Discussione:
stato ontologico del futuro
(troppo vecchio per rispondere)
Massimo 456b
2024-04-28 19:38:53 UTC
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Siamo rimasti in quattro, ma buoni credo.
Dopo una lunga discussione su isf ho avanzato l'ipotesi che
l'unica interpretazione rispettosa del rasoio di Occam della
meccanica quantistics sia che siamo di fronte a uno stato
ontologico reale ma futuro.
Per noi il futuro e' il mondo delle probabilita' mentre nella MQ
il mondo delle probabilita' e' lo stato attuale.
Nel processo di misura presente e futuro vengono a contatto e si
ha il collasso della funzione d'onda.
Ovviamente ne vengono fuori notevoli casini, piu' di quanti
speravo di causare :)
Che ne pensate?
Che cos'e' il futuro?
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Loris Dalla Rosa
2024-04-29 05:35:59 UTC
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Post by Massimo 456b
Siamo rimasti in quattro, ma buoni credo.
Dopo una lunga discussione su isf ho avanzato l'ipotesi che
l'unica interpretazione rispettosa del rasoio di Occam della
meccanica quantistics sia che siamo di fronte a uno stato
ontologico reale ma futuro.
Per noi il futuro e' il mondo delle probabilita' mentre nella MQ
il mondo delle probabilita' e' lo stato attuale.
Nel processo di misura presente e futuro vengono a contatto e si
ha il collasso della funzione d'onda.
Ovviamente ne vengono fuori notevoli casini, piu' di quanti
speravo di causare :)
Che ne pensate?
Che cos'e' il futuro?
Se hai portato la questione tra i fisici per forza hai incasinato e ti
sei fatto incasinare:-). Considera un evento storico X, come puo' essere
la presa della Bastiglia, 1789. Per Cartesio X e' futuro, per noi e'
passato: puo' essere X al tempo stesso passato e futuro? C'e' un
equivoco di fondo, che il tempo sia una cosa che scorre. Tempus fugit?
Il tempo non fugge affatto, non avviene, non scorre, altrimenti
scorrerebbe *nel* tempo; a che velocita'?:-). Il tempo e' immobile da
sempre e per sempre, come relazione costante di un prima e un dopo; sono
le cose che avvengono, nascono e muoiono *nel* tempo. Il tempo non ha lo
statuto ontologico nemmeno della sostanza del gatto di Schroedinger, che
e' essa ad essere pensata come cio' che per necessita' logica *e'* da
sempre e per senmpre, mentre *esiste* o *non* esiste *nel* tempo, in
quella relazione soltanto convensionale di un prima e un dopo.
Buona giornata,
Loris
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Massimo 456b
2024-04-29 06:59:35 UTC
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Massimo 456b ha scritto:> Siamo rimasti in quattro, ma buoni credo.> Dopo una lunga discussione su isf ho avanzato l'ipotesi che> l'unica interpretazione rispettosa del rasoio di Occam della> meccanica quantistics sia che siamo di fronte a uno stato> ontologico reale ma futuro.> Per noi il futuro e' il mondo delle probabilita' mentre nella MQ> il mondo delle probabilita' e' lo stato attuale.> Nel processo di misura presente e futuro vengono a contatto e si> ha il collasso della funzione d'onda.> Ovviamente ne vengono fuori notevoli casini, piu' di quanti> speravo di causare :)> Che ne pensate?> Che cos'e' il futuro?>Se hai portato la questione tra i fisici per forza hai incasinato e tisei fatto incasinare:-). Considera un evento storico X, come puo' esserela presa della Bastiglia, 1789. Per Cartesio X e' futuro, per noi e'passato: puo' essere X al tempo stesso passato e futuro? C'e' unequivoco di fondo, che il tempo sia una cosa che scorre. Tempus fugit?Il tempo non fugge affatto, non avviene, non scorre, altrimentiscorrerebbe *nel* tempo; a che velocita'?:-). Il tempo e' immobile dasempre e per sempre, come relazione costante di un prima e un dopo; sonole cose che avvengono, nascono e muoiono *nel* tempo. Il tempo non ha lostatuto ontologico nemmeno della sostanza del gatto di Schroedinger, chee' essa ad essere pensata come cio' che per necessita' logica *e'* dasempre e per senmpre, mentre *esiste* o *non* esiste *nel* tempo, inquella relazione soltanto convensionale di un prima e un dopo.
Gia'. Non fa una piega.
Ma la cosa e' stata presa sul serio per una serie di ragioni.
La prima sono i famosi coni di luce della relativita' che
permettono l'informazione.
E infatti si discuteva su questi concetti chiave:

