e dell’onore – ossia della vergogna di compiere atti bassi contro i più deboli. Inutile che vi canti le lodi del “controllo sociale”, del giudizio sociale che premeva su molti dei peggiori e li faceva essere meno pessimi; strillereste che voglio la società bigotta, insopportabilmente repressiva, ormai superata dal progresso e dalla libertà; una società dove un giovane e una giovane “si parlavano” sul divano di casa, alla presenza (orribilmente noiosa) della nonna o della sorellina…. Sicché tocca a voi, ragazze.
Abbiate almeno la coscienza di intuire che la “Libertà sessuale” vi ha reso delle schiave sessuali; che vi spinge a proporvi solo come oggetti di seduzione, e senza la nonna sul divano che vi evita l’irreparabile. Sappiate almeno riconoscere i sintomi del piccolo criminale infantile nel torsolone palestrato e col pelo pubico, il Conan non civilizzato nel tizio con cui andate a letto. Vorrei dirvi: negategliela, a questi qui; siate come le dame del tempo che fu, che si negavano a chi non fosse “prode e cortese”, e civilizzarono i maschi germani facendone dei cavalieri obbligandoli a procrastinare, a sospirare il piacere – che poi non arrivava mai, magari.
Ma so che chiedo troppo.
Al prossimo femminicidio, non vi accontentate della diagnosi falsa e ideologica, ipocrita, con cui la società si auto-assolve. Almeno questo, ragazze.
MAURIZIO BLONDET
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e quindi vede i bambini attraverso gli occhiali deformanti dei suoi pregiudizi intellettuali nei confronti dell'essere umano in generale), oppure ha avuto dei figli mal educati, cioè esasperati e irritati dal suo atteggiamento antipedagogico di genitore che vede in loro delle bestie da domare a cui si devono inculcare dal di fuori, con le buone o con le cattive, i principi morali di convivenza civile. Mi ricorda mio padre che, in gioventù, ho detestato con tutto il mio cuore, almeno fin quando non ho iniziato a lavorare e me ne sono andato a vivere per conto mio.
L'idea di Blondet mi sembra una variante di quelle di Freud, o di Dawkins in cui, però, il "gene egoista" è sostituito dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come un "corpo estraneo" da inculcare dall'esterno con la forza. E, paradossalmente, è proprio questo atteggiamento genitoriale ciò che contribuisce a convertire dei figli in "barbari", cioè in ribelli astiosi e pronti alla violenza e alla delinquenza.
Mi congratulo con te che, da psicologo sedicente "quasi junghiano", sottoscrivi pubblicamente delle idee così superficiali, distorte e anti-pedagogiche.
NICK
Guarda che e' lo stesso Blondet che hai linkato tu contro Darwin! :-) :-)
CARLO
Lo so, è il suo libro che mi ha portato a tutti gli altri. Ma il suo essere anti-darwinista non lo assolve dalle turpitudini che ha scritto sulla natura umana.
...ma te, non capisci mai un cazzo e pensi di compensarlo con le risposte logorroiche ?
la generazione di deficienti del '68 ha fatto figli stradeficienti che ha loro volta ne hanno partoriti degli ancor più stradeficienti che, infine, hanno partorito quelli attuali, deficienti come i loro nonni al cubo.
Ma tu, dove cazzo vivi ?
Non li vedi i frutti del "bambinocentrismo" ?
Non la vedi l'incapacità educativa dei genitori d'oggi ?
Ma perché parli ?
Comunque bona lé.
Non sono Nickname che ha voglia di perder tempo con te.
Passo e chiudo.
PS: https://www.facebook.com/ilvaffaAmodomio/photos/a.451284051625198.1073741829.219841924769413/1706034249483499/?type=3&theater
Carlo Pierini
2018-03-11 12:39:55 UTC
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Post by Carlo Pierini
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e quindi vede i bambini attraverso gli occhiali deformanti dei suoi pregiudizi intellettuali nei confronti dell'essere umano in generale), oppure ha avuto dei figli mal educati, cioè esasperati e irritati dal suo atteggiamento antipedagogico di genitore che vede in loro delle bestie da domare a cui si devono inculcare dal di fuori, con le buone o con le cattive, i principi morali di convivenza civile. Mi ricorda mio padre che, in gioventù, ho detestato con tutto il mio cuore, almeno fin quando non ho iniziato a lavorare e me ne sono andato a vivere per conto mio.
