Discussione:
L'Etere *continuo* di Aristotele, Newton e Einstein
(troppo vecchio per rispondere)
a***@libero.it
2015-03-10 09:14:09 UTC
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Quando cessò di non fingere ipotesi, Newton approdò all'etere, quello di Aristotele (dal cui nome deriva il termine "Etere"), detto anche "Pneuma" o "Logos", non fatto di particelle, ma continuo, esattamente come il popolo che non abbia mai sentito parlare di atomi ha sempre concepito l'aria, l'acqua e altre sostanze.

Questo "mezzo", peraltro - la cui densità per Newton aumenta con la distanza dai corpi secondo la legge iperbolica, la cui derivata è la forza di gravità -, è "rigido": se il corpo trasla si trascina dietro solidalmente, fino ad infinito, il suo "imbuto gravitazionale".

Mi dite perchè *nessuno* ha mai preso in considerazione questa definizione di Etere?

Io sono approdato a questa idea in modo assolutamente indipendente, trovando in seguito quanto sopra riportato.

Anche Einstein, come Newton, approdò all'etere.
Ed anche per Einstein l'etere è dotato di continuità.

Scriveva Einstein:


-----
" ... non potremo fare a meno dell'etere, cioè di un continuo fornito di proprietà fisiche; perché la teoria della relatività generale, i cui punti di vista generali i fisici di certo terranno sempre ben fermi, esclude un'azione a distanza diretta. Ma ogni teoria di azione per contatto presuppone dei campi comuni, dunque anche l'esistenza di un 'etere'".

"Possiamo ancora continuare a servirci della parola etere, ma soltanto allo scopo di designare le proprietà fisiche dello spazio. Nel processo di sviluppo della scienza la parola etere ha più volte cambiato significato. Attualmente non sta più a denotare un mezzo che sia in qualche modo costituito di particelle materiali. La sua storia non è però in alcun modo terminata e continua nella teoria della relatività".
------

Sottolineo la frase: "Possiamo ancora continuare a servirci della parola etere, ma soltanto allo scopo di designare le proprietà fisiche dello spazio".


Einstein dice qui che lo spazio non è un *contenitore* dell'etere, è l'etere stesso, dotato di continuità: il temine "etere", sembra avvertire E., visto l'uso che se ne è fatto nel corso della storia, soprattutto ad opera dei cartesiani, può essere fuorviante.

Questa affermazione (che lo spazio non è un contenitore **in sè** vuoto, ma un qualcosa che è dotato *in sè* di proprietà fisiche, che E. individua nella sua curvatura) è un decisivo passo in avanti rispetto alla concezione di Newton, quanto meno in Newton essa non è così esplicita.

Ora, quali possono essere le "proprietà" di un etere continuo?

Che cosa se ne può dire se non che ha una densità, che varia con la distanza dalle masse, come io ho sempre sostenuto - con Newton, e ora anche con Einstein (anche qui, come per Newton in modo del tutto indipendente, ho trovato solo qualche mese fa quel brano sopra citato) - che l'"etere" altro non è che lo spazio stesso, precisando che cioè è lo spazio **in sè* ad avere una densità, che varia?

Qualcuno direbbe (ed è quello che dice E.): "la curvatura".
Ma che vuol dire?
La mente umana non può concepire la curvatura in 3d.

Quando E. dice che nel processo di sviluppo della Scienza la parola etere ha più volte cambiato significato dovrebbe precisare il significato che aveva in origine.
Etere deriva dal nome di chi, per quanto si sa, per primo lo ipotizzò, Aristotele: ebbene anche per Aristotele. come ho già detto, l'etere era dotato di continuità.

Successivamente, quando fu ripreso nel '600 o giù di lì, la contaminazione con l'atomismo, che confluì nel meccanicismo (o addirittura lo fondò), lo fece diventare una sostanza costituita di particelle.

Einstein non fa altro, senza rendersene conto, mi pare, che restituire al concetto di etere l'originario significato.

Perchè queste cose non sono scritte da nessuna parte?
Non sono vere?