probabilita'
misura
informazione

che secondo molti sono la chiave per una nuova interpretazione del
carattere probabilistico della mq.

A me e' stato chiesto di definirli e in che relazione (manco fosse
facile).

Cosa vuol dire che gli elettroni e i fotoni sono in uno stato
probabile?

E' la probabilita' gnoseologica del rapporto fra casi possibili e
casi favorevoli, o uno stato ontologico vero e proprio?

Io sono propenso per uno stato ontologico vero e proprio, dove il
futuro non e' un nulla ma qualcosa di reale.

E il carattere probabilistico e' lo stato naturale di qualcosa che
ancora non e' ora ma sara' dopo.
Per questo da un mondo quantistico ne nasce uno classico.

Molti paradossi svaniscono ma bisogna sempre ricordare che non
abbiamo a che fare con entita' astratte, ma con oggetti fisici
astratti ma ben definiti: onde e particelle, che esistono in uno
stato di indeterminazione e sempre in relazione all'energia.

Quando Kant parla di fenomeno individua un limite mentale.
Quando lo fa Einstein individua un limite fisico, la distanza
spaziotemporale.
Quando lo fa Planck individua il limite della propagazione di un
onda nello spazio.

Questo limite e' comunque sempre interno alla natura dello spazio
del tempo dell'energia e della luce.