L'idea di Blondet mi sembra una variante di quelle di Freud, o di Dawkins in cui, però, il "gene egoista" è sostituito dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come un "corpo estraneo" da inculcare dall'esterno con la forza. E, paradossalmente, è proprio questo atteggiamento genitoriale ciò che contribuisce a convertire dei figli in "barbari", cioè in ribelli astiosi e pronti alla violenza e alla delinquenza.
Mi congratulo con te che, da psicologo sedicente "quasi junghiano", sottoscrivi pubblicamente delle idee così superficiali, distorte e anti-pedagogiche.
NICK
Guarda che e' lo stesso Blondet che hai linkato tu contro Darwin! :-) :-)
CARLO
Lo so, è il suo libro che mi ha portato a tutti gli altri. Ma il suo essere anti-darwinista non lo assolve dalle turpitudini che ha scritto sulla natura umana.
SOLANIA
...ma te, non capisci mai un cazzo e pensi di compensarlo con le risposte logorroiche ?
la generazione di deficienti del '68 ha fatto figli stradeficienti che ha loro volta ne hanno partoriti degli ancor più stradeficienti che, infine, hanno partorito quelli attuali, deficienti come i loro nonni al cubo.
Ma tu, dove cazzo vivi ?
Non li vedi i frutti del "bambinocentrismo" ?
Non la vedi l'incapacità educativa dei genitori d'oggi ?
CARLO
Su questo hai ragione. In tantissimi casi siamo passati dall'estremismo "padrecentrista" autoritario pre-sessantottino all'estremismo opposto - ma altrettanto squilibrato - del "bambinocentrismo" nel quale il genitore concede tutto al figlio, approvando e assecondando anche i suoi comportamenti più aberranti.
Ma io parlavo di "coltivare"; e coltivare significa, da un lato, la preparazione del terreno e la pazienza di aspettare la crescita, e, dall'altro, l'attenzione per le erbacce e la fermezza nell'estirparle. Tutto qua.
Ecco, l'errore di molti genitori post-sessantottini consiste proprio nel pensare che "anti-autoritarismo" significhi semplicemente seminare e poi stare passivamente e pigramente a guardare che la "natura" faccia il suo corso. E i risultati sono quelli da te stigmatizzati.
Anch'io, da buon ex sessantottino, tendevo al medesimo errore, alla medesima mancanza di fermezza; ma con mia figlia sono stato fortunato: non ho mai avuto bisogno di "diserbare", tranne qualche sporadica gramigna qua e là. Anzi, forse mi ha insegnato più cose lei di quanto io ne abbia mai insegnate a lei.
t***@libero.it
2018-03-11 14:14:11 UTC
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Post by Carlo Pierini
Post by Carlo Pierini
Post by Chenickname
Post by Carlo Pierini
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e quindi vede i bambini attraverso gli occhiali deformanti dei suoi pregiudizi intellettuali nei confronti dell'essere umano in generale), oppure ha avuto dei figli mal educati, cioè esasperati e irritati dal suo atteggiamento antipedagogico di genitore che vede in loro delle bestie da domare a cui si devono inculcare dal di fuori, con le buone o con le cattive, i principi morali di convivenza civile. Mi ricorda mio padre che, in gioventù, ho detestato con tutto il mio cuore, almeno fin quando non ho iniziato a lavorare e me ne sono andato a vivere per conto mio.
L'idea di Blondet mi sembra una variante di quelle di Freud, o di Dawkins in cui, però, il "gene egoista" è sostituito dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come un "corpo estraneo" da inculcare dall'esterno con la forza. E, paradossalmente, è proprio questo atteggiamento genitoriale ciò che contribuisce a convertire dei figli in "barbari", cioè in ribelli astiosi e pronti alla violenza e alla delinquenza.