LucianoBuggio
www.lucianobuggio.altervista.org
Aanselm
2015-03-17 19:20:08 UTC
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***@libero.it ha scritto:

...
Post by a***@libero.it
Non sono vere?
La verità aristotelica è alquanto diversa da quella einsteiniana.
Direi che quest'ultimo si puó intenderlo piú platonico se si
considera il conetto di ricettacolo in cui le informazioni dei
gravitoni delle interazioni virtualmente "occupano" la kora.
Anche i twistor del platonico Penrose tentano di spiegare la
gravità quantistica in spazi che Witten utilizza per le stringhe
che, per ora, sono pre-condizioni per per il nostro
cosmo.
--
A


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http://usenet.sinaapp.com/
a***@libero.it
2015-03-19 08:58:02 UTC
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Post by Aanselm
...
Post by a***@libero.it
Non sono vere?
La verità aristotelica è alquanto diversa da quella einsteiniana.
Direi che quest'ultimo si puó intenderlo piú platonico se si
considera il conetto di ricettacolo in cui le informazioni dei
gravitoni delle interazioni virtualmente "occupano" la kora.
Anche i twistor del platonico Penrose tentano di spiegare la
gravità quantistica in spazi che Witten utilizza per le stringhe
che, per ora, sono pre-condizioni per per il nostro
cosmo.
--
Ho chiesto solo se è vero che l'"Etere" è continuo tanto per Aristotele quanto per Einstein (oltre che per Newton).
Che il pensiero di Einstein sia molto diverso da quello di Aristotele credo che lo sappiano anche i bambini molto piccoli.

Luciano Buggio
www.lucianobuggio.altervista.org
Aanselm
2015-03-19 12:39:03 UTC
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Post by a***@libero.it
Ho chiesto solo se è vero che l'"Etere" è continuo tanto per Aristotele quanto per Einstein (oltre che per Newton).
Ció che è "vero" per Aristotele non lo è per Einstein ma per
ragioni precedenti al concetto di continuità, per
cui...
Post by a***@libero.it
Che il pensiero di Einstein sia molto diverso da quello di Aristotele credo che lo sappiano anche i bambini molto piccoli.
Oh ma davvero?
A che età inizia questo sapere che credi?
--
A
l***@gmail.com
2015-03-20 14:20:48 UTC
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Post by Aanselm
Post by a***@libero.it
Ho chiesto solo se è vero che l'"Etere" è continuo tanto per Aristotele quanto per Einstein (oltre che per Newton).
Ció che è "vero" per Aristotele non lo è per Einstein ma per
ragioni precedenti al concetto di continuità, per
cui...
Confermi quindi che l'etere di Aristotele non era fatto di particelle?

Luciano Buggio
www.lucianobuggio.altervista.org
Aanselm
2015-03-20 17:44:57 UTC
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Post by l***@gmail.com
Confermi quindi che l'etere di Aristotele non era fatto di particelle?
Lo spazio aristotelico è un concetto limite della posizione
naturale dei corpi fisici: ciò verso cui tendono per natura o ciò
in cui stanno per natura. Il fuoco, per intenderci, va verso
l'alto perché per natura tende alla sua forma fondamentale del
movimento sublunare che ha oggettivamente l'alto come sua causa
finale attraverso moti non circolari. Nell'etere, spazio
celeste, sovralunare, solo i moti circolari sono perfetti
differenziandosi nelle famose 55 (47) sfere ma non c'è nessuna
traccia di particelle, anzi, lo Stagirita è critico verso gli
atomisti che ammettono il vuoto tra le particelle. Per
Aristotele il concetto limite di contenitore non è il contenuto
ma la possibilità che si realizzi un topos naturale di un corpo
materiale a lui connaturato pertanto anche il concetto di
continuità spaziale è improprio perché la divisibilità appartiene
ai corpi non al topos, allo spazio contenente. Inoltre non
avrebbe senso per Aristotele dividere un topos senza prima
dividere il corpo che ne sarà il contenuto. Situazione simile si
ha per il tempo: un "istante", sconnesso dal corpo materiale il
cui movimento definisce l'istante stesso, non ha una ragione
sufficiente per essere. Spazio e tempo intesi in questo modo
generano solo infiniti potenziali e ciò determina una netta
impossibilità con l'infinito attuale della continuità. L'astuzia
della celebre diagonale di Cantor non avrebbe convinto lo
Stagirita che vuole sempre partire dai dati sensibili e naturali.
Davanti ad una diagonale,... addirittura infinita, uhmm ...
avrebbe fatto spallucce? ... come tanti intuizionisti e
costruttivisti contemporanei.
Discorso diverso per l'ateniese, suo maestro,
come dicevo poc'anzi...
Perché Aristotele avesse una concezione matematica così ristretta
è un mistero.
Senza l'infinito attuale ... la ricerca matematica è stata
rallentata per secoli.
--
A
Carlo Pierini
2015-03-29 22:49:29 UTC
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Post by a***@libero.it
Ora, quali possono essere le "proprietà" di un etere continuo?
Che cosa se ne può dire se non che ha una densità, che varia con la distanza dalle masse, come io ho sempre sostenuto - con Newton, e ora anche con Einstein (anche qui, come per Newton in modo del tutto indipendente, ho trovato solo qualche mese fa quel brano sopra citato) - che l'"etere" altro non è che lo spazio stesso, precisando che cioè è lo spazio **in sè* ad avere una densità, che varia?
Infatti, secondo il fisico Eddington l'esperimento Michelson-Morley non ha dimostrato l'inesistenza dell'etere, ma solo L'INOSSERVABILITA' della sua velocità rispetto a punti di riferimento reali; proprio nello stesso modo in cui Heisenberg, nel suo famoso "principio di indeterminazione", ha dimostrato l'inosservabilità di certi eventi microscopici caratterizzati da una combinazione esatta di posizione spaziale e di velocità, senza per questo doversi dedurre l'inesistenza dello spazio e del tempo.
Post by a***@libero.it
Qualcuno direbbe (ed è quello che dice E.): "la curvatura".
Ma che vuol dire?
La mente umana non può concepire la curvatura in 3d.
C'è chi sostiene che il concetto di curvatura introduce nella fisica quello di "trascendenza", non potendosi osservare tale curvatura che da una posizione che trascende lo spazio tridimensionale.
E non è casuale che l'ispirazione alchemica esprimesse il Principio divino come centro trascendente della "sfera dell'esistente" (la sfera di Riemann?).