O della conoscenza se vuoi.
Ma per me i limiti sono solo ostacoli.
Non trovi?
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Loris Dalla Rosa
2024-04-29 09:19:55 UTC
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Post by Massimo 456b
Massimo 456b ha scritto:> Siamo rimasti in quattro, ma buoni credo.> Dopo una lunga discussione su isf ho avanzato l'ipotesi che> l'unica interpretazione rispettosa del rasoio di Occam della> meccanica quantistics sia che siamo di fronte a uno stato> ontologico reale ma futuro.> Per noi il futuro e' il mondo delle probabilita' mentre nella MQ> il mondo delle probabilita' e' lo stato attuale.> Nel processo di misura presente e futuro vengono a contatto e si> ha il collasso della funzione d'onda.> Ovviamente ne vengono fuori notevoli casini, piu' di quanti> speravo di causare :)> Che ne pensate?> Che cos'e' il futuro?>Se hai portato la questione tra i fisici per forza hai incasinato e tisei fatto incasinare:-). Considera un evento storico X, come puo' esserela presa della Bastiglia, 1789. Per Cartesio X e' futuro, per noi e'passato: puo' essere X al tempo stesso passato e futuro? C'e' unequivoco di fondo, che il tempo sia una cosa che scorre. Tempus fugit?Il tempo non fugge affatto, non avviene, non scorre, altrimentiscorrerebbe *nel* tempo; a che velocita'?:-). Il tempo e' immobile dasempre e per sempre, come relazione costante di un prima e un dopo; sonole cose che avvengono, nascono e muoiono *nel* tempo. Il tempo non ha lostatuto ontologico nemmeno della sostanza del gatto di Schroedinger, chee' essa ad essere pensata come cio' che per necessita' logica *e'* dasempre e per senmpre, mentre *esiste* o *non* esiste *nel* tempo, inquella relazione soltanto convensionale di un prima e un dopo.
Gia'. Non fa una piega.
Ma la cosa e' stata presa sul serio per una serie di ragioni.
La prima sono i famosi coni di luce della relativita' che
permettono l'informazione.
probabilita'
misura
informazione
che secondo molti sono la chiave per una nuova interpretazione del
carattere probabilistico della mq.
A me e' stato chiesto di definirli e in che relazione (manco fosse
facile).
Cosa vuol dire che gli elettroni e i fotoni sono in uno stato
probabile?
E' la probabilita' gnoseologica del rapporto fra casi possibili e
casi favorevoli, o uno stato ontologico vero e proprio?
Io sono propenso per uno stato ontologico vero e proprio, dove il
futuro non e' un nulla ma qualcosa di reale.
E il carattere probabilistico e' lo stato naturale di qualcosa che
ancora non e' ora ma sara' dopo.
Per questo da un mondo quantistico ne nasce uno classico.
Molti paradossi svaniscono ma bisogna sempre ricordare che non
abbiamo a che fare con entita' astratte, ma con oggetti fisici
astratti ma ben definiti: onde e particelle, che esistono in uno
stato di indeterminazione e sempre in relazione all'energia.
Quando Kant parla di fenomeno individua un limite mentale.
Quando lo fa Einstein individua un limite fisico, la distanza
spaziotemporale.
Quando lo fa Planck individua il limite della propagazione di un
onda nello spazio.
Questo limite e' comunque sempre interno alla natura dello spazio
del tempo dell'energia e della luce.
O della conoscenza se vuoi.
Ma per me i limiti sono solo ostacoli.
Non trovi?
E' chiaro che se parli in questi termini con i fisici possono uscirne
ipotesi metafisiche tra le piu' strampalate, come quelle contrapposte
della foliazione delle menti e della moltiplicazione dei mondi: due
stati reali della mente (in cui il gatto di Schroedinger e' vivo in uno
e mortto nell'altro), vs mondi paralleli altrettanto reali in cui quel
gatto si sdoppia nei due stati egualmente reali di vivo e di morto.
Queste sono le due ipotesi contrarie alle quali conduce l'assunzione di
uno stato *ontologico* della possibilita'. Non e' meno problematico
l'argomento di Wigner, che porta ad assumere che sia l'atto di
percezione di un osservatore cosciente a indurre la riduzione de
pacchetto, rompendo la legge lineare di evoluzione della teoria a
livello di percezione cosciente? La questione e' metafisica, perche'
riguarda appunto lo statuto ontologico della possibilita'. E' vero che
il reale e' anche possibile, ma non e' vero il contrario, che il
possibile sia anche reale, perche' allora si produrrebbe il paradosso
che il possibile e' il reale e il reale e' il possibile di un
sottoinsieme del reale. Allora il possibile e' solo il controfattuale
del reale, in quanto solo logicamente, e non realmente, non
contraddittorio con quest'ultimo.
Ciao,
Loris







--
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Massimo 456b
2024-04-29 10:49:57 UTC
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Questione spinosa questa perche' coinvolge parecchie questioni
metafisiche.
La famosa domanda:
la Luna e' li' quando nessuno la guarda?
e' la sintesi di un genio.
Se il possibile e' il controfattuale del reale la luna non e' li'.
Lo spettro di Berkley si fa sentire minaccioso.
Perche' il reale ci sta' a cuore.
Se la Luna invece e' li' quando nessuno la guarda dove sono i suoi
costituenti ultimi?
Situazione inversa ma anch'essa paradossale. Le particelle
subatomiche hanno solo una posizione probabile e non possono
essere li'.
Sono ovunque.
Ma la Luna del futuro e' probabile non certa.
Questo stato futuro si adatta perfettamente a quello probabile e
quindi possibile quello presente al necessario.
Il lasso di tempo fra i due mondi e' quello del cono luce.
Come si dimostra?
Con una simulazione a tempo inverso dovrebbe apparire qualcosa di
fattuale.
Gia' fatto con i qbit.
Per ora qualche nanosecondo indietro nel tempo, risalendo al
contrario la dinamica della funzione di Schroedinger.
Per me una strada aperta, ma come mi ricordavano molto molto
incasinata.

Ma lasciamo perdere la questione ontologica del futuro.