Mi congratulo con te che, da psicologo sedicente "quasi junghiano", sottoscrivi pubblicamente delle idee così superficiali, distorte e anti-pedagogiche.
NICK
Guarda che e' lo stesso Blondet che hai linkato tu contro Darwin! :-) :-)
CARLO
Lo so, è il suo libro che mi ha portato a tutti gli altri. Ma il suo essere anti-darwinista non lo assolve dalle turpitudini che ha scritto sulla natura umana.
SOLANIA
...ma te, non capisci mai un cazzo e pensi di compensarlo con le risposte logorroiche ?
la generazione di deficienti del '68 ha fatto figli stradeficienti che ha loro volta ne hanno partoriti degli ancor più stradeficienti che, infine, hanno partorito quelli attuali, deficienti come i loro nonni al cubo.
Ma tu, dove cazzo vivi ?
Non li vedi i frutti del "bambinocentrismo" ?
Non la vedi l'incapacità educativa dei genitori d'oggi ?
CARLO
Su questo hai ragione. In tantissimi casi siamo passati dall'estremismo "padrecentrista" autoritario pre-sessantottino all'estremismo opposto - ma altrettanto squilibrato - del "bambinocentrismo" nel quale il genitore concede tutto al figlio, approvando e assecondando anche i suoi comportamenti più aberranti.
Ma io parlavo di "coltivare"; e coltivare significa, da un lato, la preparazione del terreno e la pazienza di aspettare la crescita, e, dall'altro, l'attenzione per le erbacce e la fermezza nell'estirparle. Tutto qua.
Ecco, l'errore di molti genitori post-sessantottini consiste proprio nel pensare che "anti-autoritarismo" significhi semplicemente seminare e poi stare passivamente e pigramente a guardare che la "natura" faccia il suo corso. E i risultati sono quelli da te stigmatizzati.
Anch'io, da buon ex sessantottino, tendevo al medesimo errore, alla medesima mancanza di fermezza; ma con mia figlia sono stato fortunato: non ho mai avuto bisogno di "diserbare", tranne qualche sporadica gramigna qua e là. Anzi, forse mi ha insegnato più cose lei di quanto io ne abbia mai insegnate a lei.
....a, beh, allora andiamo d'accordo.
Per inciso ti devo dire che, anch'io, non si sa perché...sarà una corna...ma ho una figlia genio a cui non ho mai dovuto rimproverare niente.
Ma senza sottovalutarci troppo forse sarà dovuto al fatto che le nostre rispettive famiglie saranno piuttosto buone e, anche se dissentiamo su molte cose, anche tu studi un casino....quindi, io credo che l'ambiente in cui abbiamo fatto crescere queste figlie, probabilmente, spiega meglio del resto questi risultati analogamente positivi.
i***@googlemail.com
2018-03-11 15:40:09 UTC
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Post by t***@libero.it
Post by Carlo Pierini
Post by Carlo Pierini
Post by Chenickname
Post by Carlo Pierini
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e quindi vede i bambini attraverso gli occhiali deformanti dei suoi pregiudizi intellettuali nei confronti dell'essere umano in generale), oppure ha avuto dei figli mal educati, cioè esasperati e irritati dal suo atteggiamento antipedagogico di genitore che vede in loro delle bestie da domare a cui si devono inculcare dal di fuori, con le buone o con le cattive, i principi morali di convivenza civile. Mi ricorda mio padre che, in gioventù, ho detestato con tutto il mio cuore, almeno fin quando non ho iniziato a lavorare e me ne sono andato a vivere per conto mio.
L'idea di Blondet mi sembra una variante di quelle di Freud, o di Dawkins in cui, però, il "gene egoista" è sostituito dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come un "corpo estraneo" da inculcare dall'esterno con la forza. E, paradossalmente, è proprio questo atteggiamento genitoriale ciò che contribuisce a convertire dei figli in "barbari", cioè in ribelli astiosi e pronti alla violenza e alla delinquenza.
