Marco V.
2024-02-21 21:10:05 UTC
Qual è la migliore argomentazione a favore del libero mercato, cioè di
quella situazione in cui i produttori privati sono liberi (sotto certe
regole) di piazzare le loro mercanzie? Presto detto, è ancora quella di
Adam Smith:
<<Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del
fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno
cura del loro interesse. Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al
loro egoismo e con loro non parliamo mai delle nostre necessità, ma dei
loro vantaggi. Nessuno che non sia un mendicante sceglie mai di
dipendere soprattutto dalla benevolenza dei suoi concittadini, e pesino
un mendicante non dipende esclusivamente da essa>>
[da "La ricchezza delle nazioni"].
Eppure oggi i *grandi* produttori, il cui mercato si estende quanto
l'umanità (in particolare, perciò, i giganti del web; ad esempio
Google) destinano ingenti risorse economiche, superiori a quelle di cui
dispongono le nazioni più piccole, alla cosiddetta "beneficenza". Su
che cosa questo significhi e sul perché lo facciano non esistono
certezze ma solamente interrogativi, come spesso accade quando si
prendono in considerazione i fini dell'agire altrui (e a volte anche i
propri). Quello che però importa è che questa condotta tende a generare
una rappresentazione del capitalismo in base alla quale "il nostro
pranzo" - cioè, in senso allargato, il benessere sociale - viene
precisamente a dipendere dalla benevolenza dei produttori, in
contraddizione con l'immagine fissata da Adam Smith. Per respingere
questa conclusione dovremmo cambiare la descrizione di quella condotta,
sostituendo il termine "beneficenza" (ed equivalenti), connotato
altruisticamente, con qualche altro riconducibile all'"egosimo del
macellaio" e al contempo in grado di esprimere la finalità ultima. Ma
anche con questa sostituzione, la condotta rimarrebbe dipendente dalla
apparenza della sua finalità benefica: i grandi produttori avrebbero
bisogno che la gente creda che stanno facendo beneficenza, e questo
rimarrebbe ancora senza spiegazione. Dobbiamo allora concludere che i
grandi produttori ci hanno messi nella posizione di mendicanti? Ma poi,
possiamo davvero considerare "concittadini" questi produttori dalla cui
benevolenza solamente il mendicante vorrebbe dipendere?
Saluti a tutti,
Marco
quella situazione in cui i produttori privati sono liberi (sotto certe
regole) di piazzare le loro mercanzie? Presto detto, è ancora quella di
Adam Smith:
<<Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del
fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno
cura del loro interesse. Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al
loro egoismo e con loro non parliamo mai delle nostre necessità, ma dei
loro vantaggi. Nessuno che non sia un mendicante sceglie mai di
dipendere soprattutto dalla benevolenza dei suoi concittadini, e pesino
un mendicante non dipende esclusivamente da essa>>
[da "La ricchezza delle nazioni"].
Eppure oggi i *grandi* produttori, il cui mercato si estende quanto
l'umanità (in particolare, perciò, i giganti del web; ad esempio
Google) destinano ingenti risorse economiche, superiori a quelle di cui
dispongono le nazioni più piccole, alla cosiddetta "beneficenza". Su
che cosa questo significhi e sul perché lo facciano non esistono
certezze ma solamente interrogativi, come spesso accade quando si
prendono in considerazione i fini dell'agire altrui (e a volte anche i
propri). Quello che però importa è che questa condotta tende a generare
una rappresentazione del capitalismo in base alla quale "il nostro
pranzo" - cioè, in senso allargato, il benessere sociale - viene
precisamente a dipendere dalla benevolenza dei produttori, in
contraddizione con l'immagine fissata da Adam Smith. Per respingere
questa conclusione dovremmo cambiare la descrizione di quella condotta,
sostituendo il termine "beneficenza" (ed equivalenti), connotato
altruisticamente, con qualche altro riconducibile all'"egosimo del
macellaio" e al contempo in grado di esprimere la finalità ultima. Ma
anche con questa sostituzione, la condotta rimarrebbe dipendente dalla
apparenza della sua finalità benefica: i grandi produttori avrebbero
bisogno che la gente creda che stanno facendo beneficenza, e questo
rimarrebbe ancora senza spiegazione. Dobbiamo allora concludere che i
grandi produttori ci hanno messi nella posizione di mendicanti? Ma poi,
possiamo davvero considerare "concittadini" questi produttori dalla cui
benevolenza solamente il mendicante vorrebbe dipendere?
Saluti a tutti,
Marco