Che definizione daresti a quelle tre fondamentali paroline
dall'ottica della filosofia?

probabilita'
misura
informazione

ciao
Massimo
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Loris Dalla Rosa
2024-04-29 15:48:59 UTC
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Post by Massimo 456b
E' vero che il reale e' anche possibile, ma non e' vero il contrario, che il possibile sia anche reale, perche' allora si produrrebbe il paradosso che il possibile e' il reale e il reale e' >>il possibile di un sottoinsieme del reale. Allora il possibile e' solo il controfattuale del reale, in quanto solo logicamente, e non realmente, non contraddittorio con quest'ultimo.
Questione spinosa questa perche' coinvolge parecchie questioni
metafisiche.
la Luna e' li' quando nessuno la guarda?
e' la sintesi di un genio.
Se il possibile e' il controfattuale del reale la luna non e' li'.
Lo spettro di Berkley si fa sentire minaccioso.
Ma no, perche' la Luna non sia piu' li' quando non la guardiamo ci vuole
una ben valida causa, che non puo' essere quella di non stare appunto
guardandola, visto che tale ipotesi e' smentita sistematicamente ogni
volta che torniamo a guardarla. Non facciamo di Berkeley un ingenuo,
come del resto non e' certo Wigner, al quale e' imputabile piu' o meno
la stessa problematica: se la funzione d'onda collassa all'osservazione
di un soggetto cosciente, prima che apparisse l'uomo, milioni e milioni
di anni fa, l'universo era il regno delle infinite potenzialita', in
attesa che con la comparsa di un atto di percezione cosciente si
trasformasse all'istante in una precisa attualita'? Ma ecco che questa
questione non e' altro che un sofisma che si nasconde sotto la sua
parvenza di questione metafisica, consistente nell'immaginazione di una
retro-datazione a milioni di anni fa di una questione *gnoseologica*
(che come tale riguarda solo le facolta' di conoscenza umana) come fosse
questione tutt'altro che gnoseologica, bensi' di un sapere epistemico
che, non esistendo l'uomo, non puo' essere umano. Come chiedersi, in
parole povere, se l'arcobaleno fosse colorato, prima che ci fosse l'uomo
a vederlo coi suoi sette colori.
Post by Massimo 456b
[...]
Ma lasciamo perdere la questione ontologica del futuro.
Che definizione daresti a quelle tre fondamentali paroline
dall'ottica della filosofia?
probabilita'
misura
informazione
Non basta per il loro significato comune un vocabolario?
Prima di tutto "misura", che e' il valore numerico attribuito a una
grandezza, espresso come rapporto tra la grandezza data e un’altra della
stessa specie assunta come unita' di misura e che dipende da cio' che si
misura (una lunghezza, un volume, la temperatura, la pressione ecc.).
A tale definizione si puo' far riferimento per definire le altre due.
Probabilita', che e' la misura delle possibilita' di uno o piu' eventi
con riferimento a una serie di alternative. Molto piu' difficile
definire analogamente l'informazione, perche' richiederebbe tutta la
scienza dell'informazione sviluppata da Shannon, ma che comunque
all'ingrosso puo' essere definita come l'inverso della probabilita'
dell'evento, secondo la formula Informazione= -logaritmo in base 2 della
probabilita' di un evento E. Formula che dice che eventi piu' probabili
forniscono meno informazione quando si verificano, mentre eventi meno
probabili forniscono piu' informazione.
Ciao,
Loris






I(E)=−log⁡2(P(E))I(E)=−log2​(P(E))
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Massimo 456b
2024-04-29 16:38:46 UTC
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mi piace quello che hai scritto!
Ma mi piacerebbe sentire altri su questa dannata interpretazione.