Mi congratulo con te che, da psicologo sedicente "quasi junghiano", sottoscrivi pubblicamente delle idee così superficiali, distorte e anti-pedagogiche.
NICK
Guarda che e' lo stesso Blondet che hai linkato tu contro Darwin! :-) :-)
CARLO
Lo so, è il suo libro che mi ha portato a tutti gli altri. Ma il suo essere anti-darwinista non lo assolve dalle turpitudini che ha scritto sulla natura umana.
SOLANIA
...ma te, non capisci mai un cazzo e pensi di compensarlo con le risposte logorroiche ?
la generazione di deficienti del '68 ha fatto figli stradeficienti che ha loro volta ne hanno partoriti degli ancor più stradeficienti che, infine, hanno partorito quelli attuali, deficienti come i loro nonni al cubo.
Ma tu, dove cazzo vivi ?
Non li vedi i frutti del "bambinocentrismo" ?
Non la vedi l'incapacità educativa dei genitori d'oggi ?
CARLO
Su questo hai ragione. In tantissimi casi siamo passati dall'estremismo "padrecentrista" autoritario pre-sessantottino all'estremismo opposto - ma altrettanto squilibrato - del "bambinocentrismo" nel quale il genitore concede tutto al figlio, approvando e assecondando anche i suoi comportamenti più aberranti.
Ma io parlavo di "coltivare"; e coltivare significa, da un lato, la preparazione del terreno e la pazienza di aspettare la crescita, e, dall'altro, l'attenzione per le erbacce e la fermezza nell'estirparle. Tutto qua.
Ecco, l'errore di molti genitori post-sessantottini consiste proprio nel pensare che "anti-autoritarismo" significhi semplicemente seminare e poi stare passivamente e pigramente a guardare che la "natura" faccia il suo corso. E i risultati sono quelli da te stigmatizzati.
Anch'io, da buon ex sessantottino, tendevo al medesimo errore, alla medesima mancanza di fermezza; ma con mia figlia sono stato fortunato: non ho mai avuto bisogno di "diserbare", tranne qualche sporadica gramigna qua e là. Anzi, forse mi ha insegnato più cose lei di quanto io ne abbia mai insegnate a lei.
....a, beh, allora andiamo d'accordo.
Per inciso ti devo dire che, anch'io, non si sa perché...sarà una corna...ma ho una figlia genio a cui non ho mai dovuto rimproverare niente.
Ma senza sottovalutarci troppo forse sarà dovuto al fatto che le nostre rispettive famiglie saranno piuttosto buone e, anche se dissentiamo su molte cose, anche tu studi un casino....quindi, io credo che l'ambiente in cui abbiamo fatto crescere queste figlie, probabilmente, spiega meglio del resto questi risultati analogamente positivi.
ideaprima

non ho capito.... come spesso mi succede.
Di cosa si sta parlando, qui?
Dei figli in funzione di una certa società (se sì, quale) ,
dei figli in funzione di mamma e papà ... che genere di mamma e papà?
dei figli per la gioia di mamma e papà ....
dei figli come esseri che devono semplicemente imparare a vedersela con i colpi continui che la vita riserva ....
dei figli cui oggi la società permette più niente se non condizionarli a suo uso e consumo... negando pure ai genitori il diritto naturale di essere tali, nel caso essi non si adeguassero ai diktat di un sociale imposto.
dei figli programmabili, nelle vostre belle speranze...
dei figli cui manco si sa cosa succederà, in questo mondo così ridotto ...
dei .... degli esseri che non sono un ruolo ma esseri che sono e saranno ciò che sono...
dei figli per cui si soffre .. e si può fare niente per aiutarli
dei figli che ......
di chi state parlando?
Carlo Pierini
2018-03-11 15:40:47 UTC
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Post by Carlo Pierini
SOLANIA
...ma te, non capisci mai un cazzo e pensi di compensarlo con le risposte logorroiche ?
la generazione di deficienti del '68 ha fatto figli stradeficienti che ha loro volta ne hanno partoriti degli ancor più stradeficienti che, infine, hanno partorito quelli attuali, deficienti come i loro nonni al cubo.