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a***@libero.it
2015-03-31 12:35:42 UTC
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Post by Carlo Pierini
Post by a***@libero.it
Ora, quali possono essere le "proprietà" di un etere continuo?
Che cosa se ne può dire se non che ha una densità, che varia con la distanza dalle masse, come io ho sempre sostenuto - con Newton, e ora anche con Einstein (anche qui, come per Newton in modo del tutto indipendente, ho trovato solo qualche mese fa quel brano sopra citato) - che l'"etere" altro non è che lo spazio stesso, precisando che cioè è lo spazio **in sè* ad avere una densità, che varia?
Infatti, secondo il fisico Eddington l'esperimento Michelson-Morley non ha dimostrato l'inesistenza dell'etere, ma solo L'INOSSERVABILITA' della sua velocità rispetto a punti di riferimento reali; proprio nello stesso modo in cui Heisenberg, nel suo famoso "principio di indeterminazione", ha dimostrato l'inosservabilità di certi eventi microscopici caratterizzati da una combinazione esatta di posizione spaziale e di velocità, senza per questo doversi dedurre l'inesistenza dello spazio e del tempo.
Non ho capito bene quello che tu qui hai scritto, ma, visto l'attacco, mi sembra che confermi quello cui rispondi.

Mi confermi che qualcun altro, oltre il sottoscritto, ha attribuito ***densità***, in senso classico, nel continuo, allo spazio ***in sè***, che non sarebbe quindi un contenitore??
Se si, puoi esser più esplicito e darmi delle indicazioni o referenze?

Luciano Buggio
www.lucianobuggio.altervista.org
Carlo Pierini
2015-03-31 15:57:46 UTC
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Post by Carlo Pierini
CARLO
Infatti, secondo il fisico Eddington l'esperimento Michelson-Morley non ha
dimostrato l'inesistenza dell'etere, ma solo L'INOSSERVABILITA' della sua
velocità rispetto a punti di riferimento reali; proprio nello stesso modo
in cui Heisenberg, nel suo famoso "principio di indeterminazione", ha
dimostrato l'inosservabilità di certi eventi microscopici caratterizzati
da una combinazione esatta di posizione spaziale e di velocità, senza per
questo doversi dedurre l'inesistenza dello spazio e del tempo.
LUCIANO
Non ho capito bene quello che tu qui hai scritto, ma, visto l'attacco, mi sembra che confermi quello cui rispondi.

Mi confermi che qualcun altro, oltre il sottoscritto, ha attribuito ***densità***, in senso classico, nel continuo, allo spazio ***in sè***, che non sarebbe quindi un contenitore??
Se sì, puoi esser più esplicito e darmi delle indicazioni o referenze?

