Angelo
2008-01-29 09:29:38 UTC
Salve a tutti!
Spero di fare una domanda pertinente. Avrei bsogno di un chiarimento. Leggo
queste due definizioni:
*Con il termine Decadentismo si definiscono tutti quei movimenti artistici e
letterari sviluppatisi in Europa a partire dalla seconda metà dell'Ottocento
fino agli inizi del XX secolo che si contrappongono dialetticamente alla
razionalità del positivismo scientifico.
Come correnti legate al Decadentismo si affermano: l'estetismo, il
"superomismo, il "simbolismo".
*Postmodernismo è un termine la cui origine risale agli anni trenta.
Accademici e storici per lo più descrivono il postmodernismo come una
corrente di pensiero caratterizzantesi per la contrapposizione con il
modernismo. Il pensiero modernista riconosce un'importanza suprema ad ideali
come la razionalità, l'obiettività, ed il progresso, e ad altre idee di
derivazione illuministica, idee caratterizzanti le correnti del positivismo
e del realismo ottocentesco.
A me pare di scorgere, oltre ad una continuità temporale, una certo comune
denominatore anti-positivistico nelle due correnti di pensiero. Peraltro,
altrove, leggo, in riferimento al postmodernismo, qunto segue:
"Questo progetto di emancipare il mondo e la vita a partire dall'idea spinge
l'uomo "moderno" a volere una realtà totalmente illuminata dal concetto, in
cui si esprima compiutamente la potenza della ragione. La modernità, tempo
del sogno emancipatorio, diventa perciò anche e inseparabilmente il tempo
delle visioni totali del mondo, delle ideologie. L'ideologia presume di
avere la chiave della scienza, e quindi di poter spiegare tutto, dando senso
a tutto, illuminando il mondo e la vita. Proprio però perché spinge la luce
della ragione ad abbracciare l'intera realtà, fino a stabilire l'equazione
compiuta fra l'ideale e il reale, l'ideologia diventa necessariamente
violenta.
Ed è precisamente l'esperienza storica dei totalitarismi ideologici a
produrre la crisi della ragione moderna. Il pensiero totalmente illuminato
si risolve in causa di trionfale sventura: lungi dal produrre emancipazione,
genera dolore, alienazione e morte. L'ebbrezza del senso cede il posto alla
sua inesorabile crisi. Si profila così l'estremo volto della crisi epocale
del secolo che volge alla fine (1900): il volto della décadence. Così la
descrive un autore «Non essendovi nulla di durevole, vien meno il fondamento
della vita storica, cioè la fiducia, in tutte le sue forme. E poiché non si
ha fiducia nella verità, la si sostituisce con i sofismi della propaganda.
Mancando la fiducia nella giustizia, si dichiara giusto ciò che conviene...
Tale è la situazione del nostro tempo, che è un tempo di vera e propria
decadenza»[1]. La decadenza non è l'abbandono dei valori, la rinuncia a
vivere qualcosa per cui comunque si pensa che valga la pena di vivere. Ben
più sottilmente, essa priva l'uomo della passione per la verità, gli toglie
il gusto di combattere per una ragione più alta, lo spoglia di quelle
motivazioni forti che l'ideologia ancora sembrava offrirgli. La decadenza
vorrebbe persuadere ad un ottimismo ingenuo, universale, che non ha bisogno
di tenere ferma la negatività dell'avversario, perché tende solo a piegarlo
al proprio calcolo e al proprio interesse, senza curarsi della verità. La
décadence svuota di forza il valore, perché non ha interesse a misurarsi con
esso: essa tende a portare gli uomini a non pensare più, a fuggire la fatica
e la passione del vero, per abbandonarsi all'immediatamente fruibile,
calcolabile col solo interesse della consumazione immediata"
Vi chiedo: ma la decadenza di cui si parla in quest'ultimo scritto, che
relazione ha con il decadentismo di metà ottocento? Quale relazione tra
decadentismo e postmodernismo?
Quali differenze tra la "decadenza" del primo e quella del secondo?