Ma tu, dove cazzo vivi ?
Non li vedi i frutti del "bambinocentrismo" ?
Non la vedi l'incapacità educativa dei genitori d'oggi ?
CARLO
Su questo hai ragione. In tantissimi casi siamo passati dall'estremismo "padrecentrista" autoritario pre-sessantottino all'estremismo opposto - ma altrettanto squilibrato - del "bambinocentrismo" nel quale il genitore concede tutto al figlio, approvando e assecondando anche i suoi comportamenti più aberranti.
Ma io parlavo di "coltivare"; e coltivare significa, da un lato, la preparazione del terreno e la pazienza di aspettare la crescita, e, dall'altro, l'attenzione per le erbacce e la fermezza nell'estirparle. Tutto qua.
Ecco, l'errore di molti genitori post-sessantottini consiste proprio nel pensare che "anti-autoritarismo" significhi semplicemente seminare e poi stare passivamente e pigramente a guardare che la "natura" faccia il suo corso. E i risultati sono quelli da te stigmatizzati.
Anch'io, da buon ex sessantottino, tendevo al medesimo errore, alla medesima mancanza di fermezza; ma con mia figlia sono stato fortunato: non ho mai avuto bisogno di "diserbare", tranne qualche sporadica gramigna qua e là. Anzi, forse mi ha insegnato più cose lei di quanto io ne abbia mai insegnate a lei.
SOLANIA
....a, beh, allora andiamo d'accordo.
Per inciso ti devo dire che, anch'io, non si sa perché...sarà una corna...ma ho una figlia genio a cui non ho mai dovuto rimproverare niente.
CARLO
Mi fa piacere!
...Quindi dovresti far tesoro della tua esperienza personale e rileggere il pezzo di quell'estremista di Blondet alla luce di essa.
SOLANIA
Ma senza sottovalutarci troppo forse sarà dovuto al fatto che le nostre rispettive famiglie saranno piuttosto buone e, anche se dissentiamo su molte cose, anche tu studi un casino....quindi, io credo che l'ambiente in cui abbiamo fatto crescere queste figlie, probabilmente, spiega meglio del resto questi risultati analogamente positivi.
CARLO
Per quanto mi riguarda, più che lo studio, devono essere state le mie origini contadine (fino a 12 anni di età ho pascolato i maiali in una numerosa famiglia di contadini umbri). E i contadini sanno che è la natura, non il coltivatore, a riempire le spighe di grano, i grappoli d'uva, le querce di ghiande per i maiali e i campi di fieno per i buoi. Il coltivatore deve "soltanto" arare, concimare e dedicarsi con amorosa attenzione alla cura del podere; e, alla fine, mietere, vendemmiare e godere dei frutti del suo lavoro.


rawmode
2018-03-10 20:43:59 UTC
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"Carlo Pierini"
Post by t***@libero.it
MAURIZIO BLONDET
CARLO
Riguardo a questo Blondet le cose sono due: o non ha mai avuto figli (e
quindi vede i bambini attraverso gli occhiali
...............
dal "bambino egoista": la morale, cioè, non è vista come una potenzialità
dell'anima umana - e quindi da stimolare e da coltivare nel bambino, ma come
un "corpo estraneo"
......


Ho quotato solo questo nel quale i parla cmq, di "morale" e di "bambini"!!:)
E' solo una sottigliezza ma molto significativa per me..
Sono parole impossibili da coniugare insieme.
Mondi sghembi che non possono incontrarsi...
e questo in realta' per tutto il resto del tempo, in quanto
o sei bambino o "sei morale"...
"Morale" essendo dato come una deficienza di purezza; dunque bisogna
imparare
non insegnare.
Come se mancasse "la morale", ai bambini!(?)...
Non so, mettetevi nei loro panni...
rawmode
2018-03-10 20:52:43 UTC
Permalink
"rawmode"
Post by rawmode
"Morale" essendo dato come una deficienza di purezza; dunque bisogna
imparare
non insegnare.