Ciao
Massimo
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Marco V.
2024-04-30 18:27:10 UTC
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Post by Massimo 456b
ha scritto:r>>> Massimo 456b ha scritto:> Loris Dalla Rosa
Siamo rimasti in quattro, ma buoni credo.> Dopo una lunga discussione su
isf ho avanzato l'ipotesi che> l'unica interpretazione rispettosa del
rasoio di Occam della> meccanica quantistics sia che siamo di fronte a uno
stato> ontologico reale ma futuro.> >>>>E' vero che il reale e' anche
possibile, ma non e' vero il contrario, che il possibile sia anche reale,
perche' allora si produrrebbe il paradosso che il possibile e' il reale e il
reale e' >>il possibile di un sottoinsieme del reale. Allora il possibile e'
solo il controfattuale del reale, in quanto solo logicamente, e non
realmente, non contraddittorio con quest'ultimo.> > Questione spinosa questa
perche' coinvolge parecchie questioni> metafisiche.> La famosa domanda:>
la Luna e' li' quando nessuno la guarda?> e' la sintesi di un genio.> Se il
possibile e' il controfattuale del reale la luna non e' li'.> Lo spettro di
Berkley si fa sentire minaccioso.Ma no, perche' la Luna non sia piu' li'
quando non la guardiamo ci vuole una ben valida causa, che non puo' essere
quella di non stare appunto guardandola, visto che tale ipotesi e' smentita
sistematicamente ogni volta che torniamo a guardarla. Non facciamo di
Berkeley un ingenuo, come del resto non e' certo Wigner, al quale e'
imputabile piu' o meno la stessa problematica: se la funzione d'onda
collassa all'osservazione di un soggetto cosciente, prima che apparisse
l'uomo, milioni e milioni di anni fa, l'universo era il regno delle infinite
potenzialita', in attesa che con la comparsa di un atto di percezione
cosciente si trasformasse all'istante in una precisa attualita'? Ma ecco che
questa questione non e' altro che un sofisma che si nasconde sotto la sua
parvenza di questione metafisica, consistente nell'immaginazione di una
retro-datazione a milioni di anni fa di una questione *gnoseologica* (che
come tale riguarda solo le facolta' di conoscenza umana) come fosse
questione tutt'altro che gnoseologica, bensi' di un sapere epistemico che,
non esistendo l'uomo, non puo' essere umano. Come chiedersi, in parole
povere, se l'arcobaleno fosse colorato, prima che ci fosse l'uomo a vederlo
coi suoi sette colori.>[...]> Ma lasciamo perdere la questione ontologica
del futuro.> > Che definizione daresti a quelle tre fondamentali paroline>
dall'ottica della filosofia?> > probabilita'> misura> informazione> Non
basta per il loro significato comune un vocabolario?Prima di tutto "misura",
che e' il valore numerico attribuito a una grandezza, espresso come rapporto
tra la grandezza data e un?altra della stessa specie assunta come unita' di
misura e che dipende da cio' che si misura (una lunghezza, un volume, la
temperatura, la pressione ecc.).A tale definizione si puo' far riferimento
per definire le altre due.Probabilita', che e' la misura delle possibilita'
di uno o piu' eventi con riferimento a una serie di alternative. Molto piu'
difficile definire analogamente l'informazione, perche' richiederebbe tutta
la scienza dell'informazione sviluppata da Shannon, ma che comunque
all'ingrosso puo' essere definita come l'inverso della probabilita'
dell'evento, secondo la formula Informazione= -logaritmo in base 2 della
probabilita' di un evento E. Formula che dice che eventi piu' probabili
forniscono meno informazione quando si verificano, mentre eventi meno
probabili forniscono piu'
informazione.Ciao,LorisI(E)=?log?2(P(E))I(E)=?log2?(P(E))-- Questa email è
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mi piace quello che hai scritto!
Ma mi piacerebbe sentire altri su questa dannata interpretazione.
Con il trucco dell'"in quanto" il linguaggio può mettere la cessazione
della percezione della luna nei termini di una cessazione di esistenza,
così: quando non la guardo più, la luna non esiste più... in quanto
vista da me.
Kant ci salva dall'impiccio nel modo che ha mostrato Loris (ma questo
ha un prezzo da pagare). Invece Heisenberg, che come sai si dilettava
di filosofia, pensava che alla resa dei conti la funzione d'onda avesse
salde radici nel concetto aristotelico di "potenza", di cui tanto si è
discusso (e si discuterà) sul ng. In fondo Aristotele afferma che, a
differenza delle cose di cui abbiamo scienza, cioè gli oggetti
necessari (tra i quali per lui i corpi celesti), delle cose
contingenti, cioè quelle che possono essere diversamente da come sono
attualmente, «quando cadono fuori dall'osservazione [ἔξω τοῦ θεωρεῖν]
rimane nascosto se siano oppure no» (Etica Nicomachea, 1139b 20]. Ma
questo "rimanere nascosto" dell'"è" del contingente, ridotto com'è nei
puri ranghi della soggettività, non ha niente a che fare con quanto
l'intepretazione di Copenaghen pensava del collasso della funzione
d'onda. Per il verificazionista Heisenberg il termine 'avviene' non è
definito tra due osservazioni. Ecco cosa avviene ad aver creduto troppo
alla filosofia moderna.