CARLO
Il problema, caro Luciano, è che quando parliamo di "etere" o - che è lo stesso - di "spazio in sé", oppure di "tempo in sé", abbiamo a che fare con concetti "di frontiera", cioè con termini che la fisica non ha ancora definito in modo chiaro e definitivo o che, comunque, esulano dal novero delle grandezze o entità fisiche intese in senso proprio. Come scrive Eddington a commento dell'esperimento di Michelson-Morley (esperimento che la maggior parte dei fisici, ma non Eddington, ha interpretato come una dimostrazione dell'inesistenza dell'etere):

"Poiché l'etere non è materia, non si può presumere a priori che i soliti attributi della materia (*densità*, rigidità, momento, velocità, ecc.) siano anche attributi dell'etere.
(...) Il fondamento della relatività speciale e l'inizio della moderna rivoluzione fisica fu l'aver capito che la velocità dell'etere è inosservabile". [A. S. EDDINGTON: Filosofia della fisica - pgg. 42-43]

Con ciò non voglio dire che la tua intuizione di una "densità dell'etere" sia totalmente infondata, ma che, se essa è fondata, non può trattarsi di una densità intesa in senso fisico classico, ma di una **analogia** della densità fisica, probabilmente di natura metafisica e che ancora non sappiamo esprimere nella sua relazione con il mondo fisico che la sottende.

Un problema simile è presente in psicologia nel concetto di "libido", una "grandezza" che si configura a tutti gli effetti come una *energia* fondamentale della psiche perfettamente analoga all'energia fisica del corpo (joule) ma non coincidente con essa (al vigore fisico-corporale non corrisponde necessariamente un vigore psichico-spirituale, e viceversa; la "depressione" psichica è una analogia della "debolezza" fisica, ma non coincide con essa). Scrive Jung:

"Il concetto di energia psichica è, da un punto di vista scientifico, altrettanto legittimo quanto quello di energia fisica, e l'energia psichica ha le stesse misure quantitative e le stesse diverse forme che l'energia fisica. [...] Benché io sia persuaso che l'energia psichica è in qualche modo connessa intimamente con il processo fisico, ci occorrono ancora ben altre esperienze e conoscenze per poter parlare di tale connessione con una sia pur relativa competenza". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pp.14/15]

"Se la psicologia insiste nell'applicare un suo proprio concetto di energia per esprimere l'attività (energeia) della psiche, non impiega ovviamente una qualche formula fisico-matematica, ma solo una sua analogia. (...).
La misurazione esatta di quantità è sostituita nella psicologia da una definizione approssimata di intensità, definizione per la quale si ricorre contrariamente a quanto accade in fisica alla "funzione di sentimento" (valutazione). Questa funzione rappresenta in psicologia ciò che in fisica è la funzione del "misurare". Le intensità psichiche e le loro differenze graduali indicano [o sono indicate da] processi caratterizzati quantitativamente che però sono INOSSERVABILI e quindi non direttamente misurabili". [La dinamica dell'Inconscio - pg.249/50]
a***@libero.it
2015-04-01 14:13:47 UTC
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Post by Carlo Pierini
Post by Carlo Pierini
CARLO
Infatti, secondo il fisico Eddington l'esperimento Michelson-Morley non ha
dimostrato l'inesistenza dell'etere, ma solo L'INOSSERVABILITA' della sua
velocità rispetto a punti di riferimento reali; proprio nello stesso modo
in cui Heisenberg, nel suo famoso "principio di indeterminazione", ha
dimostrato l'inosservabilità di certi eventi microscopici caratterizzati
da una combinazione esatta di posizione spaziale e di velocità, senza per
questo doversi dedurre l'inesistenza dello spazio e del tempo.
LUCIANO
Non ho capito bene quello che tu qui hai scritto, ma, visto l'attacco, mi sembra che confermi quello cui rispondi.
Mi confermi che qualcun altro, oltre il sottoscritto, ha attribuito ***densità***, in senso classico, nel continuo, allo spazio ***in sè***, che non sarebbe quindi un contenitore??
Se sì, puoi esser più esplicito e darmi delle indicazioni o referenze?
CARLO
"Poiché l'etere non è materia, non si può presumere a priori che i soliti attributi della materia (*densità*, rigidità, momento, velocità, ecc.) siano anche attributi dell'etere.
(...) Il fondamento della relatività speciale e l'inizio della moderna rivoluzione fisica fu l'aver capito che la velocità dell'etere è inosservabile". [A. S. EDDINGTON: Filosofia della fisica - pgg. 42-43]
Con ciò non voglio dire che la tua intuizione di una "densità dell'etere" sia totalmente infondata, ma che, se essa è fondata, non può trattarsi di una densità intesa in senso fisico classico, ma di una **analogia** della densità fisica, probabilmente di natura metafisica e che ancora non sappiamo esprimere nella sua relazione con il mondo fisico che la sottende (cut)
Non hai risposto alla mia domanda, oppure non ho capito la risposta: quella intuizione di cui parli è solo mia?
Inoltre non ti capisco nemmeno per il resto.
Lo spazio non è una cosa *fisica*, non è un *ente fisico*?