...dai bambini, essendo che provengono dal nulla, mai potrebbero essere
macchiati! E' questo e' categorico!
Noi abbiamo bisogno "di morale"(parola in realta' incomprensibile), per
tendere a un tipo di purezza e correttezza di comportamento, altrimenti....
....
Non ce la faremmo!?:))
E dunque ci sforziamo di insegnarlo almeno ai bambini,
abusandoli totalmente in un delirio di onnipotenza.
Non sono vostri i bambini, dimenticate sempre.
Nulla e' vostro.
i***@googlemail.com
2018-03-10 21:06:37 UTC
Permalink
Post by rawmode
"rawmode"
Post by rawmode
"Morale" essendo dato come una deficienza di purezza; dunque bisogna
imparare
non insegnare.
...dai bambini, essendo che provengono dal nulla, mai potrebbero essere
macchiati! E' questo e' categorico!
Noi abbiamo bisogno "di morale"(parola in realta' incomprensibile), per
tendere a un tipo di purezza e correttezza di comportamento, altrimenti....
....
Non ce la faremmo!?:))
E dunque ci sforziamo di insegnarlo almeno ai bambini,
abusandoli totalmente in un delirio di onnipotenza.
Non sono vostri i bambini, dimenticate sempre.
Nulla e' vostro.
ideaprima

essì.... io vorrei proprio capire cosa significhi questa parola.. "morale"...
cosa si intendono dire coloro che la usano?
rawmode
2018-03-10 21:17:46 UTC
Permalink
<ideaprima1
Post by rawmode
Nulla e' vostro.
ideaprima

essì.... io vorrei proprio capire cosa significhi questa parola..
"morale"...
cosa si intendono dire coloro che la usano?


......

Stavo giusto pensando che e' una parola "incomprensibile",
perche' e' insignificante non altro..
E' stata usata impropriamente nel discorso, e sara' fuori tema...
Io manco avevo capito che fosse tale "bondet"..
E' una mania occidentale.. infatti comprendo molto bene quanto hai scritto..
Si tratta di evoluzione energetica, la comprensione,, e misurando la valenza
di
"morale"!!;)
Volevo dire, cascano i coglioni!!
Siamo involuti, per questo dicevo e' una parola "a deficienza"..
Usata chissa', forse da chi vuole fotterti!
rawmode
2018-03-10 21:25:10 UTC
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"rawmode"
Post by rawmode
E' una mania occidentale.. infatti comprendo molto bene quanto hai scritto..
Si tratta di evoluzione energetica, la comprensione,, e misurando la
valenza di
Beh, anch'io sono incomprensibile proprio perche' si tratta di com'e'..
evoluzione energetica la comprensione. Intendevo le modulazioni di cui
dicevi... quelle sono...manipolazioni energetiche.
"manipolazioni", in senso improprio...come la musica e come gli infrasuoni
di cui dicevo...ogni cosa e' modulazione energetica, il saperlo e'
l'evoluzione.
i***@googlemail.com
2018-03-11 15:55:30 UTC
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Post by rawmode
"rawmode"
Post by rawmode
E' una mania occidentale.. infatti comprendo molto bene quanto hai scritto..
Si tratta di evoluzione energetica, la comprensione,, e misurando la
valenza di
Beh, anch'io sono incomprensibile proprio perche' si tratta di com'e'..
evoluzione energetica la comprensione. Intendevo le modulazioni di cui
dicevi... quelle sono...manipolazioni energetiche.
"manipolazioni", in senso improprio...come la musica e come gli infrasuoni
di cui dicevo...ogni cosa e' modulazione energetica, il saperlo e'
l'evoluzione.
ideaprima

sì... lo penso anch'io.
Ho avuto la sensazione che agissero sulle forze.
Può essere perché da queste parti c'è parecchio animismo.
Io ci ho visto una grande conoscenza psicologica (animista), in ciò che stavano facendo.
Sanno quel che fanno.

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