Saluti,

Marco
Massimo 456b
2024-05-01 08:17:57 UTC
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Mi pare che tu sia dell'idea che quando si parla di ontologia
fisica gli scienziati dovrebbero lasciare il passo ai
filosofi.
Mentre gli scienziati diffidano dei filosofi in quanto il possesso
degli strumenti matematici appartiene solo alla loro
categoria.
Pero' quando si tratta di interpretare si decide a convegno e il
convegno e' di fisici che mettono l'essere e le sue
determinazioni alla porta.
Oggi abbiamo lo scienziato filosofo teatrale Rovelli che ci dice
che quella sedia non e' la' dove crediamo che sia.
Manco che le teorie non avessero un fattore di scala.
La situazione del limite, o noumeno e' cambiata con la relativita'.
Non e' piu' una questione solo trascendentale ma di
sincronizzazione di orologi fra soggetto e oggetto.
Kant non lo poteva immaginare.
Tutto era istantaneo e la sua opera ne teneva conto.
Se non si introduce il concetto che l'origine di ogni fenomeno e'
nel futuro e che qualunque fenomeno si osserva nel passato per me
non se ne esce.
Soprattutto quando il cono di luce si restringe a misure
infinitesimali.
Non e' piu' la domanda "che cos'e' il tempo" ma "che stato
ontologico ha il futuro relativo" perche' il passato e'
determinato ma il futuro e' indeterminato come la posizione di un
fotone.
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Marco V.
2024-05-02 17:05:27 UTC
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Post by Massimo 456b
ha scritto:r>>> Massimo 456b ha scritto:> Loris Dalla Rosa >>
Siamo rimasti in quattro, ma buoni credo.> Dopo una lunga discussione su >>
isf ho avanzato l'ipotesi che> l'unica interpretazione rispettosa del
rasoio di Occam della> meccanica quantistics sia che siamo di fronte a
uno >> stato> ontologico reale ma futuro.> >>>>E' vero che il reale e'
anche >> possibile, ma non e' vero il contrario, che il possibile sia anche
reale, >> perche' allora si produrrebbe il paradosso che il possibile e' il
reale e il >> reale e' >>il possibile di un sottoinsieme del reale. Allora
il possibile e' >> solo il controfattuale del reale, in quanto solo
logicamente, e non >> realmente, non contraddittorio con quest'ultimo.> >
Questione spinosa questa >> perche' coinvolge parecchie questioni>
metafisiche.> La famosa domanda:> >> la Luna e' li' quando nessuno la
guarda?> e' la sintesi di un genio.> Se il >> possibile e' il controfattuale
del reale la luna non e' li'.> Lo spettro di >> Berkley si fa sentire
minaccioso.Ma no, perche' la Luna non sia piu' li' >> quando non la
guardiamo ci vuole una ben valida causa, che non puo' essere >> quella di
non stare appunto guardandola, visto che tale ipotesi e' smentita >>
sistematicamente ogni volta che torniamo a guardarla. Non facciamo di >>
Berkeley un ingenuo, come del resto non e' certo Wigner, al quale e' >>
imputabile piu' o meno la stessa problematica: se la funzione d'onda >>
collassa all'osservazione di un soggetto cosciente, prima che apparisse >>
l'uomo, milioni e milioni di anni fa, l'universo era il regno delle infinite
potenzialita', in attesa che con la comparsa di un atto di percezione >>
cosciente si trasformasse all'istante in una precisa attualita'? Ma ecco che
questa questione non e' altro che un sofisma che si nasconde sotto la sua
parvenza di questione metafisica, consistente nell'immaginazione di una
retro-datazione a milioni di anni fa di una questione *gnoseologica* (che
come tale riguarda solo le facolta' di conoscenza umana) come fosse >>
questione tutt'altro che gnoseologica, bensi' di un sapere epistemico che,
non esistendo l'uomo, non puo' essere umano. Come chiedersi, in parole >>
povere, se l'arcobaleno fosse colorato, prima che ci fosse l'uomo a vederlo