Che cosa c'entra la metafisica?
Indubbiamente la sua densità è qualcosa di non definibile secondo il concetto di densità in uso nella matematica e nella fisica correnti, per le quali si può parlare di densità solo nel discreto, e non nel continuo, non potendosi, col continuo, mettere un numero finito a numeratore.
Ciò significa solo che viene introdotto un concetto nuovo: ***la densità nel continuo***, anche se tanto scandalizza gli operatori contemporanei cui l'ho proposta,ed una diversa operatività per la sua misura (cosa cui tra l'altro ho cominciato a lavorare, in tempo reale nel dibattito nei ng, tempo fa, bellamente ignorato).
La questione è al fondo molto semplice:
Per me la densità dello spazio altro non è che il potenziale gravitazionale, cui attribuisco quindi una realtà fisica (non si tratta solo del risultato di un calcolo cui non corriposnde nulla di reale, di "assoluto", cioè l'integrale indefinito della forza di gravità).
L'equazione della densità dello spazio intonro ad un corpo è allora, secondo Newton - |a/r| + C (C-->oo).

Lo capisci questo?

Luciano Buggio
www.lucianobuggio.altervista.org
Carlo Pierini
2015-04-03 22:07:57 UTC
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Post by Carlo Pierini
CARLO
Con ciò non voglio dire che la tua intuizione di una "densità dell'etere" sia totalmente infondata, ma che, se essa è fondata, non può trattarsi di una densità intesa in senso fisico classico, ma di una **analogia** della densità fisica, probabilmente di natura metafisica e che ancora non sappiamo esprimere nella sua relazione con il mondo fisico che la sottende (cut)
LUCIANO
Non hai risposto alla mia domanda, oppure non ho capito la risposta: quella intuizione di cui parli è solo mia?

CARLO
Che io sappia, solo Eddington ammette l'esistenza dell'etere; e se qualcosa esiste deve avere delle proprietà. Naturalmente, noi non conosciamo queste proprietà, ma l'ipotesi di un "mezzo" di propagazione dei campi elettromagnetici, dice Eddington, non è stata invalidata né dall'esperimento di Michelson-Morley né dalla teoria dei fotoni (visto che - dico io - anche in quest'ultima compare la *frequenza* come grandezza fondamentale: E=hf)
Ora, la domanda è: si può attribuire all'etere una proprietà come la *densità*, dal momento che essa è definita come "massa per unità di volume" e che la massa NON è una proprietà dell'etere?

LUCIANO
Indubbiamente la sua densità è qualcosa di non definibile secondo il concetto di densità in uso nella matematica e nella fisica correnti, per le quali si può parlare di densità solo nel discreto, e non nel continuo, non potendosi, col continuo, mettere un numero finito a numeratore.
Ciò significa solo che viene introdotto un concetto nuovo: ***la densità nel continuo***, anche se tanto scandalizza gli operatori contemporanei cui l'ho proposta,ed una diversa operatività per la sua misura (cosa cui tra l'altro ho cominciato a lavorare, in tempo reale nel dibattito nei ng, tempo fa, bellamente ignorato).

CARLO
Quindi, come dicevo io, si tratta di una *analogia* della densità classicamente intesa.

LUCIANO
La questione è al fondo molto semplice:
Per me la densità dello spazio altro non è che il potenziale gravitazionale, cui attribuisco quindi una realtà fisica (non si tratta solo del risultato di un calcolo cui non corrisponde nulla di reale, di "assoluto", cioè l'integrale indefinito della forza di gravità).

CARLO
Ma allora dovresti chiamarla *densità dello spazio-tempo*, visto che il campo gravitazionale è una deformazione non dello spazio, ma dello spazio-tempo.

LUCIANO
L'equazione della densità dello spazio intorno ad un corpo è allora, secondo Newton - |a/r| + C (C-->oo).
Lo capisci questo?

CARLO
Cosa sono "a", "r" e "C"?
Il potenziale di un campo gravitazionale non è forse l'energia posseduta da una massa unitaria posta a grande distanza (virtualmente infinita) dalla massa che lo genera?