Grazie a tutti.
Spero di fare una domanda pertinente. Avrei bsogno di un chiarimento. Leggo
queste due definizioni:
*Con il termine Decadentismo si definiscono tutti quei movimenti artistici e
letterari sviluppatisi in Europa a partire dalla seconda metà dell'Ottocento
fino agli inizi del XX secolo che si contrappongono dialetticamente alla
razionalità del positivismo scientifico.
Come correnti legate al Decadentismo si affermano: l'estetismo, il
"superomismo, il "simbolismo".
*Postmodernismo è un termine la cui origine risale agli anni trenta.
Accademici e storici per lo più descrivono il postmodernismo come una
corrente di pensiero caratterizzantesi per la contrapposizione con il
modernismo. Il pensiero modernista riconosce un'importanza suprema ad ideali
come la razionalità, l'obiettività, ed il progresso, e ad altre idee di
derivazione illuministica, idee caratterizzanti le correnti del positivismo
e del realismo ottocentesco.
A me pare di scorgere, oltre ad una continuità temporale, una certo comune
denominatore anti-positivistico nelle due correnti di pensiero. Peraltro,
altrove, leggo, in riferimento al postmodernismo, qunto segue:
"Questo progetto di emancipare il mondo e la vita a partire dall'idea spinge
l'uomo "moderno" a volere una realtà totalmente illuminata dal concetto, in
cui si esprima compiutamente la potenza della ragione. La modernità, tempo
del sogno emancipatorio, diventa perciò anche e inseparabilmente il tempo
delle visioni totali del mondo, delle ideologie. L'ideologia presume di
avere la chiave della scienza, e quindi di poter spiegare tutto, dando senso
a tutto, illuminando il mondo e la vita. Proprio però perché spinge la luce
della ragione ad abbracciare l'intera realtà, fino a stabilire l'equazione
compiuta fra l'ideale e il reale, l'ideologia diventa necessariamente
violenta.
Ed è precisamente l'esperienza storica dei totalitarismi ideologici a
produrre la crisi della ragione moderna. Il pensiero totalmente illuminato
si risolve in causa di trionfale sventura: lungi dal produrre emancipazione,
genera dolore, alienazione e morte. L'ebbrezza del senso cede il posto alla
sua inesorabile crisi. Si profila così l'estremo volto della crisi epocale
del secolo che volge alla fine (1900): il volto della décadence. Così la
descrive un autore «Non essendovi nulla di durevole, vien meno il fondamento
della vita storica, cioè la fiducia, in tutte le sue forme. E poiché non si
ha fiducia nella verità, la si sostituisce con i sofismi della propaganda.
Mancando la fiducia nella giustizia, si dichiara giusto ciò che conviene...
Tale è la situazione del nostro tempo, che è un tempo di vera e propria
decadenza»[1]. La decadenza non è l'abbandono dei valori, la rinuncia a
vivere qualcosa per cui comunque si pensa che valga la pena di vivere. Ben
più sottilmente, essa priva l'uomo della passione per la verità, gli toglie
il gusto di combattere per una ragione più alta, lo spoglia di quelle
motivazioni forti che l'ideologia ancora sembrava offrirgli. La decadenza
vorrebbe persuadere ad un ottimismo ingenuo, universale, che non ha bisogno
di tenere ferma la negatività dell'avversario, perché tende solo a piegarlo
al proprio calcolo e al proprio interesse, senza curarsi della verità. La
décadence svuota di forza il valore, perché non ha interesse a misurarsi con
esso: essa tende a portare gli uomini a non pensare più, a fuggire la fatica
e la passione del vero, per abbandonarsi all'immediatamente fruibile,
calcolabile col solo interesse della consumazione immediata"
Vi chiedo: ma la decadenza di cui si parla in quest'ultimo scritto, che
relazione ha con il decadentismo di metà ottocento? Quale relazione tra
decadentismo e postmodernismo?
Quali differenze tra la "decadenza" del primo e quella del secondo?
Grazie a tutti.