coi suoi sette colori.>[...]> Ma lasciamo perdere la questione ontologica
del futuro.> > Che definizione daresti a quelle tre fondamentali
paroline> >> dall'ottica della filosofia?> > probabilita'> misura>
informazione> Non >> basta per il loro significato comune un
vocabolario?Prima di tutto "misura", >> che e' il valore numerico attribuito
a una grandezza, espresso come rapporto >> tra la grandezza data e un?altra
della stessa specie assunta come unita' di >> misura e che dipende da cio'
che si misura (una lunghezza, un volume, la >> temperatura, la pressione
ecc.).A tale definizione si puo' far riferimento >> per definire le altre
due.Probabilita', che e' la misura delle possibilita' >> di uno o piu'
eventi con riferimento a una serie di alternative. Molto piu' >> difficile
definire analogamente l'informazione, perche' richiederebbe tutta >> la
scienza dell'informazione sviluppata da Shannon, ma che comunque >>
all'ingrosso puo' essere definita come l'inverso della probabilita' >>
dell'evento, secondo la formula Informazione= -logaritmo in base 2 della >>
probabilita' di un evento E. Formula che dice che eventi piu' probabili >>
forniscono meno informazione quando si verificano, mentre eventi meno >>
probabili forniscono piu' >>
informazione.Ciao,LorisI(E)=?log?2(P(E))I(E)=?log2?(P(E))-- Questa email è
stata esaminata alla ricerca di virus dal software antivirus >>
Avast.www.avast.com>> mi piace quello che hai scritto!> Ma mi piacerebbe
sentire altri su questa dannata interpretazione.Con il trucco dell'"in
quanto" il linguaggio può mettere la cessazione della percezione della luna
nei termini di una cessazione di esistenza, così: quando non la guardo più,
la luna non esiste più... in quanto vista da me.Kant ci salva dall'impiccio
nel modo che ha mostrato Loris (ma questo ha un prezzo da pagare). Invece
Heisenberg, che come sai si dilettava di filosofia, pensava che alla resa
dei conti la funzione d'onda avesse salde radici nel concetto aristotelico
di "potenza", di cui tanto si è discusso (e si discuterà) sul ng. In fondo
Aristotele afferma che, a differenza delle cose di cui abbiamo scienza, cioè
gli oggetti necessari (tra i quali per lui i corpi celesti), delle cose
contingenti, cioè quelle che possono essere diversamente da come sono
attualmente, «quando cadono fuori dall'osservazione [??? ??? ???????] rimane
nascosto se siano oppure no» (Etica Nicomachea, 1139b 20]. Ma questo
"rimanere nascosto" dell'"è" del contingente, ridotto com'è nei puri ranghi
della soggettività, non ha niente a che fare con quanto l'intepretazione di
Copenaghen pensava del collasso della funzione d'onda. Per il
verificazionista Heisenberg il termine 'avviene' non è definito tra due
osservazioni. Ecco cosa avviene ad aver creduto troppo alla filosofia
moderna.
Mi pare che tu sia dell'idea che quando si parla di ontologia
fisica gli scienziati dovrebbero lasciare il passo ai
filosofi.
Mentre gli scienziati diffidano dei filosofi in quanto il possesso
degli strumenti matematici appartiene solo alla loro
categoria.
Se si parla di ontologia *fisica*, e se con questo intendiamo il saper
dire che cosa esiste fisicamente, allora l'avverbio decide la
competenza: spetta ai fisici compilare la lista degli esistenti fisici.
Se però "i fisici" voglino cancellare sedie e alberi dall'elenco degli
esistenti fisici, allora si può obiettare che quella ascrizione di
competenza non implica che "i fisici" siano solamente quelli che
insegnano nei dipartimenti delle università; anche il senso comune che
è in ciascuno di noi è "un fisico". La questione è diversa se la
facciamo convergere su che cosa *può* esistere fisicamente oppure, e in
modo più radicale, sul problema se gli esistenti fisici siano tutto ciò
che esiste. Questi sono già problemi che trascendono la fisica.