LUCIANO
Lo spazio non è una cosa *fisica*, non è un *ente fisico*?

CARLO
Non lo so. Come ho già detto, spazio e tempo sono concetti "di frontiera" sia rispetto alla fisica che all'intelletto. Di essi non conosciamo né la natura né le proprietà e per questo sfuggono a qualunque definizione rigorosa. E la loro relatività ingarbuglia ancor più la loro comprensione.

Una curiosità: a cosa ti serve identificare il potenziale grav.le con la densità dell'etere?
a***@libero.it
2015-04-04 09:58:34 UTC
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Il giorno sabato 4 aprile 2015 00:07:59 UTC+2, Carlo Pierini ha scritto:

(cut)
Post by Carlo Pierini
Una curiosità: a cosa ti serve identificare il potenziale grav.le con la densità dell'etere?
E tu continui ad attribuirmi questo concetto della densità dell'*etere*...
Io parlo di densità dello spazio **in sè**, non di etere.
E preciso che lo spazio è l'unica cosa che c'è: la sua densità varia intorno a punti adimensionali (i *costituenti ultimi*, questi sì indivisibili) dove la densità è nulla e da lì, secondo Newton, aumenta con l'inverso della distanza r (-1/r + C, la cui derivata è la legge della gravità 1/r^2).

Rispondo alla tua "curiosità".

Identificando la densità dello spazio con il potenziale gravitazionale si conferisce *realtà fisica" al potenziale stesso, che secondo la fisica che abbiamo oggi non è un'entità fisica, come lo è la gravità, ma solo il risultato di un calcolo, l'integrale indefinito della forza, che dipende dal valore dato al numero positivo C: vale a dire che secondo questo modo di trattare il potenziale l'energia potenziale non è data, ma cambia a seconda del livello di riferimento, rispetto al quale la forza, la derivata, è invariante, perchè nel calcolo dell'integrale indefinito C sparisce.

Per la mia teoria C invece è dato, e vale infinito.

Luciano Buggio
www.lucianobuggio.altervista.org
a***@libero.it
2015-04-04 18:31:22 UTC
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Post by a***@libero.it
(cut)
Post by Carlo Pierini
Una curiosità: a cosa ti serve identificare il potenziale grav.le con la densità dell'etere?
E tu continui ad attribuirmi questo concetto della densità dell'*etere*...
Io parlo di densità dello spazio **in sè**, non di etere.
E preciso che lo spazio è l'unica cosa che c'è: la sua densità varia intorno a punti adimensionali (i *costituenti ultimi*, questi sì indivisibili) dove la densità è nulla e da lì, secondo Newton, aumenta con l'inverso della distanza r (-1/r + C, la cui derivata è la legge della gravità 1/r^2).
Rispondo alla tua "curiosità".
Identificando la densità dello spazio con il potenziale gravitazionale si conferisce *realtà fisica" al potenziale stesso, che secondo la fisica che abbiamo oggi non è un'entità fisica, come lo è la gravità, ma solo il risultato di un calcolo, l'integrale indefinito della forza, che dipende dal valore dato al numero positivo C: vale a dire che secondo questo modo di trattare il potenziale l'energia potenziale non è data, ma cambia a seconda del livello di riferimento, rispetto al quale la forza, la derivata, è invariante, perchè nel calcolo dell'integrale indefinito C sparisce.
Pardon: C sparisce nel calcolo della derivata.
Carlo Pierini
2015-04-05 20:12:21 UTC
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Post by Carlo Pierini
CARLO
Una curiosità: a cosa ti serve identificare il potenziale grav.le con la densità dell'etere?
LUCIANO
E tu continui ad attribuirmi questo concetto della densità dell'*etere*...
Io parlo di densità dello spazio **in sè**, non di etere.

CARLO
Parlo di densità dell'etere perché, se non ho capito male, il vecchio concetto di etere coincide all'incirca con ciò che oggi chiamiamo spazio-tempo. E' lo spazio-tempo, se mai, ciò che varia di "densità" in prossimità di una massa gravitazionale; e potrebbe essere proprio questa variazione di "densità" ciò che conduce a quei due fenomeni (già confermati sperimentalmente) che sono: 1 - una *incurvatura* dello spazio (luce deviata dalla gravità) e 2 - una *dilatazione* del tempo (rallentamento degli orologi in presenza di campi gravitazionali).
Insomma, ciò che noi osserviamo in presenza di gravità è una incurvatura dello spazio e una dilatazione del tempo, mentre la famosa *contrazione* dei regoli (dello spazio) ha a che fare con le velocità relative, non con la gravità; per questo non mi convince molto l'idea di relazionare la sola grandezza "spazio" con la gravità (densità dello spazio).
Ma le mie sono solo considerazioni concettuali che non ho mai approfondito matematicamente in dettaglio.

LUCIANO
E preciso che lo spazio è l'unica cosa che c'è: la sua densità varia intorno a punti adimensionali (i *costituenti ultimi*, questi sì indivisibili) dove la densità è nulla e da lì, secondo Newton, aumenta con l'inverso della distanza r (-1/r + C, la cui derivata è la legge della gravità 1/r^2).
Rispondo alla tua "curiosità".
Identificando la densità dello spazio con il potenziale gravitazionale si conferisce *realtà fisica" al potenziale stesso, che secondo la fisica che abbiamo oggi non è un'entità fisica, come lo è la gravità, ma solo il risultato di un calcolo, l'integrale indefinito della forza, che dipende dal valore dato al numero positivo C: vale a dire che secondo questo modo di trattare il potenziale l'energia potenziale non è data, ma cambia a seconda del livello di riferimento, rispetto al quale la forza, la derivata, è invariante, perchè nel calcolo della derivata C sparisce.
Per la mia teoria C invece è dato, e vale infinito.

CARLO
E' una questione interessante, ma troppo complessa per poter essere chiarita in un NG. Dove abiti?
l***@gmail.com
2015-04-06 16:04:33 UTC
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Post by Carlo Pierini
Post by Carlo Pierini
CARLO
Una curiosità: a cosa ti serve identificare il potenziale grav.le con la densità dell'etere?
LUCIANO
E tu continui ad attribuirmi questo concetto della densità dell'*etere*...
Io parlo di densità dello spazio **in sè**, non di etere.
CARLO
Parlo di densità dell'etere perché, se non ho capito male, il vecchio concetto di etere coincide all'incirca con ciò che oggi chiamiamo spazio-tempo. E' lo spazio-tempo, se mai, ciò che varia di "densità" in prossimità di una massa gravitazionale; e potrebbe essere proprio questa variazione di "densità" ciò che conduce a quei due fenomeni (già confermati sperimentalmente) che sono: 1 - una *incurvatura* dello spazio (luce deviata dalla gravità)
Questa deviazione è prevista anche da Newton, anche se di entità leggermante diversa da quella prevista da Einstein: tieni presente che i risultati ottenuti da Eddington nel 1919 sono assolutamente vaghi, e sono stati addomesticati, a momenti per sua stessa ammissione, tale e tanta era la sua fede nella Relatività.

- una *dilatazione* del tempo (rallentamento degli orologi in presenza di campi gravitazionali).

Anche su questo non tutti sono d'accordo: i risultati sperimentali possono essere interpretati classicamente, se è vero che sono state riscontrate delle deviazioni (c'è chi sostiene che i dati di Hafele e Keating sono una truffa)
Post by Carlo Pierini
Insomma, ciò che noi osserviamo in presenza di gravità è una incurvatura dello spazio e una dilatazione del tempo, mentre la famosa *contrazione* dei regoli (dello spazio)
La contrazione dei regoli viene dedotta dall'invarianza di c dal moto dell'osservatore e/o della sorgente, ma tale invarianza, che è **postulata** dalla RR, si può immediatamente ed elegantemente **dedurre** da un diversa teoria della luce, quella che io propongo. La luce consiste in "particelle" che si muovono in tutte le possibili traeittorie cicloidali, ordinaria e non, del piano e dello spazio 3d.
Vedi qui:

http://www.lucianobuggio.altervista.org/cicloide/it/?c=3&p=1
Post by Carlo Pierini
LUCIANO
E preciso che lo spazio è l'unica cosa che c'è: la sua densità varia intorno a punti adimensionali (i *costituenti ultimi*, questi sì indivisibili) dove la densità è nulla e da lì, secondo Newton, aumenta con l'inverso della distanza r (-1/r + C, la cui derivata è la legge della gravità 1/r^2).
Rispondo alla tua "curiosità".
Identificando la densità dello spazio con il potenziale gravitazionale si conferisce *realtà fisica" al potenziale stesso, che secondo la fisica che abbiamo oggi non è un'entità fisica, come lo è la gravità, ma solo il risultato di un calcolo, l'integrale indefinito della forza, che dipende dal valore dato al numero positivo C: vale a dire che secondo questo modo di trattare il potenziale l'energia potenziale non è data, ma cambia a seconda del livello di riferimento, rispetto al quale la forza, la derivata, è invariante, perchè nel calcolo della derivata C sparisce.
Per la mia teoria C invece è dato, e vale infinito.
CARLO
E' una questione interessante, ma troppo complessa per poter essere chiarita in un NG. Dove abiti?
Non capisco perchè non se ne possa discutere qui.