Heisenberg per sua fortuna non è Heidegger, ma quello che volevo dire è
che il fatto che non si capisce bene se per il fisico tedesco le sue
relazioni siano di *indeterminazione* o di *incertezza* è dovuto al suo
verificazionismo. Che è una tesi della filosofia moderna.
Post by Massimo 456b
Pero' quando si tratta di interpretare si decide a convegno e il
convegno e' di fisici che mettono l'essere e le sue
determinazioni alla porta.
Oggi abbiamo lo scienziato filosofo teatrale Rovelli che ci dice
che quella sedia non e' la' dove crediamo che sia.
Manco che le teorie non avessero un fattore di scala.
La situazione del limite, o noumeno e' cambiata con la relativita'.
Non e' piu' una questione solo trascendentale ma di
sincronizzazione di orologi fra soggetto e oggetto.
Kant non lo poteva immaginare.
Tutto era istantaneo e la sua opera ne teneva conto.
Se non si introduce il concetto che l'origine di ogni fenomeno e'
nel futuro e che qualunque fenomeno si osserva nel passato per me
non se ne esce.
Soprattutto quando il cono di luce si restringe a misure
infinitesimali.
Non e' piu' la domanda "che cos'e' il tempo" ma "che stato
ontologico ha il futuro relativo" perche' il passato e'
determinato ma il futuro e' indeterminato come la posizione di un
fotone.
Il postmoderno Rovelli mi convincerà solo quando, sedutosi su una sedia
integra, lo vedremo finire a terra con quella cosa:-). Oggi come oggi,
poi, discorsi come quelli accarezzano parecchio l'ideologia occidentale
dominante, che come sappiamo premia tutto ciò che promuove la
consapevolezza della "fragilità" (parolina sempre più... robustamente
presente nei discorsi pubblici), della "complessità", della
"indeterminazione" e via indebolendo...
In ogni caso là" è definito dal senso comune e dunque conta il fattore
di scala che dici. Circa il resto, nel passato il presente era un
futuro. Tu dici che Einstein ci costringe a non accontentarci di
questo?

Un saluto,

Marco
Massimo 456b
2024-05-02 17:24:16 UTC
Permalink
Marco V. <. Circa il resto, nel passato il presente era un futuro.
Tu dici che Einstein ci costringe a non accontentarci di
questo?

Direi di si'.
Solo che i suoi eventi sono l'intorno di un fatto che accade.
Nella MQ gli eventi sono eventi probabili.
Non abbiamo alcun evento del primo tipo che non corrisponda al
collasso di una funzione che usa i numeri complessi e parti
immaginarie.
Il mondo delle probabilita' per noi e' solo futuro.
Non posso escludere che per le onde sia il presente di un nostro
(i misuratori) intangibile futuro.
I numeri del lotto sono tutti sovrapposti e probabili fino
all'estrazione.
Cosi' gli stati quantistici sono sovrapposti fino alla misura che
li costringe a essere presente.
O se vuoi a essere.
In fondo indeterminato e' un mix di essere e non essere.
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