Comunque io abito a Venezia, San Polo 2423, a cinque minuti dalla Stazione, ed ho compiuto in febbraio 67 anni.
Mi vieni a trovare?
E se mi puzzasse l'alito:-(?
Per posta non si sentirebbe:-)

Ciao.

Luciano
Carlo Pierini
2015-04-08 01:50:28 UTC
Permalink
Post by Carlo Pierini
CARLO
Parlo di densità dell'etere perché, se non ho capito male, il vecchio concetto di etere coincide all'incirca con ciò che oggi chiamiamo spazio-tempo. E' lo spazio-tempo, se mai, ciò che varia di "densità" in prossimità di una massa gravitazionale; e potrebbe essere proprio questa variazione di "densità" ciò che conduce a quei due fenomeni (già confermati sperimentalmente) che sono: 1 - una *incurvatura* dello spazio (luce deviata dalla gravità)
LUCIANO
Questa deviazione è prevista anche da Newton, anche se di entità leggermante diversa da quella prevista da Einstein:

CARLO
Beh, ma la previsione di Newton si basava sulla convinzione della natura corpuscolare (massa) della luce.

LUCIANO
tieni presente che i risultati ottenuti da Eddington nel 1919 sono assolutamente vaghi, e sono stati addomesticati, a momenti per sua stessa ammissione, tale e tanta era la sua fede nella Relatività.

CARLO
Va bene, ma dopo di allora (credo negli anni '60) sono stati fatti altri esperimenti e la deflessione prevista dalla Relatività è stata confermata.
Post by Carlo Pierini
CARLO
- una *dilatazione* del tempo (rallentamento degli orologi in presenza di campi gravitazionali).
LUCIANO
Anche su questo non tutti sono d'accordo: i risultati sperimentali possono essere interpretati classicamente, se è vero che sono state riscontrate delle deviazioni (c'è chi sostiene che i dati di Hafele e Keating sono una truffa)

CARLO
Sì, pare che la prova degli orologi in volo sia opinabile, ma ci sono altre osservazioni (per esempio, quella dei tempi di decadimento dei mesoni - diversi a diverse altezze -) che confermano la previsione relativistica.
Post by Carlo Pierini
CARLO
Insomma, ciò che noi osserviamo in presenza di gravità è una incurvatura dello spazio e una dilatazione del tempo, mentre la famosa *contrazione* dei regoli (dello spazio)
LUCIANO
La contrazione dei regoli viene dedotta dall'invarianza di c dal moto dell'osservatore e/o della sorgente, ma tale invarianza, che è **postulata** dalla RR, si può immediatamente ed elegantemente **dedurre** da un diversa teoria della luce, quella che io propongo. La luce consiste in "particelle" che si muovono in tutte le possibili traeittorie cicloidali,

CARLO
...Torniamo alle traiettorie cicloidali dei ...frammenti di Antares in fiamme? :-)

LUCIANO
ordinaria e non, del piano e dello spazio 3d.
Vedi qui:

http://www.lucianobuggio.altervista.org/cicloide/it/?c=3&p=1

CARLO
Me lo leggerò con calma, anche se la mia modesta preparazione matematica potrebbe essermi di ostacolo. Comunque ci provo e poi ti farò sapere.
Post by Carlo Pierini
CARLO
E' una questione interessante, ma troppo complessa per poter essere chiarita in un NG. Dove abiti?
LUCIANO
Non capisco perchè non se ne possa discutere qui.
Comunque io abito a Venezia, San Polo 2423, a cinque minuti dalla Stazione, ed ho compiuto in febbraio 67 anni.
Mi vieni a trovare?
E se mi puzzasse l'alito:-(?
Per posta non si sentirebbe:-)

CARLO
Allora siamo quasi coetanei: io ne ho compiuti 65 in gennaio.
Venezia? Io sono di Perugia, ma essendo un ex macchinista F.S. in pensione armato di carta di libera circolazione, il fatto che abiti vicino alla stazione potrebbe essere un punto a favore. :-) Ma, se mai, quest'estate, perché una di queste settimane dovrei andare in Senegal a collaudare degli impianti fotovoltaici per conto di una ONG italiana.
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